40. Shoot out

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Fuori pioveva a dirotto mentre il taxi, sfrecciava destreggiandosi come poteva in mezzo al traffico.
Nei sedili dietro, Set e Noa , guardavano fuori ognuno da una parte opposta, in religioso silenzio, probabilmente immersi nei loro pensieri.
Stavano andando così tanto di corsa verso l'agenzia Siwat, conosciuta in tutta Bangkok e non solo, che avevano messo fretta anche al povero tassista che stava guidando l'auto.

Ecco svelata l'identità della persona a cui il maggiore aveva intenzione di chiedere aiuto: Jos Siwat.
Forse l'unico in tutta quella maledetta città, ad avere talmente tanto potere, da essergli utile in quella particolare, quanto delicata occasione.
Non erano amici, ma aveva avuto molte occasioni per parlare, anche se poco con lui. Aveva capito che era in ottime relazioni con Yang e sapeva che erano soci in affari, ma soprattutto, deteneva il nome di una delle famiglia più potenti della Thailandia.

Poco prima, in quella stanza d'ospedale, tutte quelle rivelazioni, gli avevano fatto completamente perdere il lume della ragione. Si sentiva in colpa a non aver in qualche modo, agito razionalmente. Anzi, si era lasciato andare ed aveva permesso al suo odio ed alla sua rabbia di prendere il sopravvento. Non solo, non aveva permesso a Yang di spiegarsi e spiegare, ma aveva anche rischiato di perdere il legame con Wisa e Puk a causa del suo comportamento.

Poi...il terrore che Puk potesse morire. Non aveva mai provato un dolore simile, come se qualcuno gli stesse strappando il cuore dal petto.
Si era sentito inutile, si era reso conto d'essere nessuno. I fatti  avevano solo sottolineato come alla fine, era solo un umile servo, una guardia del corpo, un ragazzino senza casa, salvato ed adottato con il compito di proteggere la famiglia che l'aveva salvato. Non aveva ricchezze, non aveva potere, non aveva nulla che potesse servirgli. Non era altro che il figlio, il primo genito, di un un lurido assassino mafioso. Strinse i pugni poggiandoli sopra le ginocchia, ci  aveva messo molto tempo ad impedire a Wisa d'andare con loro, ma con l'aiuto di Puk, era riuscito a farla ragionare.
Meno si esponeva anche lei, meglio era per tutti.

La voce tranquilla e prezzante di Noa, interruppe poi quella sua fiumana di pensieri.

<<Non hai intenzione di chiedermi nulla? Non sei curioso riguardo il tuo fratellino ritrovato?>>

C'era dell'ironia nel suo tono, ma anche una certa sincerità. Per il minore, il sentimento di conoscere i suoi due fratelli, era sbocciato lentamente e spontaneamente ogni volta che li vedeva, seguiva e pedinava. Avrebbe tanto voluto un inizio diverso per loro tre, invece ora si trovava in quella situazione, grazie a colui che li aveva generati.
Noa non era immune ai sentimenti ed alle emozioni, solo che tra tutti e tre, era forse quello più abituato a nasconderle, perché da quello, era sempre dipesa la sua vita.
La decisione d'aiutarli e sacrificarsi, dopo una vita a nascondersi e pensare solo per sé, era arrivata come una violenta marea, che l'aveva scosso, in maniera altrettanto spontanea.
Aveva cominciato a bramare le loro attenzioni, soprattutto quelle di Set, che sentiva molto più vicino a lui, come carattere e come passato trascorso. Anelava il suo affetto come un drogato in astinenza, ricerca la sua dose.
Il tutto però, sempre dietro quella maschera di menefreghismo e sarcasmo.

<< L'unica cosa che m'interessa è tenerti d'occhio per impedire che ci pugnali alle spalle.>

Il tono di Set, fu davvero duro da mandare giù. Era davvero distante e freddo, ma il più giovane sorrise poco sorpreso dalla cosa e voltando il capo a guardarlo, replicò,

<< E se invece scoprissi che tengo fede alla parola data?>>

Il suo sguardo lo stava sfidando, un po' come a dire, "dai, mettimi alla prova". Quando le loro iridi s'incrociarono, il maggiore alzò un sopracciglio squadrandolo.

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