Capitolo 42 "Rivelazioni"

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Isabelle POV
Ero sdraiata su una superficie morbida.
Le palpebre erano pesanti e non riuscivo ad aprirle.
Spalancai gli occhi e mi guardai intorno.
Non riconoscevo nulla di ciò che avevo intorno.
Vedevo solo un immenso campo.
Un prato ricolmo di fiori di ogni colore.
Mi alzai da terra e iniziai a cercare di scorgere qualcuno.
Niente.
Non c'era nessuno.
A un certo punto però capii che mi sbagliavo.
" Finalmente sei sveglia"
Mi girai e vidi una figura.
Era un uomo con indosso un completo elegante.
Aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle raccolti in un codino.
Gli occhi color nocciola mi scrutavano attenti, come se si aspettavano che avrei fatto qualche mossa avventata.
Non sapevo chi fosse.
" Tu chi sei?"
" Non è necessario che tu sappia il mio nome, devi solamente seguirmi"
" Non ti conosco, perché dovrei seguirti?"
" Perché altrimenti non tornerai mai dalla tua famiglia e rimarrai qui per sempre"
In quel momento ricordai tutto ciò che era successo.
Era il giorno del mio matrimonio e quell'uomo era arrivato all'improvviso durante la cerimonia.
Aveva percorso la navata e poi...buio.
Poi mi ero semplicemente svegliata qui.
" Dove sono?"
" Neanche questo devi sapere, se vuoi delle risposte e se vuoi tornare dal tuo caro marito devi seguirmi"
Non volevo fidarmi, ma dovevo.
Dovevo rivedere lui.
" D'accordo"
Lui iniziò a camminare e io lo seguii.
Attraversammo il campo e oltrepassammo un frutteto.
A un certo punto il misterioso ragazzo si fermò.
" Siamo arrivati "
Davanti a noi si ergeva una struttura medievale simile a una torre.
Non mi chiesi il motivo di quella bizzarra costruzione in quel luogo così desolato, visto che lì era tutto strano, a partire dal ragazzo dai capelli scuri.
" Sali" mi ordinò lui e io iniziai a salire i gradini della scala a chiocciola che portava in cima.
Arrivai davanti a una porta di legno sostenuta da dei cardini arrugginiti.
Lui arrivò e mi aprì la porta.
Entrai all'interno della torre.
" Ella, è arrivata" disse lui mentre entravamo.
L'intero era nello stesso stile antico dell'esterno.
Le mura erano formate da pietre uguali a quelle dell'esterno, il pavimento era formato da delle assi di legno uguale a quello con cui era stata costruita la porta.
Al centro della stanza vi era un tavolo con delle sedie del medesimo materiale della porta e del pavimento.
In fondo alla stanza vi era una piccola porta uguale a quella d'ingresso.
Da quella porta uscì una ragazza.
Era alta e snella, aveva gli occhi color nocciola che vicino alle pupille assumevano una sfumatura verde brillante, aveva i capelli ricci e castani che le arrivavano fino alla nuca.
Era bellissima.
" Eccoti, ti stavo aspettando" disse sorridendo al ragazzo affianco a me.
" E tu devi essere Isabelle, io sono Ella"disse lei.
" Si sono Isabelle, tu come fai a saperlo?"
" Ti osservo da molto tempo sai, qui è sempre così noioso, ho avuto modo di vedere come si svolgeva la tua vita, come ti relazionavi con le altre persone.
Tutti quelli che ti conoscono ti vogliono bene, o quasi.
La tua vita è molto frenetica e non puoi mai stare tranquilla, un po' come la mia"
" Perché sono qui?" Chiesi io interrompendola.
" TU NON DEVI INTERROMPERMI"disse lei.
Nel mentre prese una delle sedie che si trovavano lì vicino e spezzò una delle quattro gambe.
Si avvicinò lentamente a me e io barcollai all'indietro.
" Non osare interompermi ancora, o te ne pentirai subito"
" D'accordo" dissi io.
Lei si allontanò e gettò sul pavimento il paletto che aveva rimediato.
" Stavo dicendo, la mia vita è molto simile alla tua, sono sempre stata esposta ad ogni genere di pericolo e non ho mai avuto nessuno che mi proteggesse, mai nessuno che mi stesse accanto, perché la mia famiglia non c'era per me.
Loro pensavano semplicemente a loro stessi, pensavano a vivere le loro vite, senza pensare a me.
Mi hanno abbandonato prima ancora che nascessi, lasciandomi in balia di mia madre, che morì quando ero molto piccola.
Ho sempre affrontato tutto da sola, senza chiedere aiuto a nessuno.
Proprio questa è la differenza tra me e te.
Io sono sempre stata sola e tu hai sempre avuto qualcuno che ti aiutava.
Devo ammetterlo, ti invidio per questo, però non è questo il motivo per cui tu sei qui.
Il motivo è molto diverso.
Pensaci bene, non ti ricordo qualcuno?"
Quando la avevo vista per la prima volta avevo notato una certa familiarità nei lineamenti del suo viso, specialmente nel suo sorriso che assomiglia più a un ghigno.
I suoi capelli castani, i suoi occhi color nocciola.
In quel momento capii.
La sua famiglia.
No, non era possibile.
" Tu sei..."
" Dillo, avanti, so che lo sai, la nostra somiglianza e' incredibile"
" Sei la figlia di Kol" dissi di colpo.
" Esattamente"
" Ma non e' possibile, i vampiri non possono avere figli"
" Questo è vero, ma solo in alcuni casi.
Quello che Kol non sa è che a lui è rimasta una parte della sua umanità, lui è per la maggioranza un vampiro, ma ha anche una parte di Strega, non è come te, tu sei unica al mondo"
" Ma lui non può usare i poteri da strega"
" Esatto, i poteri non li può usare perché questa parte che ha di strega è minima, ma gli consente comunque di avere dei figli, mia madre era una strega e lo sono anche io, non ho preso la sua parte di vampiro, ma quella di strega si"
" Io quindi a cosa ti servo?"
" Tu sei la persona più importante per loro, e visto che loro non ci sono stati mai per me, ho deciso di provarli della cosa che amano di più al mondo, che ovviamente non sono io.
Tu per loro sei fondamentale, per questo io per vendicarmi devo ucciderti"

 𝗣𝗜𝗨' 𝗖𝗛𝗘 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗟𝗜𝗖𝗘 𝗔𝗠𝗜𝗖𝗜𝗭𝗜𝗔|| Klaus MikaelsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora