Fermata

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Che delusione. Già, che delusione. Ci penso sempre quando sono da solo e ho tempo per osservare gli altri. Che alla fine li uso per osservare me stesso. Che delusione.
Sono in un pullman, che non è altro che un purgatorio, pieno di gente sola. Sola con i loro pensieri, sempre se ne hanno. A volte capita anche a me di non avere pensieri, penso capiti a tutti. In quei momenti penso sempre "che delusione". Perché è quello che siamo. La specie in cima alla catena alimentare che non fa altro che rompere tale catena. Dovevamo dare "equilibrio nella forza", direbbe qualcuno. Alla fine lo abbiamo distrutto quell'equilibrio.
Siamo diventati la caricatura di quello che dovevamo essere, fingendo battaglie che in realtà non ci interessano, almeno finché non ci toccano in primo piano. Facciamo guerre neanche più per interesse ma per ego. Ci stupiamo di cose superficiali e ci lamentiamo di cose normali, o anormali, non mi interessa. Il fatto è che scrivo scrivo, ma non interessa neanche a me. In fondo, sto scrivendo tutto questo sullo schermo di un Iphone, costruito chissà da chi, chissà in quale condizione. Che delusione.
Alzo lo sguardo e vedo un vecchio stremato che aspetta la sua prossima fermata, forse l'ultima. Osserva quello che sembra essere un Algerino e lo guarda come se non ne avesse mai visto uno. Tipo quando vai allo Zoo e vedi un leone per la prima volta.
C'è una donna incinta in piedi e nessuno si degna di chiederle se vuole sedersi, nemmeno io. Anzi io, ancora peggio, ne sto descrivendo gli attimi invece di viverli.
Guardo l'autista e sembra essere in autopilota. In fondo per lui è l'ennesima giornata in questo purgatorio. Fa sempre le stesse cose, vede volti sempre diversi che poi non ricorda, si ferma e torna a casa, poi inizia di nuovo.
C'è una bambina che piange, perché la mamma le ha detto no. Forse il primo che riceve, da com'è vestita, da come si comporta e da cosa porta in mano. Ha il mio stesso telefono solo rosa, perché ovviamente una bambina apprezza per forza il rosa, vero? Già, che delusione.
Guardo fuori dal finestrino e il mondo scorre come fa sempre. Ne apprezzo l'indifferenza che esprime ogni attimo. Questo lo rende simile a noi. Lì fuori c'è altra gente egoriferite che credono di essere circondati da personaggi secondari, che a loro volta pensano di essere protagonisti e che quindi pensano di avere altri personaggi secondari intorno. Tutti protagonisti in pratica. Nessuno che si mette in secondo piano, nessuno pensa di essere il cattivo, nessuno che si ferma.
Ah e non credere che stia scrivendo tutto questo con chissà quale aria da prediletto o da genio. Probabilmente tutto quello che ho espresso è stato già espresso da altri negli anni. Sono solo stanco e deluso. Faccio parte di un problema, proprio come te, che odio ma a cui mi sono arreso. O forse non posso farne a meno. Che delusione.
È salito un gruppo di ragazzini. Si divertono e scherzano tra di loro, si sentono i padroni del mondo e pensano che nulla possa andare storto. Peccato sarà solo per poco. Tra qualche anno, come chiunque altro in questa generazione, si renderà conto a cosa sta andando incontro e si arrenderà a tale destino. La parola futuro ha perso di significato. Doveva essere quello che ci avrebbe salvato ma invece non l'ha fatto. Che senso ha adesso? Nessuno.
Ma, in fondo, sono solo una persona tra le tante che viaggia in un pullman. Aspettando la sua fermata senza sapere se sarà l'ultima o meno.

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