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Zulema's pov

"Sei folle se pensi che ti lascerò andare così. Mi hai capito?"

Il mio amico tiene saldamente ancorate le sue mani alle mie braccia.
È da dieci minuti che cerca di farmi ragionare.
La mia testa non vuole ragionare.
Non vuole che io stia ferma senza fare niente.

"Io sono folle Mark, non puoi impedirmelo"

"Dovresti essere in ospedale.
Tua sorella e tua nipote stanno lottando tra la vita e la morte e tu non riesci a pensare ad altro che alla vendetta, davvero Zulema? DAVVERO?"

Lui è stato l'unico ad avere le palle di dirmi ciò che pensa.
Lo guardo negli occhi.
Riesco a scorgere i suoi pensieri.
Li sento.
Mi urlano che sono una brutta persona, che mia sorella non mi merita.

Mi ritornano in mente persino le parole di Germán.
Dovrei esserci io in quel letto, non lei.

"Se mi fermo a pensare è la fine Mark"

Alcune lacrime sfuggono al mio controllo.
Le asciugo velocemente, so che le ha viste.
Scorgo il suo sguardo di compassione.
Lo stesso sguardo che hanno tutti da stanotte, quando mi vedono in giro.
Lo stesso sguardo che i medici e gli infermieri hanno riservato nei miei confronti quando mi è stato chiesto di scegliere tra la vita di mia sorella e quella di mia nipote.

Come potrei anche solo lontanamente pensare di fare una cosa del genere?

"Vado in ospedale"
È l'ultima cosa che dico.
Lui mi stringe a se, in un abbraccio impacciato.
Io non riesco proprio a ricambiare.
Mark sembra capire, mi lascia andare riservandomi uno sguardo che sembra voglia dirmi "stai facendo la cosa giusta"

La cosa giusta per chi? Per me?
Per mia sorella? Per mia nipote? Per chi?
Sono impotente davanti a tutto questo e quasta cosa mi fa dannatamente male.

Ecco, mi fermo a pensare ed è la fine.
Non mi accorgo nemmeno di essere arrivata.
Parcheggio la macchina che ho "preso in prestito"
Prendo l'ascensore e percorro il corridoio con una fermezza disarmante.

Mi imbatto in Macarena.

"Non serve che tu stia qui"
Le dico, una volta che si è accorta della mia presenza.

"Potresti mettere da parte la tua acidità?"

"Acidità? Mica bevo limoni, bionda"
Le riservo un mezzo sorriso mentre cerco un dottore con lo sguardo.

"Il chirurgo è ancora dentro, sta facendo il possibile per salvare entrambe.
Germán non ha voluto scegliere.
È andato via chissà dove, subito dopo di te"

Vedo Ayra venire verso di noi con due caffè.

"Sei tornata"
Annuisco distrattamente mentre inizio a stendere il tabacco sulla cartina che avevo già preso precedentemente.

Chiudo la sigaretta leccando lentamente l'estremità.
Becco la bionda fissarmi con insistenza mentre beve il suo caffè.

Ayra prende posto nella sala d'attesa, io le mostro la sigaretta, indicando il terrazzino poco distante da lì.

"Vieni?"
Chiedo a Macarena, risvegliandola dai suoi pensieri.

Mi appoggio alla ringhiera.
Fa un po' freddo qui fuori. Mantengo la sigaretta in bilico tra le labbra mentre sfrego entrambe le mani per provare un po' di calore.
Cerco l'accendino nella tasca anteriore dei jeans.
Accendo la sigaretta ed inspiro la nicotina.
Sembra rilassarmi, ma è solo calma apparente e momentanea.

"Tieni"
La bionda appoggia la sua giacca di pelle sulle mie spalle.
La fisso interdetta da questo suo gesto, ma non dico nulla. Non mi va.
Torno a dedicare la mia attenzione alla vista di Madrid in piena notte.

"Quando sono stata in terapia non mi ha mai lasciata sola"
Sento il suo sguardo addosso.

"Alicia intendo"
La vedo annuire titubante.

"Cinque anni fa abbiamo perso i nostri genitori, incidente stradale, non c'è stato niente da fare"

Faccio qualche secondo di pausa per fare un tiro.

"È stato devastante perderli.
È come perdere la via di casa.
Non hai nessuno a cui chiedere come tornare, non hai una bussola, non hai un navigatore, non hai niente... ti devi arrangiare"

Un altro tiro.

"Sono entrata in un brutto giro.
Mi hanno portata a superare tutti i miei limiti. Ero come una macchina senza freni.
Sono arrivata all'overdose, mi ha trovata Alicia"

Un altro tiro ancora.

"Penso costantemente a come si sia sentita in quel momento.
La paura di perdermi le ha dato la forza necessaria a spingermi ad andare in terapia.
La vergogna che ho provato dopo, quando ho realizzato tutto, mi ha devastata"

Non mi accorgo nemmeno di aver finito la sigaretta.
La nicotina finisce e la magia svanisce.
Qualsiasi parte del mio cervello che ha deciso di raccontarle tutto questo, smette di funzionare.

"Non so nemmeno perché te lo stia dicendo"

Butto il mozzicone a terra, lo calpesto e do la giacca alla bionda.
Mi avvio verso l'interno.

Vedo un infermiere venirmi in contro.
Il mio cuore inizia a battere più veloce del previsto.
Sento la paura invadere ogni fibra del mio essere.

"Signora Zahir... è nata sua nipote"

Mi accorgo solo ora della piccola che si muove piano, tra le sue braccia.
Me la porge, senza aggiungere altro.
Appena il suo minuscolo corpicino entra a contatto con il mio cuore, tante lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance.
Sorrido come non facevo da tempo.

Una domanda prende possesso della mia mente, sposto lentamente il mio sguardo verso di lui.

"E Alicia?"

HERMANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora