Gelosia

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Simone aveva una maglietta bianca molto semplice e una giacca nera leggera, si era riempito di profumo e aveva accuratamente sistemato i ricci, aspettava che Tommaso lo venisse a prendere con la sua nuova macchina, era in ansia perchè aveva paura che qualcosa durante la serata andasse storto, che Tommaso non fosse davvero molto simpatico o temeva di non piacergli, di questo era quasi sicuro, si era rassegnato al fatto che nessuno lo avrebbe mai amato. Si era ritrovato pronto con un'ora di anticipo e stava seduto sul divano aspettando di vedere la macchina entrare nel vialetto di casa. Tommaso aveva una macchina grigio scuro e lucida, sembrava essere molto costosa e in quel momento Simone si vergognò della sua vespa e della macchina malandata di Dante. "Stai andando via?" Disse Dante alzando la voce dalla cucina "Si, papà." "Ti accompagno?" "No, c'è Tommaso che mi aspetta fuori." "Siete in motorino?" "No, siamo in macchina." "E chi sarebbe Tommaso?" "Un amico della squadra di rugby. Dai devo andare, basta con l'interrogatorio." "Stai attento e rispondi al telefono!" Simone uscì in maniera goffa, era imbarazzato dalle mille domande che gli aveva fatto Dante ed era mortificato per aver fatto aspettare Tommaso "Scusami, non volevo farti aspettare tanto, mio padre mi ha fatto il terzo grado."  "Però, Novellino, ti sei fatto bello." Simone arrossì davanti a Tommaso che lo squadrava ammiccando, indossava una camicia nera con le maniche accorciate da alcune svolte e leggermente sbottonata e dei pantaloni di jeans larghi, anche lui faceva molto profumo. A Simone piaceva molto il suo stile, lo trovava molto bello e attraente, gli piaceva guardarlo guidare con una mano sul volante e l'altra sul cambio, mani venose e piene  di anelli. Prestò più attenzione alla sua faccia, aveva le gote bruciacchiate dal sole, labbra carnose e arrossate, ciglia lunghe e folte, aveva un orecchino argentato a forma  di anello nell'orecchio sinistro, era da tanto che pensava di farselo e vederlo addosso a Tommaso gli aveva fatto aumentare la voglia. "Hai fame? Perchè io potrei letteralmente morire di fame." "Non saprei cosa mangiare." "Conosco un bel posto, si chiama Terrazzino, lo conosci?" "No, mai sentito." "Bene! Te ne innamorerai." Simone parlava in modo impacciato, era accaldato ed entusiasta e non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Lo portò davanti a un palazzo di tufo, illuminato da fari e lucine attaccate ai muri e circondato da un grazioso giardinetto con qualche divanetto, alcune altalene, tavolinetti e sedie, la gente lì faceva degli aperitivi. Tommaso sembrava essere stato lì già molte volte, chiuse lo sportello della macchina e andò con  disinvoltura verso l'entrata mentre Simone gli stava dietro e si guardava intorno affascinato. Entrando c'era un bancone con su qualche soprammobile e una cassa, Tommaso salutò la ragazza che stava dietro quel bancone, sembravano essere buoni amici "Alessia, lui è Simone. Simone, lei è Alessia." Disse presentandogliela "Piacere." "Lei è la proprietaria di questo locale, c'è sempre riservato il tavolo di Tommy su in terrazza, vero?" "Certo! Salite pure." Tommaso si incamminò lungo le scale e Simone lo seguì, arrivarono nella fantomatica terrazza, da lì si vedeva tutta quanta Roma, c'era aria fresca e un tavolo per due a lume di candela "Allora, ti piace?" "Wow!" Disse Simone. Si misero a sedere l'uno di fronte all'altro "Cosa vuoi mangiare? Mando un messaggio ad Alessia e ordiniamo." "Sinceramente non ne ho la più pallida idea." "Ci penso io." Dopo una mezz'oretta Alessia portò a loro due piatti, era pasta carbonara e in cima c'era tuorlo d'uovo fritto. "Dimmi cosa ne pensi." "Credo che questa pasta sia la fine del mondo." "Ho buon gusto, allora. "Puoi dirlo forte, Tommaso." "Tommaso? Sei arrabbiato con me, per caso?" "NO, non lo sono, solo ci conosciamo da pochissimo e non mi sembrava educato abbreviare il tuo nome." "Sei sempre così inquadrato?" "Non sei il primo a dirmelo." Ripensò a quando Manuel gli aveva dato del "perfettone" o a quando aveva criticato il suo modo di parlare, rimase fermo per qualche secondo prima di continuare  a mangiare. Sapeva che dentro al suo cuore desiderava che al posto di Tommaso in quel tavolo ci fosse Manuel ma la loro non era di certo una storia da posti altolocati e cene a lume di candela, Simone aveva sempre immaginato lui e Manuel al loro primo appuntamento, a mangiare alle due del mattino dal camion venditore di panini più sporchi e grassi di Roma dopo aver fumato una canna sotto le stelle e aver giocato alla playstation tutto il giorno. Si mise in testa che forse meritava di meglio del panino sporcaccione, che forse ciò che gli serviva erano le attenzioni di Tommaso.

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