Capitolo 46

1K 33 1
                                    

Mattheo

Da quando Julia aveva letto quella maledettissima lettera, erano passati tre maledettissimi giorni.

Tre giorni di silenzio.

Tre giorni di pianti silenziosi di cui si rifiutava di parlare con me, io che ero sempre stato il suo confidente.

Sì, ero.

Tre giorni di occhi gonfi che, però, non riuscirono a scalfire la sua rara bellezza.

Tre giorni di dolore.

Tre giorni di tentativi da parte mia di intavolare una conversazione, tentativi falliti ovviamente.

Tre giorni di cammino per trovare il secondo dei quattro horcrux che avremmo dovuto distruggere.

Tre giorni di incubi che mi assalivano uno dopo l'altro. Dei piccoli flash. Un grido di dolore di una donna. Mio padre arrabbiato. Mio padre con un ghigno dipinto sul volto malefico. Una stanza buia. Un soffitto bianco che spiccava nella penombra. Una luce via via più intensa.

"Mi stai ascoltando?!" Sbottò Julia.

Scossi la testa di scatto.

"No... scusa." Ammisi, oltrepassando un tronco caduto.

Sbuffò sonoramente.

"Dove siamo?" Mi guardò con fare interrogativo.

C'eravamo quasi.

Rimasi in silenzio per qualche minuto, fino a quando davanti ai nostri occhi non apparve un mare scuro e uggioso, perfettamente in sintonia con la foresta che aveva accompagnato il nostro cammino.

"Eccoci." Mi avvicinai alla riva.

Julia restò immobile alle mie spalle, era vigile come non mai.

"Da qui in poi è meglio se proseguo da solo, prendo l'horcrux e torno." Dissi.

Non feci nemmeno in tempo a finire la frase, che venni colpito da uno schiaffo in piena faccia.

"Che diavolo?!" Sbottai.

"Te lo puoi scordare di andare da solo, non mi fido di te, Mattheo Marvolo Riddle." Sputò acida.

Avrei voluto cruciarla in quello stesso momento per avermi mancato di rispetto in tale modo, ma non potevo farlo... il mio amore per lei me lo impediva, mio malgrado.

"Non sai a cosa stai andando incontro, ragazzina." La ammonii.

"Mettimi alla prova, Riddle." Serrò la mascella.

La imitai, senza rendermene conto.

Lanciai un'altra occhiata alla superficie scura e increspata dal vento che avevo davanti.

"Bene, ascoltami attentamente allora: dobbiamo raggiungere quell'isola laggiù – indicai un punto sull'orizzonte – a nuoto, perché è pieno zeppo di mangiamorte. Una volta arrivati, sarà notte e, quindi, saremo nascosti più facilmente, ma non possiamo permetterci di farci scoprire o sarà la fine." Osservai la sua espressione preoccupata: non prometteva niente di buono, ma non avevamo alcuna scelta.

Annuì e iniziò a spogliarsi. Deglutii e cercai di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscivo.

"Smettila di fissarmi." Sputò.

Scossi la testa, mi spogliai a mia volta con gesti meccanici ed estrassi dallo zaino due barattolini contenenti l'alga branchia. Julia mi guardò con fare schifato, ma me ne strappò uno di mano e inghiottì l'alga, prima di tuffarsi nel mare color petrolio.

Feci un respiro profondo e la imitai.

Julia

Freddo.

Love me, Riddle | Mattheo & Tom RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora