18.

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«Simò?»

Durante il cambio d'ora Simone seduto all'ultimo banco insieme a Matteo, non pare sentire Manuel che, appoggiato allo stipite della porta lo richiama.

«Amò?» Manuel a quell'ennesimo richiamo quasi sobbalza al suono della sua stessa voce, poi quando i due ragazzi finalmente prestano attenzione alla sua figura, si ricompone.

«'A Mattè, e m'o' vòi lascià pe' du' minuti?» riprende a parlare, avvicinandosi lentamente a loro.

«Te sei fortunato zì che c'hai er pischello genio d'a' matematica che te fa copiare a tutte 'e verifiche, io sta' fortuna n'a' vita nun ce l'ho avuta perciò me deve spiegà 'n attimo ste cose, poi t'o' lascio è tutto tuo.»

Manuel ride mentre afferra la prima sedia che sì ritrova davanti e la trascina vicino agli altri due, per poi sedersi sopra.

«Guarda che io non gli faccio copiare niente eh, deve imparare a fare 'ste cose da solo.» lo corregge Simone.

«Te pare a te Mattè che me fa' copià? Perfettone com'è?» continua il maggiore, rivolgendo un'occhiata divertita al fidanzato accanto a lui.

«Mò me chiami perfettone, ti voglio quando tra un po' di tempo mi ringrazierai.»

«Ah pure er ringraziamento vòi? Non solo nun me fai copià e me fai prende 5!»

«Studia e vedi che 7 lo prendi.»

Matteo li fissa e «Io nun riesco proprio a capì come fate voi due a sta' così bene assieme, se siete popo diversi.»

«Anima gemella, mai sentito parlare?» replica Manuel mentre Simone con lo sguardo abbassato avvampa leggermente, passando inosservato.

«N'anno fà te saresti riso 'n faccia da solo Manuè.»

«Cambiano tante cose in un anno 'nfatti.» dice, poi si alza dalla sedia, afferra la mano di Simone ancora seduto e riprende a parlare. «Senti m'o' porto n'attimo fori mh? Je devo dì 'na cosa.»

«E gliela dici qua, no?» insiste Matteo.

«'A Mattè, e je devo dì 'na cosa nostra, accanna.»

Con le mani intrecciate escono dall'aula e percorrono tutto il corridoio insieme, per poi arrivare nei bagni dei maschi, assicurarsi che non ci sia nessuno e chiudersi dentro.

Manuel immediatamente si fionda con urgenza sulle labbra di Simone. Quest'ultimo tiene le braccia posate lungo i fianchi ma non appena percepisce le labbra del ragazzo premere sulle proprie, porta le sue mani sulle guance calde di Manuel e ricambia prontamente il bacio schiudendo la bocca e facendo di conseguenza scontrare le loro lingue.

Manuel a sua volta solleva leggermente la maglietta di cotone di Simone, per poi poggiargli una mano sulla pancia mentre con un pollice lo sfiora per poter accarezzare la pelle liscia e morbida. Le punte delle loro lingue arrivano a muoversi con movimenti circolari e ad intrecciarsi tra loro.

Non appena il maggiore con un movimento secco del bacino, sfiora Simone, un mugolio fuoriesce accidentalmente dalle labbra di entrambi.

Il più piccolo dopo quel gesto è il primo a staccarsi per riprendere fiato, con il cuore nel petto che batte a mille. «Cazzo. Ma-Manuel, siamo a scuola.»

Manuel in un primo momento non risponde, si limita a riprendere fiato e guardarlo negli occhi, poi «Lo so. Scusa, ma t'ho visto fare il professore co' Matteo e m'e' venuto duro.» ridacchia, solleticandogli leggermente le labbra con il proprio respiro.

Simone lo guarda passandosi la lingua tra le labbra e «Imbecille!» lo spintona. «Era questo quello che mi dovevi dire di tanto importante?» continua.

«Sì.»

«Ora però mi sa che dobbiamo tornare in classe, tra un po' suona la campanella.»

«Rimaniamo qua, ancora un altro po'.» sussurra il maggiore, afferrandolo per i fianchi e prendendo a lasciargli baci bagnati sul collo.

«Manu..»

«Mh?»

«Se entra qualcuno..» fa per dire.

«Non entra nessuno. E poi siamo chiusi qua, no?»

«Sì siamo chiusi qua, ma se ci vedono uscire insieme dallo stesso bagno..»

«E sti cazzi, se s'azzardano a dì qualcosa je spacco 'a faccia.»

«Che je spacchi la faccia non ho dubbi, poi però se ti sospendono la faccia te la spacchiamo io e papà.»

«'A Simò eddaje, te sembra er momento de parlà de tu padre?» il suo tono è esasperato mentre alza gli occhi al cielo e lascia la presa dai suoi fianchi.

Il più piccolo gli sistema i capelli. «Andiamo, dai!» dice poi, prendendolo per mano e trascinandolo verso la porta principale dei bagni.

«Che palle.» sbuffa.

***

«Tutto apposto, è uscita l'acqua calda.» annuncia Manuel entrando nella stanza di Simone, chiudendo poi la porta dietro di lui.

Il minore, steso sul proprio letto con il libro di Storia aperto tra le proprie mani, alza uno sguardo verso il suo ragazzo che presto si sfila l'accappatoio di dosso per poi prendere dei vestiti puliti dal suo armadio.

«Sei riuscito a lavarti?»

«Mh mh.» annuisce. «Tu hai finito de studià?» chiede poi, facendo cenno al libro aperto sullo stomaco di Simone.

«No Manuel, non so un cazzo te lo giuro.»

«'A smetti de dì 'ste cazzate?» dice prendendo posto sul letto accanto al più piccolo. «'O sai che nun è vero, domani vai all'interrogazione e je dici più cose di quante ce ne stanno scritte dentro a 'sto libro de merda. Mò però basta ripete sennò te confondi solo, 'o facciamo 'nsieme prima de anda' a dormire va bene?»

«Va bene.» risponde Simone.

«M'o' dai 'n bacio?»

Il più piccolo sorride appena, per poi annuire ed avvicinarsi alle labbra del maggiore lasciandogli un bacio.

«Mò sì, mò va bene.»

«Sai a cosa sto pensando da stamattina?» successivamente, prende parola Simone.

«Io al fatto che mi hai trascinato fuori dai bagni mentre ce l'avevo duro.»

«Manuel! Abbassa la voce, Dio mio ma la smetti?»

Manuel si porta una mano sul viso, ridendo di gusto. «Ok scusa scusa, dimmi.»

Simone sbuffa per coprire il sorriso sulle sue labbra.

«Stamattina a scuola... mi hai chiamato "Amò" davanti a tutti.» dice timidamente.

«E perché ce stai pensando da stamattina?»

«Perché non l'hai mai fatto davanti alle persone.» gli fa notare.

«È stato spontaneo, pensa che all'inizio nun me n'ero manco accorto de averlo detto.» ridacchia.

Poi continua, prendendo un respiro profondo. «E perché me so' stancato de nascondermi Simò, l'ho fatto pe' troppo tempo e mò voglio esse libero, ma libero pe' davvero e me so' accorto che solo co' te riesco a sentimme così. Prima de te ero solo 'n pischello che vagava senza 'no scopo e che se metteva nei guai perché tanto che c'avevo da perde, no? Mò invece qualcosa da perde ce l'ho, tu me fai sentì come se ne valesse la pena vive, Simò. Per questo nun devi smette mai de amarmi, mai perché io senza de te n'a' vita mia me sento morì.» sussurra, prendendogli il volto tra le mani e avvicinandolo lentamente al suo.

«Non smetto amore, mai. Te lo giuro, mai.»

Quotidianità - Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora