«Manu, m'ha chiamato Chicca!»
«E che t'ha detto?»
«Dobbiamo stà là alle nove e mezza!»
Manuel borbotta con disappunto qualcosa di incomprensibile alle orecchie di Simone, che in quel momento dalla cucina sale al piano di sopra per raggiungere il più grande.
«Manuel!» lo richiama Simone, che nel momento in cui entra nella stanza lo fissa mentre ancora mezzo nudo se n'è sta sdraiato sul letto, con gli occhi chiusi.
«Ma che sei coglione? M'hai fatto prende' 'n colpo! Che vòi?» alza bruscamente il capo, che precedentemente teneva chino sul cuscino.
«Ma ancora così stai? Dobbiamo stare al pub tra mezz'ora!» lo ammonisce il più piccolo, gesticolando in modo vistoso.
«Ma che mezz'ora? Come minimo faranno 'n'ora de ritardo, lasciame sta' nun fa' sempre er perfettone.» e detto questo reclina nuovamente la testa.
E Simone, davvero, nonostante a quel punto si limita solamente ad osservare l'altro innervosito, vorrebbe mettersi ad urlare dall'esasperazione seduta stante. Manuel d'altro canto percependo il silenzio repentino del suo ragazzo, solleva nuovamente la testa ed incastra gli occhi nei suoi sorridendogli - quasi ironicamente - per poi «Coccole time?»
Simone lo guarda incredulo. «Quando fai così Manuel, ti giuro che -»
Manuel lo interrompe «Ma che fretta c'hai m'o' spieghi? Poi manco ce volevi anna' a 'sto pub co' quelli!»
«Ho capito, ma è il compleanno de Giulio che vole festeggia', che facciamo non ci andiamo? Me sembra brutto visto che ci ha invitati.»
«T'è morto er gatto, ce stai troppo male e non te la senti 'o chiamo io e riferisco, perfetto no?» Quanto è bravo er pischello tuo 'a trova' 'e soluzioni?» continua poi, con un sorriso soddisfatto e le sopracciglia inarcate.
Simone vorrebbe ridere per il modo in cui fiero si elogia da solo e ... «No Man-» fa per dire, ma non appena nota l'altro afferrare il suo cellulare si blocca e velocemente lo raggiunge per strapparglielo dalle mani.
«Lascia sto cellulare!» gli dice ad alta voce.
Le loro mani si sfiorano, Manuel è seduto sul letto con il busto inclinato alla sua sinistra in direzione di Simone, mentre quest'ultimo inginocchiato per terra cerca in tutti i modi di afferrare l'apparecchio in questione prima che possa in alcun modo recare danni, che poi quel danno - che tanto Simone temeva - inevitabilmente si concretizza.
Entrambi, di punto in bianco, percepirono nello stesso momento la voce di Giulio provenire dall'altoparlante ed immediatamente smisero di ridere per poi sbiancare e spalancare gli occhi.
«Pronto, Manuel?»
«Ma che cazzo hai fatto deficente, l'hai chiamato!» sussurra Manuel, cautamente.
«Io?! Sei stato tu ad averlo chiamato!» bisbiglia il più piccolo, alzando le sopracciglia.
«Manuel?» il tono di Giulio è interrogativo.
«Oi Giulio ciao, sono Simone.» risponde il più piccolo istintivamente, guardando dritto negli occhi del ragazzo di fronte a lui che si sta davvero impegnando per non scoppiare a ridere.
«Credo che Manuel ti abbia chiamato per sbaglio e che non se ne sia reso neanche conto, ora è al piano di sotto stiamo per entrare in macchina.» continua, provando ad essere - almeno un minimo - credibile.
«Ah, ok capisco. Ehm ... va bene allora ci vediamo tra poco?»
«Certo certo, a tra poco.»
Non appena Simone attacca, Manuel scoppia in una fragorosa risata.
«Che cazzo te ridi? Io ti lascio davvero dopo questa.» il tono di Simone arriva serio, quasi minaccioso alle orecchie di Manuel che, però, conoscendo il più piccolo comprende quanto in realtà sia profondamente divertito.
«Ma che colpa c'ho io se te sei 'n cretino e mi aggredisci!»
«Quindi mò il cretino sono io che voglio evitare le figure di merda che ci fai fare te ogni volta.» dice, sarcastico.
«Simò guarda che stai a pattina' sur filo der vaffanculo, eh.»
«E tu stai a pattina' sur filo della porta de casa se non te sbrighi, siamo in ritardo alzati e vestiti.» gli dice, appoggiandosi le mani sulle cosce per poi darsi lo slancio e alzarsi dalla posizione in cui si trovava precedentemente.
«Almeno me posso mette' 'a maglietta tua?» domanda Manuel, mostrandogli adulatorio il labbruccio e facendogli gli occhietti - che Simone ha antecedentemente denominato come "da Bambi" - dolci.
Simone sorride rivelando le due fossette proprio sopra gli angoli della bocca. «Sì, basta che non me la sporchi de mayonese come fai de solito.»
«Oppure posso sporcartela apposta così che poi te incazzi e risolviamo col er sesso riparatore.» afferma Manuel sollevandosi dal letto per poi avvicinarsi all'armadio di Simone - suo e di Simone per la precisione - .
«Oppure stanotte quando torniamo te lascio a marcire fuori.»
«Oppure io farò finta di non aver sentito ciò che ho sentito.» una voce passeggera che deriva dall'esterno, risuona tra le pareti di quella stanza.
Le guance di Simone, non appena riesce a rendersi conto da chi viene pronunciata la frase, si colorano estemporaneamente di un rosso acceso.
«Ma 'npo de privacy in 'sta casa mai, professò?» grida Manuel, mentre con nonchalance continua ostinato a cercare quella "maledetta maglietta", pensa Simone.
«È casa mia Manuel, te lo ricordi?» chiede beffardo Dante, alzando anche lui la voce per riuscire a farsi sentire dal ragazzo.
«Mamma se è possessivo tu padre!» mormora Manuel disinvolto ad un Simone che ancora imbarazzato, lo fissa ammutolito. «Eccola, l'ho trovata.» continua poi, afferrando una gruccia tra le mani.
«Mò sei te quello che non se move?» chiede ancora il più grande, inarcando un sopracciglio.«Oddio...» sospira il più piccolo, portandosi le mani a coprirsi il volto. «Giuro Manuel, che se oggi mi rivolgi ancora una volta la parola ti distruggo.» lo minaccia poi, con uno sguardo abbastanza intimidatorio.
«I baci valgono?» «Te li posso da' quelli?» continua.
«No, nemmeno i baci, no.» nega con la testa Simone.
«E come ci stai te senza i baci mia?» gli chiede l'altro, sorridendogli compiaciuto mentre lentamente si accosta a lui.
«Ci riesco a stare, il problema sei solamente te. Ma ce potevi pensare prima.»
«Buciardo.» Manuel lo interrompe bruscamente, baciandogli le labbra.
«Deficente!» lo appella, spintonandolo con una mano sul suo petto.
Manuel lo guarda e ride, ride, continua a ridere, rendendosi conto di quanto sia realmente felice e fortunato ad averlo al suo fianco, così nuovamente gli si avvicina, afferra le mani di Simone portandosele in viso e beandosi del tepore delle sue mani sulle proprie guance. Mentre Simone, ormai arreso all'effetto di Manuel su di lui, si aggrappa ai suoi fianchi, rispondendo ad ogni bacio, assaporando le sue labbra, catturandole piano tra le proprie.
«E menomale che ce riuscivi a sta' senza, Simò.» sussurra, con il respiro affannoso ed il battito accelerato.
«Stai zitto, t'ho detto che non devi parla'.»
STAI LEGGENDO
Quotidianità - Simuel.
Fanfiction«Te conviene sta' fermo che non voglio passare 'na giornata al pronto soccorso.» «Se non ti stai zitto te la faccio passare io una giornata al pronto soccorso.» e Manuel ride, continua a ridere. «E non ridere Manuel.» continua Simone. Semplicemente...