14 - E' solo un cliente

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«Porca puttana!». Perrie è sulla soglia della mia camera, bocca e occhi spalancati. «Che è successo?». Infilo la maglia nera nei pantaloni chino e mi meraviglio di quanto sia facile trovare le Vans e la mia maglietta dei Rolling Stones. Sono davvero organizzatissimo stamane.«Come sta tua nonna?» domando, mettendo le scarpe. «Bene, solo un po' rimbambita come al solito. Che hai combinato mentre non c'ero?». Si mette a sprimacciare un cuscino sul mio letto. Indico la stanza con uno sguardo e un gesto circolare come a dire "secondo-te-cosa", ma ometto il fatto che Liam ha chiamato e io ho accettato di incontrarlo. Oh, non le dirò neppure della telefonata di Harry che mi ha messo di cattivo umore per tutta la giornata di ieri. Che stupidaggine!«A che ora sei tornata?». Ho rinunciato ad aspettarla e mi sono scolato anche la sua metà del vino dopo averla chiamata per scoprire che era bloccata in autostrada. «Le dieci. La strada era intasata da tutti i pendolari che rientravano in città. La prossima volta vado in treno. Posso prenderti in prestito dopo il lavoro?»«Certo, per cosa?»«Mi serve aiuto con la consegna di una torta».«Nessun problema. Passa a prendermi dopo le sei». Recupero la ventiquattrore nera dallo scomparto apposito appena rimesso in ordine e inizio a trasferirci le mie cose da quella della settimana scorsa.«Ok. Notizie dal dio?».
Alzo di scatto la testa e mi ritrovo davanti la faccia di Perrie con un sorriso a trentadue denti. Sta ripiegando il copriletto. La fisso truce, per poi voltarmi verso lo specchio per sistemare i capelli. «Se intendi il Lord. Ha chiamato». Rivelo in tono indifferente, intercettandone l'occhiata nello specchio. Sta ancora sogghignando.«Che c'è?»«Abbiamo stabilito un'età?». Sbuffo: «No, continuo a chiedere e lui continua a mentire. È ovvio che è un tasto dolente».«Be', il tipo si è accaparrato un figone di ventisei anni. Probabilmente non crederà alla sua fortuna. Comunque avrà trentacinque anni al massimo».«Non si è accaparrato un bel niente. È solo sesso» la correggo in tono poco convincente. Prendo la borsa, lascio Perrie a trafficare con le lenzuola e vado in cucina a versarmi del succo d'arancia e a staccare il cellulare dal caricatore. Perrie entra a passo di danza in cucina. Accende il bollitore. «Niente di meglio che una bella trombata con un Adone per superare una vecchia relazione. È la tua scopata di consolazione». Rido. Sì, è esattamente così. Non che mi servissero distrazioni per dimenticare Liam. Quella parte era facilissima.«Giusto. Ci vediamo dopo il lavoro». Si sporge dalla balaustra mentre corro giù per le scale. «Alle sei in punto!».

Di nuovo un normale lunedì mattina, ma la cosa del tutto anomala è che ci sono tutti. Di solito almeno uno di noi è fuori per sopralluoghi o appuntamenti. Io sono in cucina con Patrick, ad aggiornarlo sulla nuova casa di Mrs Kent. «Le hai mai proposto di cambiare tema? Forse con un altro genere di arredamento si sentirebbe più a suo agio. E magari Mr Kent risparmierebbe una fortuna» ride. «Non che mi lamenti, ovvio. Per quel che mi riguarda, può traslocare ogni anno per il resto della vita se continua a chiamare te per ravvivare il posto». Mi acciglio: «Ravvivare? Faccio molto di più, Patrick. Non so. Insiste nel voler modernizzare tutto, ma non sono sicuro che sia davvero il suo genere. Credo che si annoi. O quello, o adora circondarsi di operai».Inarco le sopracciglia ridendo. «Però, è un'idea». Patrick si unisce alla risata. «Il vecchio caprone ha settant'anni e più. Forse dovrebbe trovarsi un toyboy. Mr Kent ha un sacco di ragazzine in giro per il mondo. L'ho saputo da una fonte attendibilissima». Mi fa l'occhiolino e io gli sorrido con affetto. So che si riferisce alla moglie, Irene. Sa qualsiasi cosa succeda in città. È un'impicciona dichiarata, orecchiuta e pettegola. Non so come faccia Patrick a starle dietro. Dev'essere estenuante trovarsi sottoposto ogni giorno al lavorio della sua cavità orale. Patrick è amichevole e gioviale; gli voglio davvero bene. Irene è terrificante; mi fa venire la pelle d'oca.«Come sta Irene?»  chiedo per cortesia. In realtà non me ne importa un fico secco. Alza le mani in un gesto di disperazione: «Mi fa diventare matto. Ha la capacità di concentrazione di un bimbo di due anni. Ha mollato il bridge e adesso mi ha informato di essersi iscritta a qualche stupida Kumba dance. Non riesco a tenere il passo».«Vuoi dire Zumba?»«Quella». Mi punta contro il biscotto al cioccolato che sta mangiando: «A quanto pare fa furore». Ridacchio al pensiero di Irene in body leopardato che agita il posteriore generoso per tutta la stanza. «Oh, Grimshaw vuole vederti mercoledì. Sono determinati ad averti, fiorellino». «Davvero?».Ride. «Ragazzo mio, sei troppo modesto. Ho controllato la tua agenda e ho segnato a matita l'appuntamento per le dodici e trenta. È al Royal Parks. Ti va bene?»«Certo che sì». Non mi serve verificare, visto che Patrick si è preso la libertà di farlo per me. Con una spinta del sedere mi scollo dal ripiano della cucina e torno verso la mia scrivania.«Vado a finire dei disegni e a contattare gli appaltatori». Il suo telefono squilla. «Che cosa vuole adesso?» lo sento mugugnare. Mentre mi sto preparando per fare una corsa in rosticceria a prendere qualcosa da mangiare, arriva Tom saltellando.«Consegna per Louu!» esclama con voce stridula, poggiandomi una scatola sulla scrivania. Che cos'è? Non aspetto nessun catalogo. «Grazie, Tom. Passato un bel venerdì sera?».Trattiene il fiato con un sorrisetto. «Sono uscito con lo scienziato. Santo cielo, quell'uomo è la fine del mondo!». "Mai quanto il mio!". Scuoto la testa, sconvolta dai miei stessi pensieri. Da dove mi è uscito?«Quindi è un sì?» chiedo conferma.«Sì. Di' un po', chi era quel tipo?» chiede piazzando le mani sul tavolo protendendosi verso di me.«Quale tipo?» esclamo con troppa fretta. Spingo indietro la sedia per allontanarmi un po' dalla presenza inquisitoria del mio collega impiccione. «La tua reazione dice tutto».
Fissa intensamente la mia faccia che prende fuoco. «È solo un cliente».
Lo sguardo assorto di Tom si sposta sulle mie dita, che al momento stanno giocherellando con una ciocca di capelli. Mi affretto a mollarla e a prendere una penna. Devo lavorare su questa storia del mentire. Faccio davvero schifo. Tom si raddrizza e se ne va. Che mi succede? Andiamo! Ho scopato con un bellissimo uomo sui trenta e qualcosa (o quaranta e qualcosa?) È la mia scopata di consolazione. Apro d'impulso la scatola e ci trovo dentro una calla, sistemata sopra un libro avvolto nella carta velina.
Giuseppe Cavalli. Fotografie 1936-1961.
Oh? Apro la copertina. Ne scivola fuori un biglietto.
Louis,sei come un libro che non riesco a smettere di leggere. Devo saperne di più.

This Man - La confessione - Primo libroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora