Il Segno della Profezia

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(oltre le montagne, Reame di Ferenzia)
I tre uomini bussarono alla porta con decisione. Il temporale estivo era stato improvviso e violento, soprattutto però non accennava a voler smettere di rovesciare pioggia e fulmini sul mondo.
Nonostante i loro pesanti cappucci di pelle e i mantelli, i tre uomini erano zuppi in più punti a causa non solo del temporale ma anche dell'umidità estiva.

Dalla porta della villa si aprì l'usuale fessura ad altezza del viso e due occhi apparvero dall'interno: sicuramente appartenenti a qualcuno dal viso grassoccio, quasi porcino, probabilmente il maggiordomo della dimora.
"Cosa volete? Sapete che ore sono?"
L'uomo in mezzo ai tre rispose con tono secco: "Siamo Cavalieri d'Argento, abbiamo una compagnia accampata qui vicino e dobbiamo subito parlare con il barone".
"Il barone sta dormendo. Tornate domattina" fece il maggiordomo iniziando a chiudere la fessura.
"E' una questione della massima importanza: sono certo che il barone non si rifiuterà di parlare con dei cavalieri"
"Secondo le leggi del reame di Ferenzia anche un popolano può diventare cavaliere. Mi scuserete, monsieur, se non sveglio il mio signore per la richiesta di chiunque".

Gli occhi dell'uomo sotto la pioggia brillarono di una luce ambrata quasi crudele. Si tolse il guanto della mano destra con un gesto veloce, secco, brutale: all'anulare portava una fede nuziale, semplice e sobria, ma anche un grosso anello di dimensioni nettamente superiori. Alle sue spalle, l'ennesimo fulmine squarciò la notte ed evidenziò i contorni delle tre figure in maniera minacciosa, come i cattivi in una fiaba della nonna.

Il primo pensiero del maggiordomo fu che l'anello d'oro bianco valesse quanto un anno del suo pur dignitoso salario. Il secondo pensiero fu che quell'oggetto recava un'insegna araldica nobiliare: un leone che impugnava uno stendardo con in cima il gufo di Feyth.
"Io sono Tristan Selvanera, pairie de Ferenzia, conte di Arelas e gran maestro dei Cavalieri d'Argento. Secondo le leggi del reame, il mio titolo è superiore a quello del vostro signore: quindi voi, adesso, lo butterete giù dal letto e gli direte che un conte deve parlare con lui. Lo farete subito oppure vi farò frustare dai miei uomini".

La porta si aprì di scatto, il maggiordomo fece un goffo inchino imbarazzato e letteralmente corse via verso i piani superiori.
Tristan e i suoi due compagni entrarono dentro, lasciando senza troppi rimpianti che i loro mantelli riversassero fiumi d'acqua sul pavimento.

"Davvero ce lo avresti fatto frustare?" chiese Cuorforte appena furono soli.
"Certo che no" rispose l'altro, abbassandosi il cappuccio e passandosi la mano sull'umido cranio accuratamente rasato.
"Dai! E' tantissimo tempo che non frustiamo nessuno!" fece Bright con aria di finta disperazione.
"Chiedi a Mordred Pendragon se ha ancora posto tra i suoi di cavalieri, no? Magari cerca un ufficiale" rispose Tristan distrattamente, osservando i ninnoli sparsi per l'ingresso debolmente illuminato dalle candele.
"Magari" sospirò Bright "Le rahssite di solito sono molto porche a letto"
Il ceffone di Cuorforte gli arrivò forte sulla nuca, con uno schioccò che risuonò per le stanze della dimora ancora immerse nell'oscurità: "Tu sei il peggio, sappilo".


(in cima alle Montagne)
Superato l'ultimo costone roccioso, era impossibile non notare l'altare della Stella Piumata: un oggetto di marmo che spiccava in quello scenario tutto uguale come una macchia bianca avrebbe spiccato su un vestito nero.
Ma ancora più impressionante era quello che stava sopra l'altare.
Uno spirito, su questo non c'erano dubbi, anche se era molto diverso da quello che i ragazzi avevano visto al circolo rituale.
Fluttava sopra la superficie dell'altare, rimanendo fisso nell'aria e limitandosi ad alzarsi e abbassarsi lentamente e ritmicamente. Il suo corpo era composto di luce azzurra o, forse, di una fiamma dello stesso colore ... non lo si sarebbe potuto dire. I lineamenti del suo viso, confusi in quel gioco di luci e ombre, erano affilati come quegli degli elfi: persino le orecchie a punta erano forse un retaggio di ciò che era stato in vita.

Di luce riempiròDove le storie prendono vita. Scoprilo ora