Giulia tiene gli occhi fissi sulla strada. Guardo l'orologio le due meno dieci. Bene sono in perfetto orario. "Domani che fai?" Chiede lei rompendo il silenzio, sospiro "vado il biblioteca a studiare, sai la prossima settimana ci sono gli esami e anche tu dovresti prepararti almeno dei fogliettini" sorrise svoltando a destra "lo sai che odio studiare e poi ti ricordo affianco a me c'è la ragazza più intelligente della scuola. Posso copiare da lei senza che se ne accorga. È proprio na testa de cazzo quella" risi "sempre delicata amo. Metti che manca" mi guarda con gli cechi sbarrati facendomi venire i brividi "non lo dire neanche per scherzo!" Sbotto a ridere.
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Giro la chiave ed apro la porta. "Sei in anticipo." Sospiro e chiudo la porta andando di corsa in camera mia per non incontrare il suo sguardo. Mi butto sul letto e mi metto ad ascoltare Lucci e pornoroko. Mi addormento.
Sento un dolore allucinante sulla guancia che mi trapassa il corpo. Sento qualcosa di freddo sulla mia guancia. Apro gli occhi vedo lei urlarmi qualcosa di incomprensibile. Non la capisco. Ha un coltello in mano sanguinante. Mi da uno schiaffo. Mi sveglio completamente. "TROIA! HAI USATO LA MIA CREMA PER CAPELLI! NON MERITI DI STARE IN QUESTA CASA! IO MI SONO PRESA CURA DI TE INSIEME A TUA ZIA. E TU MI RIPAGHI COSÌ!? " cerco di dire qualcosa ma quello che esce fuori dalla mia bocca è solamente un "M-ma" i suoi occhi marroni diventarono rossi dalla rabbia "MA UN CAZZO!" Lancia il coltello a terra e se ne va sbattendo la porta. Chiudo gli occhi mi siedo prendo il cuscino e ci immergo la faccia. Vedo sfocato per le lacrime. Il cuscino diventa rosso.
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Lunedi
Apro l'armadietto e prendo il libro di geografia. "Che cazzo hai fatto alla guancia?" Mi giro e vedo Giulia guardarmi sconvolta. "Nulla stavo giocando col gatto" lei scuote la testa "è stata lei non è vero?" Annuisco, Giulia mi abbraccia io ricambio l'abbraccio. "Quella stronza... Prima o poi farò qualcosa. Sappilo" sussurra Giulia "cambiando argomento! Vieni con me" mi prende per un braccio e mi porta in cortile, attraversiamo il cortile e andiamo dietro la scuola ci avviciniamo ad una piccola "'casetta"' di tre metri. Giulia prende una chiave dal reggiseno e apre la porta. Dentro c'è un divano, un frigobar, un letto, un tappeto e un finestrella. Giulia chiude la porta e si siede sul divano. Io mi siedo sul letto. "Ma che cazzo è sto posto?" Giulia sorride guardando l'orologio, si sente bussare. Sobbalzo. Giuly si alza e apre, i tipi dell'altra sera. Si siedono, gli saluto. Che ci fanno qui? Sento la Campanella suonare. Diamine, vabbe tanto non mi andava di fare geografia. Ora che ci penso non mi hanno ancora spiegato che è successo venerdì. Che imbarazzo... Matteo mi guarda chiedendomi della cicatrice, io non dico nulla ignorandolo . Questa volta ha una maglietta nera con dei jeans. Cristo quanto è bono! "Perché siamo qui?" Rompo il silenzio. "Per saltare la verifica di matematica e quella di economia" dice Giulia accendendosi una sigaretta. "Comunque questo è il nostro rifugio. Possiamo venire quando ci pare e fare quel che ci pare, qui ci veniva il bidello ma ora è morto e ho avuto le chiavi avrete due copie della chiave a testa" ci passa delle chiavi che mi metto in tasca, mi accendo una sigaretta perplessa. "Figo" sussurro. Sentiamo bussare e Matteo apre la porta. Francesco con una ragazza. Una ragazza dark, quella figa coi dread e tatuaggi. Bleah.
Entrano. Francesco bello come l'ultima volta che l'ho visto. Stupendo. La ragazza esclama con voce rauca "Ao io so Silvia. Piacere de conosceve" guarda Matteo. No. Non va bene.
Ti disintegro. Stringo i denti e cerco di non ucciderla. Due ore passarono velocemente fra sigarette canne e vino. Poi si fecero le due e l'ultima Campanella suonò. Tutti usciamo e ci dividiamo per varie strade. Matteo no. A quanto pare abitava vicino al mio quartiere. "Ti accompagno a casa anche io abito a testaccio" dice. Saliamo in macchina. Una BMW stupenda. "Comunque mi dispiace davvero per l'altra sera. Scusa. Prometto che non accadrà" dice lui fissando la strada. Merda. Non ricordo nulla.. "Oh fa niente tranquillo" sorride lui "abiti in piazza?" Annuisco. "Un giorno saprò di quel taglio sulla guancia" dice, sbuffo "no mai" lui mi guarda male. Ecco finalmente arrivati "fermati" dico io. Lui ferma la macchina di scatto. Scendo dalla macchina e gli sorrido. "Alla prossima" dice lui mettendo in moto la macchina e partendo.
Che carino.. Non mi sfuggirà. Aspetta ma sono senza zaino! Ok fantastico mi devo preparare al mio inaspettato rientro a casa.
Entro. Silenzio. Vado di corsa in camera non mi ha visto. Grazie a Dio.