«Io? Parte dell'oscurità?»
Il ragazzo dai capelli arancioni non riusciva a credere a quello che stava sentendo, e l'unica cosa che riuscì a fare fu lasciarsi cadere nuovamente sul terreno, dal quale non accennava a spostare lo sguardo.
Il corvino lo scrutava, non sapendo come comportarsi al riguardo. Anche se fuori non lasciava trasparire nulla, dentro un turbinio di emozioni si faceva avvertire, causandogli sensazioni a lui ignote.
«Non è possibile, io... i-io non mi sento parte dell'oscurità...» continuò il più piccolo, quasi sussurrando.
«Posso assicurarti che è così, invece.» rispose l'altro. «Almeno ora sono sicuro che non causerai problemi, se mai ti fosse venuto in mente di crearne.»
Non ricevette nessuna risposta.
«Se non mi credi, toccati dietro la schiena.»
L'arancione, confuso, fece ciò che gli era stato detto. Si imbatté in due piccole ali, morbide e calde. Sollevò lo sguardo verso l'altro, inorridito.
«C-COSA MI HAI FATTO?!»
Si alzò di scatto, continuando a tastarsi con fare tremante.
«Quelle? Vediamo... credo siano dovute all'oscurità dentro di te. Le ho anch'io, vedi?» Il corvino sbatté le sue lunghe e maestose ali. «Non sono male. Ti ci abitui, poi.»
«M-Ma io non le voglio. Fammi ritornare come prima!» adesso il tono dell'arancione era notevolmente arrabbiato.
«Mi spiace, ma non credo di averne alcuna intenzione. E anche se volessi, non saprei come fare. Arrenditi, non puoi tornare indietro.»
Era convinto di aver detto qualcosa di giusto, ma la reazione dell'altro non la faceva intendere così.
«Non voglio...»
E subito l'arancione scoppiò a piangere, stringendosi le mani al petto dalla disperazione.
Il corvino rimase in silenzio, udendo soltanto i singhiozzi del giovane.
Molto spesso aveva sognato i mortali piangere, ma mai aveva provato qualcosa, nel vederli così. Era rimasto semplicemente a guardarli, avvolto dalla sua dura e persistente apatia.
Ma quel pianto, in qualche modo, smosse qualcosa dentro di lui. Si sentiva in colpa, come se avesse commesso qualcosa di orribile, di davvero brutto.
«Come ti chiami?»
Il giovane smise di piangere, sollevando piano lo sguardo, scosso ancora da qualche singhiozzo. «C-Cosa?»
«Gli umani si danno dei nomi per riconoscersi tra loro, parole con un significato preciso.» il corvino parlava con voce calma, e ora si era abbassato alla stessa altezza dell'altro. «Tu hai un nome?»
Il ragazzo annuì, asciugandosi le lacrime che scorrevano lente sulle sue guance.
«Hinata.» rispose. «Mi chiamo Hinata.»
«Bene, Hinata.» il corvino allungò una mano verso l'altro, come per presentarsi.
«Io sono Kageyama.»
STAI LEGGENDO
Opposti |Kagehina|
Fanfic*tratto da un capitolo* «Come ti chiami?» Il giovane smise di piangere, sollevando piano lo sguardo, scosso ancora da qualche singhiozzo. «C-Cosa?» «Gli umani si danno dei nomi per riconoscersi tra loro, parole con un significato preciso.» il corvin...