SULLE ORME DI TOMIRIDE

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AVVISO: questo testo è stato scritto come elaborato finale di un corso di lettura ad alta voce; la storia quindi nasce con l'idea che vada letto ed interpretato in quanto soprattutto monologo. Non solo, i personaggi non sono particolarmente caratterizzati in quanto elaborato doveva essere lungo solo una pagina. Magari più avanti sarà spunto per una storia più lunga. Grazie per la comprensione!

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< Maestà...?> una voce raggiunse il silenzio nel quale era avvolta, persa in pensieri pesanti come le colonne che reggevano il suo palazzo di marmo e oro. Inizialmente provò fastidio per quell'interruzione, ma quando si accorse chi era l'uomo che l'aveva chiamata, si contenne a stento.

< Che notizie recate, Gran Consigliere? > domandò asciutta.

< Il nemico... è stato sconfitto. Abbiamo catturato il loro re!>

La sovrana, scossa da quell'inaspettato risvolto degli eventi, strinse con decisione i braccioli del suo trono gemmato per reprimere la gioia feroce che le divampò dentro: < Conducetelo al mio cospetto> ordinò < per dargli una degna accoglienza.>

Il consigliere eseguì, ben presagendo cosa intendessero le parole apparentemente fredde della sua signora. Le fatiche di quella guerra durata tre anni, le perdite, le angosce per le sorti del regno e infine il vile inganno dell'avversario. Quello no, non poteva essere perdonato, neanche a un santo... specialmente dalla regina.

Alcune guardie e una schiera di cortigiani entrarono nell'echeggiante sala bianca, e poco dopo fu trascinato in catene quello che a prima vista non pareva un regale, bensì un semplice soldato lordo di sangue sull'armatura, il volto imbrattato di fango; non fosse stato per lo stemma inciso sul torace nessuno lo avrebbe riconosciuto. Nessuno, tranne l'occhio arguto del comandante dell'esercito che, le fu detto poi, l'aveva individuato nella mischia infernale di carne e ferro.

< Finalmente vi ho in pugno!> cominciò la donna, ancora in posizione seduta e splendente nei suoi ricami e nei suoi gioielli, eredità antica di secoli < Avete tentato l'ultimo inganno nascondendovi tra le schiere. Questa volta vi è andata male. È finita. Non vi foste comportato da vigliacco avrei anche potuto provare pietà per la vostra superbia nel tentare di impossessarvi dei miei domini. "Uomini! Quanta vanità alberga in voi!" Avrei pensato. Ma voi no... siete andato oltre l'arroganza, troppo oltre. Nel vostro delirio di onnipotenza avete attaccato durante una tregua che voi mi avevate chiesto! Vi risparmiai, e in cambio, a tradimento, avete ucciso mio figlio... il mio unico figlio. Sapevate di non poterlo sconfiggere in battaglia e così avete usato l'astuzia del demonio! Avete voluto il sangue? Ebbene, ora ne avrete più di quanto ne possiate desiderare!>

Comandò ai servi di recarle i preziosi, termine che compresero immediatamente e che con zelo compirono, recando una spada dall'elsa d'argento e la lama incisa in caratteri graffiati dal tempo, e una bacinella d'oro, semplice nel suo splendore come una stella. Quest'ultima fu posta ai piedi del trono mentre la spada fu consegnata alla regina, la quale s' alzò e avanzò con portamento regale e terribile. Negli occhi, la furia e la rivalsa. Una vendetta che non le avrebbe dato la pace, ma sicuramente la soddisfazione.

< Avete definito me e il popolo ignoranti, imbelli, incapaci di lottare. Vi abbiamo dimostrato il contrario: non sempre la violenza del braccio è risolutiva in guerra, come non sempre va dimostrata clemenza per i prigionieri, specie quando sono indegni. Questa è una lezione che appresi leggendo le cronache del passato, in particolare della mia antenata: la regina Tomiride, il cui destino è così fatalmente simile al mio. Seguirò le sue orme! Non commetterò due volte lo stesso errore. Spero che impariate la morale anche voi... perché sarà l'ultima.>

Il monarca tentò con le forze rimastegli un'estrema liberazione, ma la stretta delle guardie era salda come la morsa di una tenaglia. Lo stupore di quel discorso da parte di una sovrana che credeva mite e innocua, gli impedirono di articolare parole sensate. In quei rapidi istanti però, l'unica cosa che riuscì a sentire furono gli strattoni che lo posero in ginocchio, a capo chino, sopra la bacinella d'oro... un colpo sordo, deciso. Buio.

La regina afferrò per i capelli la testa recisa e ancora zampillante sangue, incurante delle macchie ematiche che la ricoprivano. La innalzò come un trofeo e la mostrò alla sua corte, atterrita e ammirata al contempo. < Che questa testa sia da monito al mondo! Che si mette contro di me e il mio popolo finirà così!>

< Viva la regina!> esclamò una voce, poi man mano tutte quelle presenti si levarono a incitamento ed eccitazione cruenta. La donna nel frattempo si ritirò, portando con sé quel macabro resto. Non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivata a tanto, neanche per amore.


Testo scritto da: Vir

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