I sogni sono come le stelle, basta alzare gli occhi e sono sempre là.
Jim Morrison
Susan si svegliò di soprassalto. Il cuore le batteva forte in petto, le mani tremavano e grondava sudore. La sua fronte ne era imperlata, così come le lunghe ciocche color platino. Si toccò la pancia, notando come anche la canottiera fosse zuppa e corse allo specchio, a guardarsi. I meravigliosi occhi blu erano contornati da solchi profondi. Si stupì del suo aspetto, ma non del sogno che l'aveva tanto turbata. Non era la prima volta che riviveva quella scena, sebbene si trattasse solo di un incubo. Sì, un prodotto della sua fantasia. Nulla più! Eppure sembrava tutto così reale... quella donna aveva torturato e ucciso due persone innocenti. Gli occhi dell'assassina, ogni volta, la colpivano con la loro forza malefica. Il male sembrava essersi fatto carne in quelle due pupille, pupille che nessuno sarebbe mai stato in grado di scordare.
Quella donna, però, non esisteva e Susan si stava facendo influenzare dalla paura, piuttosto che da un pericolo reale. La razionalità cercava di mettere ordine nel suo cervello confuso, ma non riusciva a creare uno scudo che potesse realmente difenderla. Rivedeva il sangue che scorreva sul pavimento e che disegnava strane ragnatele, gli sguardi pietrificati dallo spavento delle due vittime prima di spirare. Qualcuno aveva parlato, senza che lei potesse comprendere ciò che stavano dicendo.
Aveva visto il volto di quella donna spietata, maliarda e dal fascino animale. Era il viso della morte, del peccato e dell'abbandono. I capelli neri lo contornavano, conferendogli un aspetto oscuro e, allo stesso tempo, seduttivo.
Un sogno, era solo un sogno!
Si ripeteva queste parole fino allo sfinimento, pur di convincersi.
Guardò l'orologio sul comodino. Si rigirò nel letto sperando di riaddormentarsi, ma la paura ebbe la meglio e restò sveglia, in silenzio, per qualche ora. L'orecchio era teso mentre cercava di ascoltare qualsiasi rumore, eppure la casa era silenziosa, fatta eccezione per gli uccellini sul davanzale della finestra che cinguettavano. Se non altro, la natura le stava dando il 'Buongiorno'. Si sentì grata per questo, vista la paura provata nell'universo immaginario prodotto dalla sua mente, durante le ore notturne.
Si alzò di malavoglia e si recò in bagno. Entrò nella doccia, dopo essersi sfilata gli abiti sudati e trascorse una mezz'ora sotto l'acqua tiepida: l'unica soluzione in grado di cancellare e allontanare i pensieri negativi. Ora sono pronta, pensò. Scese in cucina dove incontrò zia Juliet.
«Buongiorno, Susan.»
«Buongiorno, zia» le rispose con voce spenta e la testa che ancora ronzava.
«Tutto bene? C'è qualcosa che non va?»
«Solo un po' di emicrania. Nulla di preoccupante. Adesso prendo una pastiglia e starò meglio.»
Fece come aveva detto mentre sorseggiava del latte caldo, poi salì al piano di sopra. Doveva darsi una sistemata prima di andare a prendere alla stazione Lizzie, la sua migliore amica.
Cosa avrebbe pensato vedendola in quello stato?
Strada facendo inciampò in Aristotele, il gatto di casa che, come sempre, soffiò in preda alla rabbia per essere stato disturbato e si gettò sul letto.
«Aristotele, scendi! Devo sistemare!» Susan cercò di allontanarlo, ma senza successo. Alla fine ne uscì con qualche graffio sulle braccia. «Brutto gattaccio. Non ti sopporto più!»
Lo sentì miagolare quando, arrendendosi, si allontanò dalla stanza in cerca di un rifugio migliore. L'avrebbe trovato in camera di zia Juliet, sua padrona e generosa dispensatrice di croccantini.
STAI LEGGENDO
TCLM (ANTEPRIMA - prologo + 11 capitoli)
Fantasía[COMPLETA] Susan è cresciuta a Startville, una cittadina situata a pochi passi da Vancouver dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Il nonno e la zia, nel tentativo di proteggerla, hanno costudito un importante segreto per molti anni, ma Susan...