101 dalmata e 101 giorni

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C'era una volta nel regno di Stains, la contessa Angelique Paradise, una donna di gran classe con una finezza fuori dal comune. Anche se il suo nome e il suo carattere erano angelici, nessuno le stava accanto, poiché era nata durante un'Eclissi e si credeva fosse maledetta. Un giorno, per evitare un'eterna solitudine, evocò la fata Jin, chiamata anche "fata bianca dalle macchie nere", che esaudiva i desideri di chiunque ne aveva bisogno, e le chiese di cambiare il tempo e fare in modo che lei fosse nata il giorno prima dell'Eclissi. Angelique però non sapeva che Jin e sua sorella Jang erano famose perché rappresentavano questi due simboli: lo Jin l'oscurità e Jang la luce, così, durante il sonno, Jin maledì Angelique. La mattina dopo notò dei cambiamenti: i suoi capelli erano bianchi come le piume di un'ala di un angelo e neri come la sua ombra. Inoltre sentiva un brivido dentro di lei che saliva, saliva e...Boom! Angelique Paradise sparì e nacque Crudelia De Mon. Il giorno dopo uno dei camerieri le diede una grande notizia: il re Federico II, suo amante che le aveva giurato avrebbe lasciato la sua futura moglie per lei, stava per sposarsi. Angelique sarebbe stata zitta, ma la nuova lei, Crudelia, fece una cosa peggiore della morte: prese le cose che stavano più a cuore al re, i suoi 101 cuccioli di dalmata, e ne confezionò una stupenda pelliccia. Il giorno delle nozze, durante il ricevimento, penetrò nel castello e mostrò il suo manto di infinita bellezza agli sposi. Il re rimase quasi sconvolto e per la tremenda agonia si spense in una manciata di secondi, come il fuoco con l'acqua. Crudelia, improvvisamente -e anche stranamente- iniziò a commuoversi per l'enorme voragine che si era aperta nel cuore della regina. Passarono 101 giorni e per farsi perdonare da Beatrice, moglie del re, ebbe un'illuminazione: la donna era triste perché non aveva nulla di Federico, a parte il trono, il castello, le lenzuola, la corona e così via. Chiamò quindi la fata Jang e le chiese di esprimerle un desiderio e portare con sé la bacchetta della sorella. Quando arrivò a palazzo le chiese di riportare in vita i dalmata del re dalla pelliccia e così fu. Il giorno dopo Crudelia riportò a Beatrice i cuccioli e la voragine nel suo cuori si chiuse. Poi bruciò la punta della Bacchetta di Jin, per cercare di distruggerla, ma la fiamma rimase a bruciare per l'eternità e Crudelia ne fece il suo personale sigaro, giurando in cuor suo di non essere mai più buona con il prossimo.
Alla fine vissero tutti felici e contenti, anche con il proprio lato oscuro.

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