7. Vivere O Niente

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Io non ho voglia più di fare finta che
Che vada tutto bene solo perché è

Guardami
Io sono qui e te lo voglio urlare
Io sto male

Vivere o niente

 
 

Derek torna a casa a pomeriggio inoltrato, dopo un turno che gli è sembrato infinto. Stiles è già uscito per andare alla mensa ma Derek nota che il biglietto sul tavolino non c’è più così decide di aspettarlo sveglio e, quando Stiles torna gli sorride timido. «Ciao.»
 
Derek ricambia il sorriso e si alza per avvicinarsi a lui. «Com’è andata?»
 
«Bene, la signora Bree mi ha detto che non ci sono problemi e che potrei cominciare a lavorare da lei la settimana prossima e di portarle tutte le carte che deve firmare quando voglio. Isaac ti ha detto dove posso procurarle?»
 
«No, ma ci penserà lui a fartele avere.»
 
«Non riuscirò mai a ringraziarvi a sufficienza per quello che state facendo per me.»
 
«Sai, una volta qualcuno ha fatto per me la stessa cosa. Sto solo ricambiando il favore quindi no, non devi ringraziarmi.»
 
«Mi permetterai almeno di offrirti la cena il giorno del mio primo stipendio?»
 
«Al cibo non so dire mai di no.»
 
«Bene, allora considerati occupato per quella sera.»
 
Cenano e vanno direttamente a letto: nessuno dei due dice niente riguardo quello che è successo quella mattina e andava bene così.
 
 
Il giorno seguente Derek è in ospedale quando riceve un messaggio da parte di Parrish in cui lo avvisa che sarebbe passato la sera stessa per portare i documenti per il nuovo lavoro di Stiles. Gli risponde ringraziandolo e lo invita a cena. Torna a casa nel primo pomeriggio e trova Stiles che saltella per l’appartamento con uno spolverino in mano.
 
«Cosa stai facendo? »
 
«Sono agitato e devo tenermi impegnato. Ti da fastidio?»
 
«No, figurati. Però potevi metterti un grembiulino e la cresta in testa.»
 
Un sorriso malizioso si apre sulle sue labbra. «Qualcuno qui ha fantasie piuttosto sconce.»
 
«Oh, non immagini quanto» gli risponde con un occhiolino per poi dirigersi in bagno.
 
«Ti serve una mano per lavarti la schiena, Daddy?»
 
All’udire quella parola una stilettata di piacere raggiunge immediatamente il membro di Derek, facendolo contrarre. «No, grazie. Riesco a farlo benissimo da solo» risponde senza riuscire a nascondere la voce diventata leggermente più roca.

Derek corre in bagno e si chiude dentro a chiave: quel ragazzino comincia a diventare pericoloso! Derek si prende tutto il tempo per fare una doccia calda e rilassarsi: ne approfitta anche per sfogare le sue voglie come un quindicenne senza riuscire a fare a meno di immaginare Stiles gemente sotto di sé. L’orgasmo è devastante al punto che Derek deve poggiarsi alla parete della doccia. Spera che Stiles non abbia sentito niente perché è quasi sicuro di aver pronunciato il suo nome mentre veniva. Finisce di lavarsi ed esce: trova Stiles che si sta infilando la felpa, già pronto per andare a lavoro. «Stasera viene Parrish a portare le carte che ti servono» lo avvisa.
 
«Già stasera?» chiede con un sorriso.
 
«Sì, e l’ho invitato a cena. Forse sarebbe carino che ci fossi anche tu. Ti aspettiamo?»
 
«Sono certo che preferirebbe restare solo con te. E poi devo fermarmi con la signora Bree per parlare di alcune cose. Non aspettatemi - dice gelido - anzi, preferisci che stanotte resti fuori?»
 
Derek ci mette un attimo per capire a cosa si sta riferendo. «Stiles…»
 
«Gli avevi promesso cena e dopocena quindi, non voglio starvi tra i piedi. E non voglio nemmeno sentirvi.»
 
Derek si avvicina e lo abbraccia. «È solo una cena, niente di più» dice per giustificarsi senza sapere nemmeno il perché.
 
Stiles appoggia la testa sulla sua spalla. «Scusa, non ho nessun diritto di comportarmi così. Ma davvero, non so perché lo faccio.»
 
«Perché sei già follemente innamorato di me e sei geloso di lui» gli dice scherzando.
 
Derek lo sente irrigidirsi impercettibilmente tra le sue braccia prima di sospirare. «E se fosse vero?» chiede in un sussurro.
 
«Stiles, sei così giovane e la vita è stata piuttosto crudele con te. Non sei innamorato di me, semplicemente ti senti legato a me perché ti ho aiutato quando pensavi di essere solo. Vedrai che con il passare del tempo conoscerai altre persone e ti innamorerai davvero di qualcuno.»
 
«Quindi tu pensi che io sia solo un ragazzino che non sa cosa vuole?»
 
«No, non intendevo questo. Dico solo che sono state settimane intense e piene di emozioni. Quindi è normale che tu non capisca bene quello che provi.»
 
«È meglio che vada o farò tardi» mormora staccandosi da lui e uscendo di casa a testa bassa.
 
Derek è quasi sicuro di averlo visto asciugarsi in fretta una lacrima e gli si stringe il cuore: non voleva ferirlo ma non voleva nemmeno incoraggiarlo in una direzione che avrebbe fatto del male a entrambi. Derek aspetta di sentire la porta chiudersi prima di dirigersi in cucina e tentare di preparare qualcosa di commestibile per l’arrivo di Parrish: dopo aver guardato sia nel frigo che nei vari mobiletti decide che sarebbe stato meglio ordinare qualcosa.
 
(ore 18.02) Cinese o messicano? DH
 
(ore 18.04) Sei sempre il solito! Messicano va bene. JP
 
(ore 18.06) Ehi. Apprezza che non abbia tentato di avvelenarti. DH
 
(ore 18.07) Grazie, mio eroe. JP
 
Derek sbuffa nel leggere quella risposta e pensa a cosa fare nell’attesa del suo arrivo: Stiles ha pulito e ordinato tutto, perciò decide di sedersi sul divano e guardare un po’ di TV. Derek poggia la testa sul cuscino lasciando che il profumo di Stiles lo avvolgesse e lo cullasse accompagnandolo nel sonno. Derek si sveglia di soprassalto con il suono insistente dal campanello: rotola giù dal divano e corre a rispondere. «Scusa, mi ero addormentato» spiega.

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