10. Quanti Anni Hai?

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Ti ho pensato sai 
stasera 
Ti ho pensato poi 
la sfiga 
Mi ha telefonato lui
per primo
Non ho saputo dir di no
lo sai che storia c'era.

I giorni passano tranquilli: Derek e Stiles ritrovano il loro equilibrio senza più parlare di quella notte. Stiles ha cominciato a lavorare in pasticceria alla mattina, mentre nel tardo pomeriggio si reca alla mensa. In quel periodo si vedono poco ma approfittavano delle poche serate libere per stare assieme e farsi lunghe maratone di film.
 
È una di quelle sere quando Derek sente il rumore di qualcosa che si rompe provenire dalla camera da letto: corre a vedere cosa fosse e trova Stiles che sta raccogliendo dei frammenti di vetro. Il giovane lo sente arrivare a alza lo sguardo colpevole. «Mi dispiace, non volevo. Io volevo solo vedere com’era» comincia.
 
Derek abbassa lo sguardo sulle sue mani e vide che stringe la cornice con la foto del suo matrimonio con Paige. «Vieni con me» gli dice allungandogli una mano.
 
Stiles la prende un pò timoroso e si lascia trascinare in salotto. Derek lo fa sedere sul divano per poi prendere l’album di foto che ha nascosto in fondo ad un cassetto quando si è trasferito in quella casa. Glielo porge e lui lo guarda curioso. «Qui ci sono tutti i miei ricordi» spiega.
 
Stiles lo prende con mani tremanti e lo apre. Derek si siede al suo fianco: la prima foto ritrae i suoi genitori assieme a lui e alle sue sorelle.
 
«Tua mamma è bellissima. Hai i suoi stessi occhi, mentre Cora assomiglia più a tuo papà» dice.
 
«È vero.»
 
«E questa bambina chi è?» chiede indicando la bambina più grande.
 
«Lei è Laura, nostra sorella maggiore. È morta insieme ai miei genitori.»
 
«Cos’è successo?»
 
«La nostra stufa era difettosa ed è scoppiata. Quando è divampato l’incendio mamma stava dormendo nel lettone con Laura perché aveva l’influenza. Papà è entrato in camera di corsa, mi ha messo in braccio Cora e ci ha fatti uscire. Poi è tornato dentro a cercare Laura e mamma. Non sono più usciti.»
 
«Mi dispiace. E tu e Cora cos’avete fatto?»
 
«Siamo finiti in una casa famiglia ma, appena raggiunta la maggiore età, ho chiesto l’affidamento di Cora e l’ho portata via da quel posto. E poi Isaac ci ha raggiunto e abbiamo creato la nostra stramba famiglia.»
 
«So cosa vuol dire perdere entrambi i genitori ma entrambi nella stessa notte dev’essere terribile. Ma almeno non sei rimasto solo» sussurra.
 
«Non mi hai mai parlato dei tuoi genitori.»
 
«Eravamo una famiglia felice come tante. Almeno fino ai miei dieci anni. Poi, una mattina, mamma si è sentita male. L’abbiamo portata in ospedale e la diagnosi non è stata molto clemente. Le abbiamo tentate tutte finchè, tre anni dopo, mamma se n’è andata. Ero in ospedale quando andò in arresto cardiaco, papà era a lavoro. Era solo un bambino, per questo non potevo firmare la carta per procedere con la rianimazione, si spense davanti ai miei occhi. Papà non si è mai ripreso. Era lo sceriffo della contea ma, dopo la sua morte, ha lasciato il lavoro ed è entrato in depressione. Io cercavo di fare quello che un ragazzino di appena tredici anni poteva fare. Imparai a cucinare, a lavare e stirare. Andavo a fare la spesa e mi occupavo di pagare le bollette. Un giorno tornai a casa e trovai solo silenzio. Andai in bagno e papà era riverso in un lago di sangue: aveva tentato il suicidio. Io non ero un motivo abbastanza valido per restare in vita. Ma probabilmente parte della colpa era mia: assomigliavo troppo a mia mamma e non avevo potuto fare niente per salvarla. Dovettero rinchiuderlo in una casa di cura. Vendettero la casa per coprire le spese e, quando i soldi finirono, cominciai a lavorare per pagare le cure. Ma avevo solo quindici anni e i lavoretti che trovavo non mi bastavano.»

«Per questo hai cominciato a vendere il tuo corpo?» chiede Derek.
 
Stiles si irrigidisce. «Come hai fatto a capirlo?»
 
«Non è stato difficile. Ma non ti sto giudicando. E non mi fai schifo.»
 
Stiles sorride timido per poi proseguire il racconto. «La prima volta avevo sedici anni e fu orribile. Non che le volte successive andarono meglio ma almeno riuscivo a coprire tutte le spese e anche a mantenere la camera che dividevo con il mio amico. Però, dopo anni, non riuscivo più a guardarmi allo specchio. I lividi e i segno che tutti quegli uomini mi lasciavano erano diventati difficili da sopportare e così decisi di provare a cambiare strada.»
 
«E sei entrato nelle lotte clandestine.»
 
«Già. Ma non ero molto bravo, non guadagnavo abbastanza. Perciò ho lasciato la camera.»
 
«Dove hai vissuto tutti quei mesi?»
 
«Per strada.»
 
«Perché non mi hai cercato?»
 
«Per fare cosa? Per venderti il mio corpo? Per chiederti di risolvere i miei problemi? No, Der, non avrei potuto farlo.»
 
«E adesso? Tuo padre come sta?»
 
«È morto. È successo una settimana prima della retata: è riuscito a togliersi la vita. Le lotte erano diventate un modo per non sentire il dolore che provavo dentro. Ma mi rendevo conto che mi stavo distruggendo: per questo ti ho permesso di aiutarmi.»
 
Derek gli accarezza una guancia e raccoglie una lacrima con il pollice. «Mi dispiace tantissimo.»
 
«Penso sia meglio così. Il suo desiderio più grande era quello di ricongiungersi a mia madre e l’ha fatto. Non gl’importava di lasciarmi solo.»
 
Derek lo abbraccia. «Non sei solo. Non più.»
 
«Posso dormire con te stanotte?»
 
«Certo.»
 
Quella notte dormirono abbracciati, godendo uno della compagnia dell’altro.
 
 
È un pomeriggio di metà mese e Derek sta lavorando, quando sente il cellulare vibrare.
 
(ore 15.11) Sei ancora vivio? JP
 
(ore 15.14) Sono un pessimo amico. Lo so. DH
 
(ore 15.15) Potresti rimediare stasera. Se non sbaglio qualcuno mi deve ancora una cena e ho bisogno di te. JP
 
(ore 15.24) Va bene. Dove e quando? DH
 
(ore 15.25) Appena finisci il turno, da me. JP
 
(ore 15.28) Perfetto, a dopo. DH
 
Derek chiude la schermata dei messaggi e ne apre un’altra.
 
(ore 15.29) Stasera torno tardi. DH
 
(ore 15.30) Oh, va bene. Sai dirmi più o meno a che ora? SS
 
(ore 15.32) No. Parrish ha bisogno di me. Non posso rifiutare. DH
 
(ore 15.33) Okay. A dopo. SS
 
Derek esce da lavoro e va a casa di Parrish. Non fa in tempo ad entrare che Parrish gli si avvinghia addosso e le sua labbra si posano alle sue. La mano di Derek corre istintivamente tra i suoi capelli: si sente sollevare e allaccia le gambe ai suoi fianchi. Parrish comincia a camminare fino a raggiungere la camera. «Sbaglio o qualcuno mi aveva offerto la cena?» gli soffia Derek sulla sua bocca.

«Non ho fame. Ho solo voglia di te» risponde lanciandolo sul letto.
 
Parrish è più rude del solito: lo prende e si lascia prendere lasciandogli vistosi segni sul corpo. Quando si staccano per riprendere fiato Parrish si appoggia al suo petto.
 
«Cos’è successo?» gli chiede Derek.
 
«Niente. È stata solo una brutta giornata.»
 
«Non è vero. Mi dici cosa c’è?»
 
«Non ne voglio parlare. Non ancora.»
 
«Okay, ma ricordati che io ci sono sempre per te.»
 
«Visto le ultime settimane, non ne sarei così sicuro.»
 
«Mi dispiace di averti trascurato. Ma sai che ci sono periodi un po’ così.»
 
«Sì ma non mi hai mai escluso come stai facendo adesso che c’è Stiles.»
 
«Lui non prenderà il tuo posto.»
 
«No, perché ti piace di più.»
 
«J…» comincia Derek mentre fa per rivestirsi.
 
«Te ne vai di già?» chiede interrompendolo.
 
«Sì, sono le undici passate e sta per arrivare un temporale.»
 
«E allora? Sei al coperto e puoi restare tutta la notte.»
 
«Non mi piace lasciare Stiles da solo.»
 
«Certo, dovevo immaginarmelo.»
 
«Sai? Se non ti conoscessi direi che sei geloso.»
 
«Lo sono» sussurra.
 
Derek gli si avvicina e gli da un veloce bacio sulle labbra. «Non devi. Sei il miglior amico del mondo» dice per poi uscire di casa.
 
Derek guida veloce fino a casa: il cielo comincia ad illuminarsi a causa dei lampi che preannunciano tempesta. In tutti i sensi. Entra in casa e trova Stiles rannicchiato sul divano davanti alla TV accesa. «Ciao» lo saluta.
 
Derek non riceve nessuna risposta così pensa che si è addormentato e va in cucina: trova la tavola apparecchiata per due e le pentole sul fuoco spento piene di cibo. Derek guarda il calendario e vede la data di oggi cerchiata di rosso: è il giorno in cui Stiles ha ricevuto il primo stipendio e gli ha promesso che avrebbero cenato assieme. Merda! Se n'è completamente dimenticato. Torna in salotto e su avvicina piano a Stiles. «Mi dispiace» sussurra.
 
«Non fa niente. Parrish aveva bisogno di te.»
 
Derek si sente ancora più in colpa. «Ma ti avevo fatto una promessa.»
 
Stiles si gira verso di lui e sgrana gli occhi: il dito tocca un punto del suo collo. «Non sei tornato per andare a letto con lui?»
 
Derek abbassa lo sguardo colpevole.
 
«Pensavo fossi diverso e invece sei come tutti gli altri» lo accusa prima di chiudersi in bagno.
 
Quelle parole feriscono Derek più di uno schiaffo. Sospira e decide di andare a letto sperando che il giorno dopo Stiles gli permetterà di parlargli. Si mette sotto le coperte quando il primo tuono squarcia il cielo: la pioggia comincia a scendere violenta e Derek aspetta la comparsa di Stiles nel sui letto. Passa quasi un’ora ma del ragazzo nessuna traccia. Derek si alza e va in salotto trovandolo avvolto nella coperta che trema. «Stiles…»
 
Sobbalza. «Mi hai spaventato.»
 
«Mi dispiace» gli dice sedendomi accanto a lui.
 
Stiles si avvicina e gli appoggia la testa sul petto, Derek gli cinge le spalle. «Scusami tu. Non avevo nessun diritto di comportarmi così. Solo perché siamo andati a letto una notte non significa che non puoi farlo con nessun altro.»
 
«Vorresti avere l’esclusiva?»
 
«Mi piacerebbe averla se ci fosse qualcosa tra noi. Ma tu hai chiaramente detto che quello che è successo non sarebbe più dovuto accadere.»
 
«Hai ragione, pensavo che sarebbe stato meglio per te non avere niente a che fare con me.»
 
«Perché?»
 
«Perché sei molto più giovane per me. E i miei fantasmi sono piuttosto ingombranti.»
 
«Ma ti hanno anche permesso di diventare l’uomo generoso che sei ora» dice. «Sai?» continua «quando la sera che ti ho raccontato dei miei genitori mi hai detto di aver già capito da tempo che mi ero prostituito, ho pensato che fosse quello il motivo per cui non mi volevi più» confessa.
 
Derek gli solleva il viso. «Eri solo e non vedevi altra via d’uscita. Le uniche persone che dovrebbero farsi schifo sono quegli uomini che hanno approfittato di te» sussurra prima di baciarlo dolcemente.
 
Si staccarono. «Cosa farai con Parrish?»
 
«Il nostro patto prevede che, nel momento in cui uno dei due si interessi a qualcuno, tra noi finisca» gli spiega.
 
«Pensi che la prenderà bene?»
 
«Perché non dovrebbe?»
 
«Davvero non ti sei accorto che è innamorato di te?»
 
«Come fai a dirlo?»
 
«Beh, chiunque lasci segni come questi» dice toccandogli di nuovo il collo «vuole chiaramente marcare il territorio.»
 
Quelle parole gli aprono gli occhi e anche i comportamenti di Parrish dell’ultimo periodo gli diventano chiari. «Cazzo!»
 
Stiles ridacchia. «Certo che per essere un vecchietto pieno d’esperienza, non sei molto sveglio.»
 
«Ehi, un po’ di rispetto per gli adulti» urla cominciando a fargli il solletico.
 
Derek smette solo quando Stiles lo prega con le lacrime agli occhi: restano a coccolarsi sul divano fino a quando il sonno s’impossessa di entrambi.

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