16- Solitudine

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Se " niente" dura per sempre,

vuoi essere il mio "niente"?


PENELOPE


Dopo quella dichiarazione tornai, subito in hotel, andai subito in camera mia, dove mi chiusi dentro, non volevo vedere nessuno, volevo solo che quella tortura finisse presto, volevo solo pensare che tutto questo era solo un brutto sogno, che mi sarei svegliata poco dopo, in presa dall' agitazione e tutta sudata, ma in cuor mio sapevo che non era un brutto sogno, ma la pura realtà, non volevo pensarlo, mi ha presa in giro per tutto questo tempo, devo dire che è stato bravo, sembrava veramente che mi amasse, e invece, si è rivelato uno stronzo come tutti gli altri, lo odio per questo, lo odio perché lo amo troppo, perché mi ha dato false speranze che sono finite tutte nel cesso, voglio solo morire, non voglio più pensare a quelle parole, che sono ancora impresse nella mia mente, e che non se ne andranno mai.

Adesso sono stesa sul letto a pancia in giù con la testa fra i cuscini, non voglio alzarmi, non voglio più fare niente, basta.

Mi sento vuota, sento il cuore spegnersi piano piano, ogni secondo lo sento rimpicciolirsi, sembra quasi seccarsi, e non so se mai tornerà normale. Le lacrime non ne vogliono sapere di smettere di scendere, mi sento gli occhi andare a fuoco, ma non mi importa, preferirei perdere la vista, pur di togliere questo peso al centro del petto, che continua a torturami.

Dopo qualche minuto, non so come ho fatto, ma mi addormentai, forse troppo stanca per sopportare tutto questo, forse volevo solo non svegliarmi più, non lo so.

Fui svegliata, un paio di ore dopo, qualcuno busava insistentemente sulla porta, non ne voleva sapere di smettere. Non volevo che nessuno mi vedesse in quello stato, sapevo che ero orribile, lo sapevo già anche senza guardarmi allo specchio.

Continuavano a bussare.

-Chi è?- chiesi, la mia voce sembrava un sussurro, si sentiva che stavo piangendo, che stavo soffrendo.

-Penny, siamo noi, possiamo entrare, ti abbiamo visto correre in camera piangendo, ma non volevamo disturbarti, ma visto che sei rimasta li per un bel po, abbiamo deciso di venire a vedere come stati, e se si puo' sapere cosa ti ha fatto piangere, possiamo entrare?- Erano le mie amiche, sapevo che prima o poi dovevo raccontargli che mi era successo.

-E-entrate p-puree-

-Ehi ma che ti è successo, piccole?- Miriam. Le feci sedere tutte quante sul letto, non volevo che mi chiamassero così, non come mi chiamava lui ,

-Vi prego, ragazze non chiamatemi così, mi fate soffrire, più di quanto non stia già soffrendo- risposi, loro mi guardarono tutte con gli occhi da cucciolo, volevano coccolarmi, e io avevo tanto bisogno del loro supporto.

-Allora ci dici che è successo?- Cecilia.

-Mi haa mol-lata- dici con tono tremolante, dopo quelle parole, una folata di pianto, mi avvolse, come una coperta, solo che non era confortevole come una coperta.

-Come? ma perché?- Maddy.

Dopo quella domanda gli raccontai tutto, anche se mi era difficile da sopportare, dovevo dirglielo, a tutte.

- Ci dispiace così tanto, Penny, come si fa a non amare un angioletto come te, che bastardo-

-Vi prego ragazze lasciatemi sola, vi prego- dopo quelle parole se ne andarono e mi lasciarono sola.

La mattina dopo mi sveglia con un forte mal di testa, speravo ancora che tutto questo era solo un brutto sogno, ma no.

Guardo l'ora sulla sveglia, le 9.30, a quest'ora sarà già arrivato a Napoli, e ora, cosa farò? dovrò incominciare a preparare tutte le mie cose, perché tra due giorni sarei tornata a casa, e avrei iniziato il mio quinto anno delle superiori, l'anno della maturità, avevo già un po di ansia, ma è ancora presto per pensarci, adesso volevo solo fare sparire quel peso sul petto, anche se so già che non sarà facile, ma ci proverò, tanto non lo avrei mai più rivisto, e spero che questo mi aiuti almeno un pochino,

sarà difficile dimenticare tutti quei bei momenti passati insieme, tutte quelle coccole, anche se false, saranno difficili da togliere.

Sono comunque contenta di aver donato la mia verginità a lui, anche se lui non mi amava, io in quel momento l' ho amato con tutta me stessa.


IL GIORNO DOPO

Dopo aver messo tutte le cose nella valigia ero pronta l' in domani di tornare a casa, anche se una parte di me sarebbe rimasta qua per sempre, e non sarebbe più tornata.

E' da ieri sera che non piango, e un po ne sono felice, perché vuol dire che qualcosa sta cambiando, e spero che faccia anche in fretta, anche se gia sapevo che le lacrime e il dolore sarebbero tornato a farmi compagnia molto presto.

Noi saremmo dovute partire domani, con il treno delle sei, per arrivare a casa verso le 9.30 /10. Lì ci sarebbero venuti a prendere i miei genitori, che non sapevano ancora niente della storia che ho avuto qui, e mai lo avrebbero dovuto sapere, non volevo il loro supporto, tanto avrebbero detto solo cazzate, lo sanno tutti che hai miei genitori non importa nulla di me e figuriamoci di quello che provo, sono sempre fuori per lavoro, e quando sono a casa non facciamo altro che litigare, quindi è meglio starsene zitti, e soffrire da sola, senza dare nell'occhio.

Avrei tanto voluto una famiglia normare, dove il papà andava fuori di casa alla mattina per il lavoro, che alla sera sarebbe tornato a casa, e avremmo cenato tutti insieme, e poi volevo vedere la mia mamma, non come la mia mamma ma come la mia migliore amica, a cui potevo spifferare tutti i miei segreti e spettegolare di tutto e di tutti. Ecco la famiglia che volevo tanto avere.

Un amore intoccabileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora