𝗯𝘂𝘁 𝗹𝗮𝘁𝗲𝗹𝘆 𝗰𝗼𝗹𝗼𝗿𝘀 𝘀𝗲𝗲𝗺𝘀 𝘀𝗼 𝗯𝗿𝗶𝗴𝗵𝘁

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Non sono mai stato bravo con le parole.

Preferisco i fatti alle lettere strappalacrime che si vedo leggere ad alta voce nei film.

Amo scrivere, perché è il mio lavoro di giornalista e direttore dell'ufficio che si occupa degli scoop di politica, ma non sono bravo in matematica, in fisica, in letteratura me la cavo... sono solo... si dice stupido, no?

A scuola dicevano sempre che ero stupido, che mi distraevo fin troppo, non sapevo stare seduto per più di cinque minuti. Non ascoltavo, non mi curavo di... niente.

A nove anni, la pediatra mi ha diagnosticato l'ADHD.

Disturbo da deficit dell'attenzione e iperattività.

Non ho mai saputo che cosa fosse fino a quando sono entrato alle superiori, con la mia ex professoressa di sostegno, che cercava di aiutarmi, a differenza dei miei compagni, durante le ore di lezioni a mantenere la calma, oltre che l'attenzione verso la lavagna.

Ho preso un sacco di medicine, fatto una lunga terapia che potesse aiutarmi a convivere con il mio disturbo dell'attenzione. Ha funzionato, anche se in parte, dato che ancora ho problemi a inserirmi nel contesto lavorativo, a non guardare Keiji che sta facendo delle fotocopie per me, a non distrarmi quando Yukie mi prende per mano e mi tira verso la gelateria dietro la scuola per passare del tempo assieme.

Rigiro il pacchetto di pillole tra le dita, con il braccio appoggiato contro lo stipite della camera da letto di Yukie, prima di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi blu di Keiji, che sta seduto sul pavimento, con addosso la divisa da lavoro, davanti a Yukie che gli consegna una tazza di tè tra le mani, con un sorrisetto soddisfatto sulle labbra.

Mi rendo conto di essere fermo sul posto da quasi un'ora, ad osservarli chiaccherare nella nuova camera di Yukie, che ha già sparso lungo al pavimento ogni gioco tirato fuori dalla scatola, dopo l'arrivo nel nostro nuovo appartamento appena lo scorso fine settimana.

Le pareti sono colorate di azzurro, ci ho incollato qualche foglia autunnale a forma di sticker sopra al muro, quello dietro al letto matrimoniale di Yukie, le altre le ho messe sulla porta della mia camera, come per ricordare a entrambi che le nostre stanze sono separate solo dal bagno in comune nel mezzo del corridoio. Ho preso una scrivania al negozio dell'usato, come nuova, per permettere a Yukie di poter fare i compiti qui, invece che in cucina, come accadeva quando vivevamo ancora assieme ad Alisa e Lev.

Sfioro con le dita le coperte con disegnate sopra le stelle, la faccia di Buzz Lightyear, che mi ha esplicitamente richiesto Yukie come regalo per la nostra nuova avventura, il cuscino con la scritta Verso l'infinito e oltre su cui dorme ogni sera, quando le rimbocco le coperte dopo una giornata passata a tirare fuori le ultime cose della casa dagli scatoloni sparsi per il corridoio.

Ci siamo presi la nostra rivincita, Yukie.

Io e te, da soli, in una casa tutta nostra con i miei risparmi, senza Natsuko che ignora ciò che siamo diventati. Siamo così vicini... alla felicità che non credevo di poter gustare, che mi sembra un sogno ad occhi aperti.

«Fila a letto, signorina.» Esordisco pacato, con le ginocchia che sfiorano la schiena di Keiji, ancora piegato in avanti ad accarezzare la guancia di Yukie, che mi guarda con il broncio, a braccia incrociate. «Domani dobbiamo andare da papà, non ti vuoi svegliare tardi, vero?»

Yukie scuote la testa, i capelli le ricadono scomposti sulle spalle quando si alza e stringe le piccole braccia intorno al collo di Keiji, che la tira su, con estrema gentilezza, per aiutarmi a farla stendere tra le coperte, con un piccolo sbuffo dalle labbra.

Allungo la testa fino alla sua fronte, la bacio piano. Intravedo Keiji rimanere inginocchiato davanti al letto, davanti a me, che sono appoggiato su un lato del letto, davanti a Yukie che giocherella con le dita piccine con la coperta.

☽ 𝗶 𝘁𝗵𝗶𝗻𝗸 𝗶'𝗺 𝗶𝗻 𝗹𝗼𝘃𝗲 ᵇᵒᵏᵘᵃᵏᵃDove le storie prendono vita. Scoprilo ora