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!¡Tw: ansia sociale, riferimento anoressia, sangue e scena esplicita di autolesionismo (segnerò la scena in caso se qualcuno non vuole leggerla)¡!

Hyunjin//
Stesso bagno, stesso posto, stesse emozioni.
Era ormai l'obbligo del giorno, entrare in uno di quei tanti bagni e stare isolato da tutti, saltando la maggior parte dei pranzi, seduto esattamente dove eravamo io e Felix. Non si era più presentato a me.
Lo vedevo tutti i giorni, al suo banco, non alzava lo sguardo se non ai professori, poi, sembrava essere in un mondo tutto suo, come se noi non esistessimo, come se lui non esistesse.
Mi preoccupava la sua salute, le sue gote iniziavano a diventare scavate, rigate e ogni tanto, i suoi zigomi sembravano più gonfi del solito.
Non mi parlava più, non lo vidi più sorridere da quel giorno, sono passati esattamente ventitré giorni. Ventitré giorni in cui speravo che venisse in quel buco di bagno merdoso che c'era, con una busta di pranzo in mano, magari due.
Ma la mia attesa era vana, non tornava più, ed io non mi azzardavo a cercarlo.
Sapevo che qualcosa non andava, lo sapevo benissimo e avevo paura per lui, anche se non lo conoscevo a poco.

Entrai come sempre in quello che ormai era il mio posto sicuro, ovvero il bagno.
Posai lo zaino vicino al lavandino, sciacquandomi poco dopo la faccia, cercando di sfuggire a tutta quell'angoscia che mi divorava dal fondo del  corpo, erano notti che non dormivo e il sonno faceva brutti scherzi, ciò non aiutava con la mia situazione attuale.
Mi guardai allo specchio, i miei capelli erano leggermente arruffati alla nuca, li pettinai con le dita bagnate, fradiciando così i capelli neri e leggermente cresciuti.

Mi diressi quello che doveva essere ormai il mio cesso, ci avevo praticamente fatto la forma del culo per quante volte ci andavo anche durante le lezioni. Si trattava di un bagno che non funzionava affatto e che gli addetti non volevano riparare minimamente, per ciò sapendo che nessuno non ci sarebbe andato visto che non sarebbe stato utile, decisi che lì potevo stare sicuro.
Trovai la porta in plastica semiaperta facendomi incupire un attimo, l'ora precendente quando ero uscito l'avevo chiusa del tutto, che fosse stato riparato e qualcuno dopo averlo usato non aveva chiuso la porta?
Decisi comunque di controllare, bloccandomi poco dopo sentendo qualche lamento non riconoscendo però da dove potesse venire, ma comunque sembrava essere troppo vicino.
Aprii la porta quasi rudemente, guardando poi cosa fosse successo lì dentro.
Mi si gelò il sangue nel giro di qualche istante, facendomi venire la tachicardia.

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Non lo guardai negli occhi, l'unica cosa che mi preoccupava ora, era quella pozza di sangue che lo circondava, sporcando i suoi pantaloni, le scarpe, il cesso e il pavimento.
Guardai la sua maglietta bianca, sporca e complice, di sangue a partire dalla spalla sinistra, sino alla clavicola, l'addome, il basso ventre...
Guardai il suo polso aperto, non ebbi coraggio a contare quante future cicatrici ci sarebbero state e quante si sarebbero aggiunte a quelle vecchie, spettatrici. Una cascata dove liquido rosso colava senza una fine, senza pietà, pietoso correva giù fino a raggiungere il pavimento laido, freddo e stabile.
Guardai le dita dell'altra mano, magre e affusolate, tremanti e instabili che reggevano con la loro instabilità la lama lucente e bastarda laida anche lei, colpevole di tanti peccati commessi, mai stanca di procurare dolore e avevo la sensazione che ne avrebbe procurato altro.
Tremava il suo corpo rovinato, osseo e segnato, troppo segnato, incerto e addentrato nel dolore. Dolore fisico che cercava di superare quello mentale probabilmente, lo si capiva dagli occhi.
Ecco, le iridi sue, lucide e tremanti, spente,  mi guardavano preganti, soffocati da lacrime e dolore, dolore che sembrava a parer mio insopportabile. Quegli occhi miele che ora sembravano solo una voragine, stanchi e socchiusi, mentre il rossore prendeva parte della sua pelle chiara e rovinata, porcellana che pian piano crepava sotto il naso di tutti, ma che nessuno ci faceva il minimo di caso.
Urlava, urlava in silenzio ma nessuno lo ascoltava, tutti erano di spalle mentre esso stava cercando di scappare, di stare meglio, di sentirsi più leggero facendosi del male.
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Lo guardai di stucco, vedevo il pregarmi di aiuto in quegli occhi, la scelta era soltanto mia...
Mi avvicinai lentamente tendendo le mani, ma lo vidi farsi più piccolo, buttando la lametta a terra, spaventato a morte, mentre con le mani si reggeva i capelli tremanti.
"N-non farmi d-del male... T-ti prego..."
La sua voce si rompeva ad ogni parola, moriva nella sua gola, probabilmente facendogli male.
Mi guardò con occhi impauriti e chiusi, mentre io piano piano mi inginocchiai davanti a lui, cercando di essere alla sua stessa altezza, forse anche più basso.
Non dissi nulla, solo lentamente gli presi le mani cercando di non fargli male, mettendole giù poco dopo guardandolo negli occhi, mentre lui guardava le mie di mani.
"S-stai tremando..."
Mi guardò confuso mentre cercava di non piangere.
"Lo so... F-felix io ho paura... È la prima volta che mi trovo questa immagine davanti agli occhi... V-vado in panico solo se u-una persona mi parla... Figurati ciò. Sono s-spaventato a morte e sento che sto per svenire, ma p-prima voglio che tu stia al sicuro. Ho b-bisogno che tu collabori adesso Okey?" Mi scese una lacrima finito il discorso, l'asciugai con la spalla ricoperta dalla felpa.
Tolsi quest'ultima molto velocemente prima di poggiarla vicino alle mie gambe, prima di aprire lentamente le braccia, cercando di sorridere al ragazzo davanti a me.
Si avvicinò a me, circondandomi poi il collo con le sue esili braccia, restando rigido per qualche secondo. Solo quando lo strinsi a sua volta, molto delicatamente, accarezzandogli i capelli sudati, lo sentii non reggersi più e sprofondare con la testa alla mia spalla, cercando protezione e calore probabilmente, stringendo di più la presa. Lo sentii piangere veramente, sentii i suoi singhiozzi e piangeva, sembravano quei pianti nei film che ti fanno venire i brividi, io lo stavo provando e sentire quelle piccole urla mi stava distruggendo
Probabilmente il sangue mi macchiò a sua volta anche le mie vesti, ma ciò al momento non mi importava poi un gran ché.

Ci staccammo dopo si o no dieci minuti, lo guardai negli occhi vedendolo ora più calmo, presi un grande respiro prima di trovare le parole giuste "hai qualcuno a casa? Ti porto via da qua almeno ti puoi medicare mh?"
Gli sistemai i capelli cercando di calmarmi dato che in quel momento mi sentivo sottopressione.
"Ho mio fratello... Se vuoi gli dico che non deve farti tante domande data la tua situazione..."
Uscimmo dal bagno, sentii che la sua presa alla mia mano si stringeva ogni volta che faceva un passo, cercai di fare il più piano possibile, arrivando davanti allo specchio, guardando poi i nostri riflessi.
"Hyunjinnie... T-ti ho sporcato i vestiti, ti prego perdonami..."
Iniziò ad agitarsi facendo di qua e di là con le gambe tremanti
"Calmo, prendi la mia felpa, io dovrei avere il cambio per la lezione di ginnastica, prendo quella e ce ne andiamo mh?"
Gli sorrisi prendendo la mia felpa da terra, cercando di togliere lo sporco un po'da per tutto,  per poi porgerla "grazie per tutto ciò..."


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Non so quanti di voi leggeranno ciò, ho paura che sia abbastanza pesante.
Nel dubbio davvero ditelo<3
Scusatemi per gli errori e soprattutto se è troppo.
Vi prometto che non tutti i capitoli sono così, quindi potete stare tranquillx e cercherò di pubblicare il più possibile.<3

Alla prossima~

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