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!¡TW: linguaggio esplicito e crudo, uso di arma da fuoco¡!

Casey//
"E quindi domani te ne vai eh, chi l'avrebbe mai detto..."
L'uomo dai muscoli gonfiati mi guardò con un sorriso beffardo, accarezzandosi i baffi neri che decoravano il suo volto. "A quanto pare..."
"E non dici nulla davvero? Cazzo quando sei entrato non avevi neanche trent'anni... Ora guardati cazzo, sei diventato un bastardo con i fiocchi"
Ridemmo entrambi a quella affermazione, mi sarebbe mancato quell'uomo.
Si chiamava Choi Joon, un uomo di cinquant'anni suonati, l'unico amico vero che potevo avere qua dentro.
"Potrei dire di essere felice" gli sorrisi sinceramente.
"Già, ti capisco... Ma non avrò più compagnia nella doccia..." Mi guardò sottecchi con un sorrisetto sghembo.

"Puttana laida Choi, sii cortese la prego!"
Scoppiammo a ridere come due cretini, soli in quella cella mentre aspettavamo l'ora di pranzo.
Calò il silenzio dopo pochi minuti.
"

Casey... Posso farti una domanda privata?"
Joon si fece più serio, così gli annuii stranito.
"Tu... Ecco perché se amavi così tanto Deiji a tal punto di fare un bambino... Perché sei andato con Haru?"

Boom.
"È... Stato tutto un errore, sai avevo circa diciotto anni quando è nato Lee Know, ai venti ho avuto una discussione pesante con la madre e così, iniziai a frequentare un'altra donna, ovvero Haru."
Guardai quell'uomo con occhi diversi.
"Bhe allora? Se è stato tutto un errore perché sei rimasto in contatto con lei?"
L'uomo qua vuole morire

"Perché esattamente da quell'errore è nata la creatura più pura mai vista prima"

L'uomo mi guardò con gli occhi straniti "che stai dicendo Lee?"
Si accese una sigaretta rubata dalla guardia.
"Io ho un altro figlio, Choi"
Gli cadde la sigaretta dalle labbra, mi guardava confuso "non ci credo... Perché non mi hai mai detto di lui?"
"Yongbok non è come me o come Lee Know. Con quest'ultimo ho sbagliato, ho sbagliato talmente tanto che all'età di otto anni sapeva come tenere una pistola in mano" Sospirai pesantemente "Bok però è tutt'altra persona, Know dice che è uguale a me per l'aspetto, ma non per il carattere" alzai le spalle.
"Wow..."

"E così lo stronzo se ne va"

Lui era Lucas Park, un ragazzo dalla ventina di anni se non di più... Un rivale di Minho. Quando entrò qua dentro si mise nella testa l'idea di mandare anche mio figlio qua, ma io negli anni gliel'ho impedito in tutti i modi possibili.
Non gli risposi, soltanto mi guardai in torno.

"A tutti i detenuti, dirigetevi verso i cortili"

Vennero aperte le celle dagli agenti in divisa.
Tutti in mano avevano un manganello nero, nessuno escluso. Ci venne ad aprire un nuovo agente, avrà avuto più o meno venti anni, potevamo vedere che era terrorizzato.
Appena aperta la cella, Joon gli passò accanto con un sorrisetto, prima di guardarmi con occhi innocenti.
Tornò a guardare il ragazzo con un sorriso sghembo prima di fargli un presunto occhiolino.
Si avvicinò più a me mettendomi una mano al fianco.
"Prossima preda?"
Gli dissi, sentendo una presenza fredda nella tuta arancione ormai strappata.
"Ci puoi contare"
Arrivammo così nel retro del cortile, dove una delle tante telecamere era stata rotta nelle prime ore della giornata.
Ci sedemmo così dietro un muretto a parlare del più e del meno.

"Sei sordo o cosa Lee?"
Abbassai lo sguardo mentre iniziai a tartassarmi le mani. "Coglione ascoltami invece di fare il misterioso!" Mi si avvicinò con la faccia talmente tanto da mettermi a disagio.
"Park vattene, tra poco se ne andrà e tu andrai a sbattere la testa contro il muro... Inizia già da ora"
Chiusi gli occhi cercando di non ridere.
"Choi che gli hai fatto per non farlo parlare? Troppi lavori di bocca?" mi alitò nel muso facendomi venire il voltastomaco prima di pranzo.
Sorrisi infilando una mano nella tuta dal colore appariscente. "Vuoi provare anche tu?"
Alzai la testa ponendogli una semplice domanda, facendogli corrugare le sopracciglia. "Giochiamo..."
Si allontanò di un passo. "È il gioco della roulette russa... Sai come si gioca?"
Mi alzai sovrastandomi con la mia altezza "Casey non fare cazzate" Joon si alzò e mi fece indietreggiare di due passi. Park negò.
"Bene bene... Allora, nella pistola a tamburo c'è solo un proiettile... Se avrai fortuna vivrai, altrimenti..."
Puntai la pistola alla fronte del ragazzo con un movimento veloce.
Permetti il grilletto, il proiettile non partì.
"Bene... Tocca a te"
Senza pensarci due volte prese la pistola dalle mie mani prima di caricarla e puntarla nella mia mia fronte.

"Sappiamo entrambi che è completamente scarica e che è un gioco del cazzo... Ma mi mette una strana adrenalina"
Sorrisi prima di guardare il grande orologio che era appeso sopra alla porta del cortile.
Prima che potesse premere il grilletto, l'ora nell'orologio scoccò, tre guardie si presentarono alla porta. "Park!"
Il ragazzo impanicato abbassò la pistola prima di essere preso dalle braccia "lasciatemi!! Quella pistola è completamente scarica!!" La buttò a terra davanti ai miei piedi, prima che un agente prendesse la prendesse per controllare se veramente era scarica del tutto.
"Le manca solo un colpo... I bossoli ci sono quasi tutti"
Lucas iniziò a gridare nel mentre i tre lo portavano dentro alla struttura, io ghignai.
"Sai che sei un bastardo?"
"Modera i termini Joon, potrei farlo anche con te" scherzai, facendo ridere entrambi. "Dai andiamo"

Il giorno dopo

"Devo ammettere che questi quattordici anni sono stati davvero belli"
Mi vestii dei vecchi panni che avevo quando entrai qua dentro, mi stavano davvero larghi.
"Quando sei entrato qui eri bassino e tondo... Ora ti sei fatto grande Casey." Joon mi guardò con gli occhi lucidi "Joon sai che ti verrò a trovare vero?"
Si alzò dal suo letto venendomi incontro "non sarà la stessa cosa" mi sorrise malinconicamente prima di darmi un pugnetto amichevole nella spalla.
Abbassai lo sguardo inumidendomi le labbra. "Joon"
"Mh?" Abbassò lo sguardo.
"Racconterò di te ai miei figli" sorrisi vendendolo appiattire le labbra.
"No! Non mi farai piangere ora bastardo!" Mi abbracciò stretto quasi facendomi mancare il respiro, sorrisi ora triste, ricambiando l'abbraccio.

(…)

Accanto a la guardia ero davanti al grande cancello verde e arrugginito. Avevo la mia valigetta tra le dita delle mani, in silenzio, aspettando che la struttura si aprisse.
"Lee" mi chiamò "mh?"
"Abbia cura di lei d'ora in poi" guardava davanti a sé e non mi guardava nemmeno per sbaglio.
"Aprite i cancelli!!" Gridò.
Il cancello verde così iniziò ad aprirsi ed io, ormai agitato, mi diressi verso l'esterno.
Mi girai poi verso l'uomo, solo ora mi stava guardando.
"Arrivederci!" Gli urlai, mentre le porte si stavano richiudendo. "Io non ci spererei!!" L'uomo urlò prima che il cancello si chiudesse del tutto.
Mi scese una lacrima fuggitiva, ma la asciugai velocemente prima di camminare verso casa.

Ero finalmente libero...

O quasi.

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Hello~ piccola presentazione di Casey.
Scusate per gli errori

Alla prossima~~

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