4 capitolo

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                              ☀️Thomas's pov☀️

Ovviamente avevo origliato tutto.

Quindi lei stava cercando di creare un rapporto simile come il nostro, con mio fratello Jace?

Roba da matti.

Quello che eravamo stati io e lei, non lo sarebbero stati nessuno.

Lei è sempre rimasta la mia Luna e io il suo Sole, tutte le altre Stelle, le Nuvole, gli altri Pianeti, sono sempre state le altre persone e sarebbero dovute rimanere tali, compreso mio fratello Jace.

-Allora venite?- chiesi con tono arrabbiato, non sapevo nemmeno io il perché. Ma mi infastidiva saperli vicini.

Non mi diedero retta e mi superarono, catapultandosi in cucina.

Che cenetta romantica, pensai.

Tutti presero posto, invece io andai a lavarmi le mani.

Quando tornai dal bagno, notai che l'unico posto libero fosse quello vicino a lei.

Spostai la sedia e mi sedetti, allargando le braccia.

Lei mi stava guardando con la punta dell'occhio.

Beccata

Finimmo tutta la cena in 20 minuti

Papà si alzò e portò una torta al limone, come dessert

A Diana non piace nulla che sia al limone. Come ha fatto a dimenticarsene?

-A Diana non piace il limone, papà- ribadì Jace

Ma chi si crede di essere? Tutto d'un tratto pensa di conoscere la mia Diana?

lei è sempre stata solo mia,

inteso come migliore amica.

-E tu che ne sai?- domandai fissandolo con sguardo inferocito.

-Solo perché sei stato il suo migliore amico, non vuol dire che non l'abbia mai notata, ok? Ora lei sta male per colpa tua, non credo te ne interessi più di tanto, tu che dici?- disse tutto d'un tratto.

Sia papà che la madre di Diana ci guardarono sbalorditi, senza emettere parola, compresa Diana

che però, come non detto, si intromise nella discussione.

-La volete smettere tutti e due, Thomas, Jace ha ragione, non te ne importa più nulla di me, quindi, non hai il diritto di decidere questo genere di cose. Jace, lascialo stare. Non provocarlo.-

Mi aveva appena sbattuto in faccia la verità? Sì, perché a me non me ne importava più nulla di lei.

-Torno subito- disse lei.

Dopo 5 secondi, mi alzai anch'io.

-Dove pensi di andare, eh?- mi fermò mio fratello
con un tono che non gli apparteneva.

-In camera mia?- risposi, come se fosse ovvio.

-Jace.- disse mio padre

Jace sapeva benissimo che quando papà nominava i nostri nomi, era per dirci di fermarci, qualsiasi cosa stavamo per fare o dire.

Lo ringraziai mentalmente e mi congedai.

Salii le scale e sentii un pianto provenire dalla biblioteca di casa.

Quello era il suo posto preferito.

Lei amava leggere, la rendeva libera, la catapultava in un mondo dove i problemi non esistevano, dove poteva immedesimarsi nei personaggi e guai a chi le diceva che leggere non fosse nulla di che, anzi, un'attività da praticare quando non si hanno amici o che i libri fossero solo inchiostro su carta.

Spinsi lentamente la porta che trovai non del tutto chiusa.

Era sulle ginocchia, vicino alla categoria dei romanzi rosa, il suo genere preferito

e stava piangendo, aveva le mani sugli occhi mentre continuava a sfregargli.

-Che ci fai tu qui? Sparisci immediatamente- urlò, priva di forze e vederla così, mi faceva sentire uno schifo.

Ma avevo dovuto farlo.

Ignorai i suoi ordini e avanzai cautamente verso di lei, mi misi anch'io con le ginocchia a terra, come lei.

Le appoggiai le mani sulle guance e cominciai a cacciarle via le lacrime che rovinavano quel suo bellissimo viso che mi ricordava proprio la Luna, aveva occhi scuri, occhi uguali alle sabbie mobili, se ci entri finiscono col risucchiarti dentro loro, poi i suoi capelli neri corvino, la pelle biancastra. La mia Luna, ecco cos'era lei, la mia Luna.

Bianca come la Luna, spendente come essa.

Le cacciai via le lacrime proprio come quando eravamo ragazzini. Chissà se ci pensa ogni tanto a noi, perché io, continuamente.

All'improvviso lei, mi richiamò dai miei pensieri.

-Perché mi fai questo?- chiese timidamente e con gli occhioni lucidi.

-Che cosa ti starei facendo?- Finsi di non aver capito.

Ero uno stronzo.

-Perchè hai mandato tutto al vento?-

-Tutto cosa?- richiesi

-Ti prego, smettila di fingere di non capire!-

Urlò con tutta se stessa, piangendo ancora di più.

Provai ancora ad asciugarle le lacrime ma mi scansò la mano bruscamente.

Mi toccò

Il suo tocco, quanto mi era mancato.

Ti prego, toccami di nuovo, perché quando lo fai, risvegli in me sensazioni nuove, strane e belle.

-Non voglio essere compatita da nessuno, tantomeno da te, perciò ora vattene- esclamò

-Sai che solo i deboli piangono- La provocai

Aveva cominciato a guardare un punto fisso.

poi ritornò alla mia affermazione.

- Ti scongiuro di smetterla o te ne pentirai- mi minacciò.

-Perché potrei pentirmene?- chiesi

La stavo facendo innervosire e lo sapevo, odiava le persone ripetitive o chi la prendeva per il culo.

Infatti fu un secondo e mi ritrovai la sua mano pronta per colpirmi, pronta per schiaffeggiami, ma io le bloccai il polso.

-Lasciami- strinsi la mia presa

mugolò dal dolore e appena la lasciai libera, se ne approfittò per scappare dalla biblioteca.

piccola ingrata.

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