Racconto

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Nella frenesia del ritorno del Rettore, cerco di alzarmi con un colpo di reni dal tappeto decorato che ricopre il pavimento, quando sento la spina dorsale irradiare calore, infliggendomi una seconda scossa di dolore lancinante che mi piega a terra.
Vedo Gloria che si alza dalla poltrona nel tentativo di aiutarmi. Con la stessa naturalezza che si ha nel respirare o nel camminare, leggo le sue emozioni scritte da una grafia incerta nella mia mente. Paura, apprensione, pena, una leggera linea di istinto protettivo. E per un attimo mi sembra di vedere anche un pizzico di amore materno.
Di sicuro è stata lei a medicarmi e curare il mio corpo dal veleno.
-Tu... Tu...- dico con la voce strozzata e roca per il dolore profondo lasciato dal veleno, gli occhi gonfi di lacrime piantati in quelli di Nepos.
-TU ERI MORTO!-
Scoppio a piangere sul tappeto, raggomitolato su me stesso in preda al dolore e allo sfogo improvviso di emozioni.
La seconda volta che piango nel giro di... Quanto? Due, tre giorni al massimo. Per quanto ne so, potrei aver dormito per parecchio tempo.
Inizio a singhiozzare in preda agli spasmi, sotto lo sguardo scioccato e preoccupato di Gloria e Nepos.
Sento le mani delicate di Gloria prendermi sotto le ascelle, per evitare di causarmi altro dolore. Soltanto ora noto di essere quasi completamente nudo. Solo un paio di boxer bianchi e una lunga fasciatura elaborata che mi attraversa tutto il torace coprono il mio corpo pallido e senza forze.
Continuo a singhiozzare piano per lo shock e il dolore mentre Gloria mi trascina lentamente sul divano, cercando di non aggravare le mie condizioni.
-... morto... Tu eri morto...-
Per un attimo, riesco a vedere lo sguardo terrorizzato e la bocca spalancata di Nepos nel trovarmi in questo stato, prima di scivolare lentamente in un sonno velato dal dolore.

"Mi trovo di nuovo nella biblioteca-labirinto. Non ricordo il motivo del mio ritorno. Ma so di aver dimenticato qualcosa. Le scritte ondeggiano lente sui muri, illuminata una strana luce viola. Ma invece di Quello Che Accadde, sulle pareti nere campeggia una sola frase, ripetuta più e più volte ovunque.
non puoi salvarla non puoi salvarla non puoi salvarla non puoi salvarla non puoi salvarla
Continuo a camminare incredulo, cercando di capire che strano scherzo sia questo. Sento una voce ovattata provenire da un punto indefinito.
-Ethan? Ethan...-
Inizio a correre nel labirinto, cercando l'origine della voce, mentre questa continua a parlare.
-Ethan... Perché mi hai lasciata sola? Perché lo hai fatto, Ethan? Ho così tanto freddo...-
I muri smettono di susseguirsi per lasciare spazio a un baratro. Ma corro troppo velocemente per fermarmi, ormai. Cado."
Dolore
Una fitta lancinante mi percorre la spina dorsale.
"Apri gli occhi. Adesso."
Mi costringo ad ascoltare l'istinto e apro lentamente gli occhi, che guardano lo stesso soffitto bizzarro di prima, in linea con il resto della stanza. Forse, con il resto dell'intera casa. Altri due paia d'occhi mi coprono la visuale: Nepos, e la donna del negozio. Non riesco a ricordarne il nome.
C'è qualcos'altro che non riesco ad afferrare subito, con i pensieri offuscati da qualche antidolorifico. Qualcosa di importante.
La donna inizia a parlare appena apro completamente gli occhi, dolenti per il sonno.
"Quanto hai dormito, eh? Stupido."
-Tutto bene adesso, Ethan? L'antidolorifico avrebbe dovuto fare effetto. Pft, con tutto quello che ci ho speso... Sei un bel problema, ragazzo mio.-
Scuoto la testa per riprendere coscienza dei miei pensieri, e mi guardo intorno. Riesco quasi a sentire il mio cervello confuso saltare da una parte all'altra della testa. La stessa stanza bizzarra di prima, accesa nelle sue tonalità scarlatte, con le più strane decorazioni prese chissà dove.
-Allora?- insiste la donna. Gloria. Ecco qual'era il suo nome.
Nello stesso istante in cui ricordo il suo nome, mi affiora alla mente un altro particolare, o meglio, una serie di avvenimenti che portano ad una sola conclusione.
Il piano di fuga, il lavoro alla miniera di corundum. Le guardie distratte.
La morte di Nepos.
Con uno scatto al di sopra delle mie condizioni fisiche, afferro la gola del Rettore con la forza necessaria a fare arrivare il suo viso ansimante a pochi centimetri dal mio viso. L'unico suono che riesco ad emettere è un rantolo sommesso, torturato dal dolore. Riesco a sentire il suo respiro caldo e frammentato sulla mia pelle. Implorando la mia spina dorsale di non cedere proprio ora, guardo il vecchio nei suoi occhi terrorizzati, incapace di vederlo vivo di fronte a me. Nonostante cerchi di liberarsi dalla stretta con le sue mani, l'ultima cosa che voglio è lasciare il suo collo.
Mi avvicinò ancora un po' al suo orecchio destro per pronunciare una sola frase, con una voce più calma di quanto credessi.
-Tu sei morto, ricordi?-
Non lascio la presa, nonostante senta la mia schiena cedere lentamente per lo sforzo eccessivo.
Per qualche secondo sento di volerlo morto, mentre il suo respiro si fa più flebile e la mia parte più sadica mi dice di continuare a stringerlo, fino ad ucciderlo davvero. Ma qualcun altro nel mio cervello la pensa diversamente.
"Allora uccidilo, idiota. Forza. Rovina tutto, di nuovo. È l'unico vero padre che tu abbia mai avuto, e tu vuoi ucciderlo?"
Sfinito per lo sforzo estremo, mollo la gola del Rettore, che cade all'indietro sul pavimento. Non lo riconosco quasi, vedendo l'opera della mia mano sul suo corpo.
Da quando ho tutta questa forza? Non ho mai fatto uno sport, e non ho mai avuto interesse nel mettere su un po' di muscoli.
In fondo, a cosa dovrebbero servirmi? A strangolare un uomo di mezza età per essere saltato fuori dal nulla?
Cerco di riprendere la calma e osservo la scena che ho intorno: un vecchio paonazzo e boccheggiante che tenta di rialzarsi da terra, e una donna terrorizzata che rischia di svenire in preda allo shock.
E in un'altra occasione mi verrebbe anche da ridere. Un'occasione in cui la mia unica amica non è dispersa chissà dove, e in cui non mi ritrovo in una stanza sconosciuta con un uomo che dovrebbe essere morto e una commessa di un negozio d'abbigliamento.
Chiudo gli occhi per riordinare le idee, sdraiato sul divano cremisi e cercando le parole adatte per esprimermi.
-Voi due... Mi dovete una spiegazione.-
"... Potevi fare di meglio, Moss"
Aspetto che Nepos si rialzi, mentre Gloria si sventola con la mano cercando di non svenire, per poter ottenere una risposta.
-Era necessario strangolarmi?-
-Oh, andiamo. In fin dei conti, dovresti essere morto...-
-Questo non ti autorizza a uccidermi davvero.-
-Voglio delle risposte. Cos'è questo posto? E cosa c'entra Gloria?-
Nel sentire il suo nome, la vedo subito alzarsi dalla sua poltrona con il suo solito fare altezzoso.
-Quello che qui non c'entra nulla sei tu, tesoro. Ora, sta in silenzio e lascia parlare Gavin.-
-Gavin? Ma cosa...?-
-Silenzio, su! Ora capirai tutto, ragazzo-
Mi metto a sedere a fatica, pronto ad ascoltare la storia di... Gavin.
Il Rettore si massaggia la gola e si schiarisce la voce, per poi iniziare.
-Ethan, ragazzo... Ci sono molte cose che non sai sul mio conto. E alla fine di questo racconto, sarà un bene che tu continui ad ignorare la maggior parte di queste cose. Non sono ancora pronto a raccontarti la mia storia... Ma ci sono alcuni dettagli che devi sapere per capire tutto questo.
Vedi, Ethan, progettavo da tempo di fuggire a Nuova Roma. Negli ultimi mesi, avevo notato cambiamenti in te. E non parlo di crescita o altri cambiamenti naturali, sto parlando di Capacità. Te ne sei reso conto solo quel giorno, vero? Il giorno in cui sei venuto a raccontarmi del tuo sogno... E pensare che sono passati così pochi giorni... Era da tempo che ti osservavo, e conducevo ricerche. Molto lentamente, altre Capacità si stavano svegliando dentro di te, con il tempo... Ma perché? Come mai proprio tu? E perché solo ora?
Ma come sai, il materiale storico della Cattedrale è molto scarso... Così avevo deciso: la Biblioteca Monumentale. Il mio piano era già pronto. Conosco delle persone a Nuova Roma, da molto tempo... Persone che, come me, studiano la vera natura della Duplicazione e le sue conseguenze a Iridian. Ci sono così poche fonti, ragazzo mio... Sono passati troppi anni perché qualcuno decida di ricordare e rendere pubblici quei giorni di caos. E tu potresti essere la risposta a tutto ciò. Perciò esistiamo noi. Non abbiamo un nome, ma siamo ovunque. Anche Gloria è una dei nostri. Rilevante, anche lei, come me e te. Sa tenere bene un segreto, lo avresti mai detto?
Perciò, avevo programmato ogni cosa. Sarei dovuto arrivare da Gloria, e con lei infiltrarmi nella Biblioteca per cercare delle risposte concrete. Ma poi, anche tu hai capito. Ed è stato un bene, forse...
Il resto lo sai, il piano è fallito. Mi hanno sparato. E, diciamocelo, sono morto.
Le Coldflame hanno preso quello che restava di me, e mi hanno portato in un ospedale vicino per l'autopsia e per redarre il mio necrologio.
Niente di ufficiale, si intende. Sarebbe un problema scomodo per il Console avere una guardia che spara ad un Rilevante durante il lavoro.
La mia Capacità mi ha salvato, quel giorno. Ethan, non te l'ho mai detto, lo so... Ma io ho un tasso di guarigione superiore alla media. È il mio potere, il mio dono di nascita.
Sai, dopo l'autopsia, i cadaveri vengono lasciati soli per un po'. I responsabili avranno avuto cose da fare, non lo so nemmeno io... Dopotutto, ero morto, e dovevano fare tutto in massima discrezione. Ma è in quel momento che ho approfittato della solitudine per fuggire. È stato come svegliarsi da un sonno. In un certo senso, sono morto e tornato in vita, ma sappiamo entrambi che non è così... Semplicemente, non avevo battito cardiaco. Quel proiettile mi aveva colpito su un fianco, e l'emorragia sarebbe stata troppo estesa per una persona normale. Così, almeno all'inizio, il mio cuore ha smesso di battere. Ed è stata la mia salvezza.
Con le poche cose che avevo indosso quel momento, sono tornato alla cava senza farmi vedere, come operaio, e saltato su un autocarro in partenza. Come da programma, dopotutto. Giusto un po' in ritardo.
Sono arrivato al magazzino, e poi da Gloria. Lei mi ha detto di te, che eri stato lì appena un giorno prima.
Così ho aspettato, e pensato a cosa fare... Chi si aspettava che ti avrei ritrovato mezzo morto, in pieno mattino, nel vicolo di fianco al negozio di Gloria?
Sono stato io a portarti qui. Ormai avrai capito che questa è la casa di Gloria.-
"No, non mi dire. Non lo avrei mai detto"
-Avevi del veleno nelle vene, Ethan. Per poco non ti perdevamo per sempre, durante le prime ore del tuo arrivo. Ma a quanto pare, io e Gloria siamo riusciti a tenerti vivo. Abbastanza vivo, almeno. Hai dormito cinque giorni.
Se te lo stessi chiedendo... Mi chiamo Gavin. Gavin Nepos. E ora, anche tu ci devi delle spiegazioni.-
Gavin Nepos?
Guardo il Rettore, stupito dalle sue parole.
Quindi, mi sono teletrasportato... Ma Nepos...
Conosco davvero l'uomo con cui sto parlando? Posso fidarmi di lui?
Forse dovrei essere più sconvolto, ma dentro di me forse me lo sono sempre aspettato.
Mi passo una mano tra i capelli, con una smorfia di dolore nel muovere le braccia, e racconto a Nepos l'accaduto degli ultimi giorni.
Nel sentire le mie parole su Elise, sulla Biblioteca, sulle scoperte riguardo alla Duplicazione, ad Adam, e all'origine dei Rilevanti, persino di fronte alla nomina di Aaron a capo delle Coldflame, Nepos non sembra preoccupato.
Evito volutamente di parlare del padre di Elise. Se sapessero che è la figlia del Console, non mi aiuterebbero mai a ritrovarla.
Guardo Nepos negli occhi per cercare la sua comprensione.
Dentro di lui riesco a scorgere della felicità per le scoperte, quella pericolosa ebrezza che permea ogni nuovo progresso nella ricerca.
Nepos dev'essersi accorto dei miei dubbi, perché abbassa lo sguardo sul tappeto.
-Va bene, ragazzo... Con queste informazioni, non potrem...-
-Non c'è tempo, Nepos. Elise, è scomparsa nella Biblioteca... Dobbiamo pensare a questo ora, è la cosa più importante. Devono averla presa le Coldflame, potrebbero interrogarla, potrebbero addirittura ucciderla. Devo ritrovarla.-
-Ragazzo mio, non avresti dovuto coinvolgerla, e ora...-
-No! Io l'ho vista Nepos, l'ho sognata! E c'è qualcosa di sbagliato in questi sogni, qualcosa a che fare con tutto questo, come una sensazione... È panico. Io devo trovarla. Non posso abbandonarla a sé stessa.-
Nepos sospira e pensa a lungo prima di rispondere.
-...Non farmene pentire ... Gloria, dove tengono i detenuti in attesa di processo?-
-Gavin... Per un crimine simile, non c'è un processo. È un caso unico. Quella ragazza, insieme ad Ethan, è penetrata nelle difese della Biblioteca Monumentale, la più sacra e impenetrabile struttura di Iridian, dopo la Luce. Sarebbe un vero problema se si venisse a sapere che una ragazzina è riuscita ad entrare nell'edificio più sicuro di Nuova Roma, non trovi?-
"Soprattutto la figlia del Console stesso..."
-Il Console non si è mai fatto problemi a togliere di mezzo le persone scomode, nel modo più discreto possibile, tesoro... Lo capisci...-
Non può essere possibile... Non deve...
-Voi... Mi state dicendo...-
-Ti stiamo dicendo, Ethan... Che ora dobbiamo pensare alla cosa più ragionevole da fare...-
-No, non è vero... Non è possibile...-
Mi prendo la testa tra le mani, con un profondo ronzio sommesso nelle orecchie.
Tutto quello che voglio ora è scappare. Scappare da tutto questo, da questi poteri che non ho mai voluto, da queste persone di cui non so nulla, da questa città marcia che arriva ad uccidere una ragazza per difendere la propria immagine.
Non l'hai salvata.
L'hai lasciata morire.
-Ethan... Fermo!-
Riesco solo a vedere un turbinio di immagini vicino a me. Nepos che cade a terra urlando, Gloria che si affanna ad aiutarlo, l'intera stanza che gira.
Non vedo altro che una massa indistinta di oggetti che girano.
Elise.
Mi sembra quasi di sollevarmi dal divano e... Scomparire, lentamente.
Finalmente, sto scappando.
Presto finirà tutto, mi dico. Anche il dolore alla schiena. Si, ci siamo quasi.
Elise.
Non riesco più a capire cosa stia succedendo, è tutto così confuso.
Sta accadendo di nuovo?
Sono le Capacità?
Non è morta
No. Non sto svanendo. Mi sto muovendo, in qualche modo.
Di nuovo non riesco a controllare le mie Capacità.
Ma ormai è troppo tardi per fermarmi.
Teletrasporto. Di nuovo. Ma dove?
Elise non è morta.

Elise non è morta...?

Cado a terra su un pavimento scuro è ruvido.
Allora mi stavo davvero muovendo, mi sono di nuovo... Teletrasportato? Sembra tutto troppo assurdo per essere vero, eppure...
Questa non è la stanza dove mi sono svegliato prima.
Le pareti sono di pietra grezza, scura. Non ci sono finestre, solo un'apertura sul soffitto. Sono da solo.
Un mugolio in fondo alla stanza.
Non sono da solo allora.
Mi volto a guardare, strizzando gli occhi nell'oscurità per capire l'origine di quel lamento.
Una massa indistinta di pelle sporca e vestiti lacerati, addossata in un angolo, piena di ferite su tutto il corpo.
Una testa bionda, irriconoscibile, con la bocca coperta da una maschera d'acciaio.
E due occhi verdi, lucenti di lacrime nel buio della stanza.
Corro verso di lei, fino a cadere per la schiena straziata dal dolore.
Non c'è tempo per cadere ora.
Mi rialzo in preda agli spasmi, e mi avvicino a quegli occhi terrorizzati che mi fissano dal buio.
Due braccia imploranti si avvolgono intorno alla mia gamba, e nel rumore di un pianto incontrollato sotto quella maschera d'acciaio, riesco a cogliere una sola parola frammentata, sussurrata più e più volte.
-Ethan...-

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