Ethan

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Acqua.
Acqua che cade dal cielo. Non ho mai visto una cosa simile in tutta la mia vita, posso quasi toccarla... Quasi.

E poi il Sole mi sveglia dai miei sogni filtrando dalla tenda grigia.

Non mi è mai piaciuto il Sole. Con la sua luce bianca rende ancora più squallido il Quartiere Grigio. Non dovrei neanche pensare cose come queste, perché come dice il Rettore Nepos "Questo quartiere è una benedizione, non è Nuova Roma la nostra legittima casa. Qui possiamo esercitare le nostre Capacità che ci rendono speciali". Speciali.

Un modo carino per dire "diversi".

Perché io e gli altri Rilevanti siamo diversi dagli Iridiani.

E poi, come se io avessi una Capacità utile. O magari appena decente. Sono nato con la Capacità che permette di far levitare i piccoli oggetti. È divertente, finché hai dieci anni. Ma poi capisci che sfrutti il massimo delle tue forze solo per sollevare un libro, e in ogni caso cade quando arriva ai tre metri di altezza. A 16 anni compiuti, potrei essere considerato un Iridiano normale, tanto che non uso mai la Capacità.

E per qualche anno le Coldflame ci sono quasi cascate. Ma poi mi hanno scoperto e portato in questo letamaio fatto di cemento. Cemento e Sole.

Ma Nuova Roma la ricordo ancora, con i suoi palazzi di vetro che sfiorano il cielo, il Cancello... e la Luce. Oh, la Luce... é come un enorme lava-lamp azzurra, piena di tubi trasparenti all'interno da cui estraggono l'acqua dal Centro. E in cima alla Luce, la Sala Celeste, sede del Consiglio. È stata aggiunta in seguito, dicono. Una piramide in cima alla Luce, fatta a più piani, con gli alloggi del Console in cima.

Non mi è mia piaciuta neanche quella.

Ma finché sei un cittadino di Nuova Roma non ti fai problemi. Quelli esistono solo al Quartiere Grigio.

Scosto le tende con le dita per coprire il Sole e mi preparo per andare alla Cattedrale per la lezione. La prima lezione dell'anno.

"Un altro anno e sarà finita" penso con un misto di allegria e triste nostalgia. Non voglio smettere di ascoltare le lezioni del Rettore Nepos. Mi piacciono, ed è l'unica cosa che mi ricorda Nuova Roma.

Scendo le scale della mia stanza ed entro nella sala da pranzo con lo zaino in spalla -che probabilmente è ancora vuoto, non ho controllato- Mi siedo sul tavolo guardando mia madre che prepara la colazione.

-Giorno- la saluto allegramente. Si gira verso di me e sorride mentre mi da la solita tazza di latte caldo.

-Mamma... te la ricordi Nuova Roma? Ti ricordi la Luce?- dico fissando la tazza fumante. Non mi aspetto una risposta. Si limita a guardarmi con nostalgia per un attimo, poi torna alla sua cucina da sistemare.

Non parla da quando quel traditore di Aaron ci ha consegnato alle Coldflame.

Aaron.

Non lo chiamo papà da... quanto? Saranno quattro anni ormai. Quattro anni che non vedo la Luce.

Resto appollaiato sul tavolo a guardare mia madre per un po': i capelli argentei come i miei, il viso sottile e aggraziato, il corpo esile e slanciato. È ancora bella per la sua età, penso, con quelle sottili rughe sotto gli occhi e agli angoli della bocca, che si accentuano quando sorride, e le mani gentili da cui la pelle inizia a cedere. Preso dai miei pensieri, non mi accorgo dell'orario. Così bevo avidamente la mia tazza di latte e scendo dal tavolo, do una pacca gentile sulla schiena di mia madre ed esco di casa dalla porta scorrevole.

Al di là della porta, il paesaggio che ormai ho imparato a conoscere, o meglio, a sopportare: la facciata del Modulo 32, di fronte a casa mia, gli steccati bianchi e neri, le strade di grigio cemento grezzo. In lontananza, le alte mura che delimitano il Quartiere e i giardini di Aethena grigia. Aaron ha sempre detto che il mio nome, Ethan, deriva da quella pianta che cresce solo nel Quartiere, dello stesso colore dei miei capelli.

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