Alle diciotto, jungkook pensò di aver infilato la testa dentro ogni vicolo e angolino riparato in un raggio di dieci isolati dal ponte. Yoongi aveva dato forfait a metà pomeriggio, quando avevano raggiunto le otto ore di lavoro, lamentandosi che il Dipartimento non lo pagasse abbastanza da diventare un eunuco per il troppo freddo e che Namjoon non avrebbe autorizzato comunque gli straordinari. Ma jungkook non riusciva proprio a spegnere l’interruttore in quel modo. Tempo un giorno o due, i senzatetto e i tossici sulla strada avrebbero dimenticato tutto ciò che potevano aver visto.
Nella lotta per la sopravvivenza, non c’erano molte energie da sprecare per i problemi degli altri. Per non parlare dell’amnesia causata dalla tornata successiva di droghe o alcol. Se qualcuno aveva visto la vittima quella mattina, l’unico modo per trovare una pista utile sarebbe stato interrogarlo il prima possibile.
Le strade spazzate dal vento erano quasi deserte e le persone che riuscì a trovare, rannicchiate in auto abbandonate o negozi chiusi per fallimento, mostravano scarso interesse in qualcosa che non fossero i loro problemi. La risposta migliore che ottenne mostrando la foto del cadavere fu il grugnito “Ha un’aria familiare”. E poiché la frase era di solito seguita da “Qui iniziamo più o meno ad assomigliarci tutti”, iniziò a non farsi troppe aspettative.Molti posti erano chiaramente abitazioni abusive abbandonate, disseminate di spazzatura e bottiglie vuote, che erano state scartate quando il freddo aveva iniziato a entrare. Troppe per giustificare una perquisizione sulla base dell’esile possibilità che una di esse fosse appartenuta alla vittima. Un paio di volte si era imbattuto in qualcuno raggomitolato al freddo accanto a una bottiglia non ancora vuota. Jungkook aveva chiamato i soccorsi per due vagabondi.
In genere non se ne sarebbe curato, ma entrambi (un uomo anziano e una donna così sporca da non riuscire a capire che età avesse) sembravano essere così sbronzi da non rendersi completamente conto del freddo glaciale.
Sarebbero tornati presto sulla strada, ovviamente, ma forse abbastanza sobri da cercarsi un riparo.
Jungkook aprì l’auto e si lasciò andare rigidamente sul sedile. Aveva male ai
piedi, e anche il presentimento che gli avrebbero fatto ancora più male non appena si fossero riscaldati. Prese il cellulare del lavoro e chiamò il distretto.
Linda Ramsey era ancora alla sua scrivania.
«Le impronte non hanno restituito nessuna corrispondenza,» lo aggiornò lei. «Siamo ancora in attesa del rapporto dell’AFIS, ma la nostra vittima non è mai stata arrestata nel Minnesota.»
«Maledizione. E il contenuto delle tasche?»
«Ho controllato il negozio di alcolici che ha emesso lo scontrino ritrovato. Una commessa lo ha riconosciuto: tre giorni fa ha comprato una bottiglia pagando con monete e banconote di piccolo taglio, ma era la prima volta che faceva acquisti da loro. E le telecamere di sicurezza sono così vecchie che registrano ogni giorno sopra il nastro di quello precedente. Quindi niente immagini.»
«Nient’altro tra gli effetti personali?» «Le sue scarpe da ginnastica erano costose, una volta, ma ora sono così mal ridotte da farmi pensare che siano molto vecchie oppure di seconda mano.
Gli abiti erano piuttosto anonimi, di bassa fascia. C’erano cinque dollari nascosti in una scarpa, tutti in biglietti da uno. E alcune monete nelle tasche.
Niente telefono, niente portafogli, nulla di utile.»
«Okay, allora stacco.»
«Saluta jimin da parte mia.»
«Oh, va bene, certo.» Era ancora strano sentire qualcuno che accennasse alla cosa come se niente fosse. È così che deve essere. Inoltre, Ramsey e jimin erano andati subito d’accordo, quel paio di volte che si erano visti. C’era qualcosa di anormale in lui se si sentiva più a proprio agio con il comportamento elusivo di yoongi e persino quello attivamente ostile di Loes rispetto a quel semplice “saluta jimin ”?
«A domani, Ramsey. Senti, ti andrebbe di presenziare all’autopsia?» «Certamente.» Il tono della giovane detective era impaziente. Era ancora una novellina del mestiere tanto da essere più affascinata che stanca dell'obitorio.
«Alle otto. Ci vediamo là.»
«Notte, jungkook.»Guidò fino a casa con i sensi all’erta, ma come al solito gli operatori addetti alla sabbiatura e alla salatura avevano lavorato tutto il giorno e le strade principali erano pulite. Fu soltanto nei pressi dell’appartamento di jimin, del loro appartamento, che dovette compiere una brusca sterzata per evitare un idiota che mancò scivolando lo stop di una via laterale. Il tizio non si fermò nemmeno: si limitò a trasformare la scivolata in un’azzardata svolta a sinistra e poi ripartì. Per un attimo, jungkook accarezzò la fantasia di corrergli dietro e multarlo per non essersi fermato allo stop.
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COMPITI A CASA
FanfictionJungkook e Jimin pensano di essersi lasciati alle spalle i momenti più complicati. Sono usciti allo scoperto come coppia e stanno costruendo una famiglia assieme ai loro due bambini. È tutto ciò che hanno sempre sognato. Ma Yuna fa fatica ad accetta...