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HARRY POV

Amai profondamente vedere Louis così intimidito dal mio comportamento.
Sembrava un tenero bimbo che ha appena conosciuto un parente lontano, a cui non sa cosa rispondere per il troppo imbarazzo.
È il mio bimbo, e me lo accudisco io.
È il mio bimbo, più grande di me di due anni, ma più basso di me.
Adoro la sua altezza, adoro il suo carattere, adoro i suoi momenti freddi, adoro quando vuole avere sempre ragione, adoro quando fa il timido, quando abbassa la guardia, quando mi prende alla sprovvista in qualsiasi caso, adoro quando si alza in punta dei piedi per abbracciarmi, quando mi salta in braccio, quando ride e sorride, contagiandomi subito.
Adoro tutto di lui, per non parlare d'amore.
Adoro perfino il fatto che abbia cercato di sfuggirmi non appena ha visto mia madre osservarci, anche se consapevole del fatto che giá sapeva tutto.

Non riuscii a dormire, mi girai continuamente nel letto, senza riuscire a trovare un pensiero fisso che mi trasportasse nel sonno.
Cominciai ad avere freddo, e senza dirlo a mia madre e sorella per paura che si preoccupassero, scesi in cucina a farmi un thè caldo.
Non mo preoccupai nemmeno di mettermi un paio di pantaloni.
Percorsi le scale a fatica, avendo le vertigini non appena misi i piedi giù dal letto.
Con pazienza e molta forza arrivai in cucina, la testa a girarmi e gli occhi appannati.
Cercai di eliminare tutti i brutti pensieri che potevano inerire alla mia situazione fisica, ad esempio, l'essere ammalato.
Dopo vari tentativi di riempire il pentolino con acqua calda, riuscii a farlo, non prima che mi cadesse dalle mani, creando così un rumore assordante che mi trapassò i timpani, moltiplicando il dolore più del solito.
Mia madre corse subito a vedere come stavo e con la faccia completamente preoccupata si sveltò ad avvicinarsi a me, mentre mi reggevo con le mani alla cucina, per non perdere l equilibrio.
"Harry cosa ti succede?" chiese preoccupata, aiutandomi a stare in piedi per poi farmi sedere nella sedia del tavolo.
Negai con la testa, non sapendo per l'appunto cosa avevo.
Mi passò una mano nella fronte, togliendola alcuni secondi dopo, mentre continuavo a guardare il vuoto.
"Amore mio, scotti, hai la febbre!" esclamò preoccupata.
Alzai lo sguardo su di lei per vederla agitarsi in giro per la cucina.

Perfetto, solo la febbre mi mancava!
Oggi stavo benissimo, e ora sono ammalato, com'è potuto succedere?
Diooooo che nervoso.

"Eccolo!" esclamò, per poi girarsi verso di me e infilarmi il termometro in bocca, senza nemmeno avvertirmi.
La assecondai, alzandomi per sdraiarmi in divano.
Mi aiutò subito mettendomi il braccio dietro la schiena.
"Sdraiati, finisco di prepararti il the. Copriti bene!" ordinò, spiegando la coperta piegata, per poi adagiarmela sopra.
Annuii e la vidi sparire di nuovo in cucina.
Chiusi gli occhi, nella speranza che quel dolore alla testa passasse, ma poco da fare.
Di certo non serve chiudere gli occhi per far sparire, o almeno, alleviare quel fastidioso dolore alla testa che si prova quando ci si alza o si fa un minimo movimento, quando si ha la febbre.
Sentii mia madre togliermi l aggeggio dalla bocca e aprii gli occhi giusto per vederla strizzare gli occhi.
Aggrottai la fronte nella speranza che mi avvertisse quant'era.
"39! Hai 39 di febbre!" disse, completamente pallida in viso.
Cosa che dovevo essere pure io.
Ma bene! Domani non vedrò Louis.
Fu il mio primo pensiero, com'è giusto che sia. È una questione di principio.
"Non avevi nulla fino a qualche ora fa.." sussurrai, incapace di utilizzare la voce a tono adeguato, coprendomi fino al mento.
"Sei pallidissimo Harold, sembri un fantasma!" aggiunse, come se non avessi capito di essere preso male.
Chiusi nuovamente gli occhi e le ricordai l'acqua nel fornello.
"Si si ora vado" disse.
Tornò dopo 2 minuti con una tazza di the fumante, attenta a non farlo rovesciare.
Lo appoggiò al tavolino di vetro di fronte a me e mi aiutò a mettermi seduto.
Sentii nuovamente la testa girare e mi coprii il viso chiudendo gli occhi, vedendo tutto nero per pochi secondi anche quando li aprii.
Non ricordavo che questi fossero sintomi della febbre.
"Vuoi..vuoi che faccia qualcosa?" chiese disperata, nella speranza di aiutarmi a stabilirmi migliormente.
Si. Portami Louis. Ora. Fallo apparire da quella maledetta porta.
"No..sto bene, per dire, così." la rassicurai inutilmente, dato che il mio viso non aveva cambiato espressione.
Allungai il braccio per prendere la tazza ma mi battè nel tempo, prendendola per prima, passandomela subito.
La ringraziai con un cenno del capo,
Mi scottai le labbra non appena inclinai la tazza, idiota che sono.
Strizzai gli occhi e allontanai subito la tazza dalle mie mani, sentendo mia mamma in una risata soffocata. Mi tirò su il morale, non sopportavo vederla tesa e preoccupata.
"Harry, caro, capisco che sei ammalato e non sei coscente di tutti, ma che scotti è un dato di fatto" puntualizzò con ironia.
Le feci la linguaccia, strizzando l'occhio subito dopo.
Inutile, volli per forza mandare giù quell'acqua imbevuta di thè.
La ripresi e dopo aver aspettatto abbastanza e averci soffiato, provai nuovamente a mandarne giù qualche sorso, riuscendo nel tentativo.
"Bravo Harold. Vado a prenderti un'aspirina" mi informò, svanendo per l'ennesima volta.
Tornò poco dopo con in bicchiere, probabilmente d'acqua, e una pastiglia.
Li adagiò nel tavolo, scioglendola subito nell'acqua.
Si sedette vicino a me e mentre mandavo giù a brevi sorsi quell intruglio, mi accarezzava la testa, spostandomi all indietro i capelli che mi ricadevano in viso.
"Louis si è sentito in imbarazzo prima, vero? Lo hi notato subito." venne fuori dal nulla con quel discorso.
Al solo nome Louis le cedetti la mia completa attenzione, attivandomi di più e riuscendo a finire il thè.
Mi girai subito a guardarla e la trovai con lo sguardo intento nella mia testa.
"Te ne sei accorta.." buttai li, non sapendo cosa dire.
"Certo che me ne sono accorta, e mi sono anche accorta di come tu abbia reagito nei suoi confronti, e di come hai preso in mano la situazione. Sei stato dolcissimo, a parer mio."
Oh, che imbarazzo sentirsi dire queste cose da una madre.
Chinai la testa e mai avevo notato come i piedi fossero belli.
"Volevo solo fargli capire che a me non importa se tu ci veda o no, perchè ormai lo sai e non credo ti dia fastido, e poi ho visto com'eri in viso. Sembravi felice e per niente schifata" confessai, ma giá lo sapeva.
Puntualizzai allora.
Fermò la mano e la portò nel mio ginocchio "Ero e sono soddifatta e fiera di mio figlio, che ha trovato un ragazzo adorabile, che farebbe di tutto per lui. Questo si vede a chilometri di distanza. Tiello stretto questo Louis, perchè oltre al fatto che è un ragazzo fantastico a quanto ho potuto constatare, è anche l'unica persona che ti ha cambiato. Vedo quanto sei felice ora che stai assieme a lui, vedo i tuoi occhi che splendono continuamente e non sono mai tristi. Una madre le vede certe cose." disse mettendoci delicatezza e facendi attenzione a non superare quel tono di voce.
Arrossi, non solo per la febbre, ma per la sua rivelazione.
O meglio, la sua constatazione nel vedermi felice. Il che è vero, lo sono.
"Mamma. Sono innamorato di lui, è ovvio che tu mi veda così, perchè lo sono. E tranquilla, non ho la minima intenzione di lasciarmelo scampare, è mio.
Grazie per le belle parole." risposi sincero, senza però evitare di arrossire.
Mi accarezzò nuovamenta il capo per poi arrivare alla guancia destra, sorridendomi in cenno d'intesa.
"Bevi l'aspirina ora, poi ti accompagno in camera." deviò argomento (fortunatamente)
Accettai e bevvi, facendo un espressione deliziata non appena sentii il gusto menta, seppur a granelli, scivolarmi in gola.
Appoggiai il bicchiere e mi alzai, aiutato da lei, e con l'aiuto di entrambi raggiunsi la camera.
"Se ti serve qualcosa urla, sarò qui in un secondo. Buonanotte Harry" disse dolcemente, non prima di avermi dato un tenero bacio nella fronte.
Si, ho 21 anni e amo essere trattato così da mia madre, la mia unica prima donna, dopo c'è Gemma.
Annuii e le raccomandai di spegnere la luce e chiudere la porta. Così fece.
Guardai l'ora, chiudendo gli occhi per la luminositá dello schermo improvvisa.
La abbassai tenendo un occhio aperto e tirai un sospiro di sollievo non appena tornai alla mia vista naturale.
Mi sembrò di essere stato attaccato dal Colpo del Sole di Crilin (di Dragon Ball).
Erano le undici, decisi di scrivere comunque a Lou per avvertirlo che non sarei andato a scuola.
Sbagliai le parole per la fatica a scorrere le dita nello schermo, inizialmente.

A:Lou♡
Lou..domani non vengo a scuola. Sono ammalato :C ♡

Non rispose, sicuramente stava giá dormendo.
Misi in carica il cellulare e cercai di dormire.
Dopo vari tentativi, girate nel letto da olimpiadi, colpi di tosse e mal di testa allucinante, riuscii a prendere il sonno, coperto fino al mento.
"Dormire" fu troppo come definizione.
Mi svegliai nella notte più di una volta, tutto sudato e la testa in fiamme, come la mia temperatura corporea, nonostante sentessi freddo.
Una cosidetta "nottataccia".
Inutile dire che furono compresi mezzi incubi e svegliate di soprassalto, come Axl Rose nella fine del video di November Rain dei Guns'N Roses.
Inutile anche dire che mia madre entrò in camera più di una volta, ricordo anche la figura di Gemma vicino a lei, ma ero addormentato e non ne fui sicuro.
Ricordo di essermi svegliato di soprassalto ina volta e di essermi messo seduto per pochi secondi, il tempo di vedere mia madre e Gemma a entrare dalla porta e avvicinarsi, ma non seppi cosa succese dopo che caddi all indietro e come a prendere un colpo alla testa, mi ri-addormentai di botto.
Il respiro irregolare e la stessa fatica a respirare non mi aiutarono, ma verso le 4 e mezza presi il sonno definitivamente, con il corpo fradicio di sudore e i capelli appiccicati al viso.

《You are my only exception.》- Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora