C o r r i

181 11 6
                                    

Lysborg,

24 giugno.

Thea dormì fino alle undici.

Di solito era una gran mattiniera, motivo per cui Ruby non la sopportava e dovendo condividere la stessa camera da letto a Birmingham, la sorellina aveva preso l'abitudine di addormentarsi con i tappi per le orecchie, quando la maggiore si preparava in fretta e furia con il costume già sotto i vestiti, per non tardare agli allenamenti di nuoto.

Thea viveva per il nuoto.

Non c'era altro che volesse fare nella vita, non aveva particolari interessi. Forse perché, effettivamente, era brava a fare solo quello.

Ma diamine, quanto era brava.

Persino sua madre, dopo anni e anni di sudore, soldi, litigate, insulti e offese era stata costretta a rivedere la sua opinione quando Thea aveva iniziato a gareggiare - gareggiare seriamente - e a vincere premi, alcuni in denaro. In questo modo era riuscita a pagarsi gli allenamenti privati e le trasferte per partecipare alle gare da sola, dato che sua madre era sempre sul lastrico.

La stoccata più pesante per la signora Hooper, tuttavia, fu la sorpresa che le fece Thea il giorno del diploma: aveva vinto una borsa di studio per l'università.

A quel punto, quella che avrebbe dovuto trasformarsi in gioia smisurata negli occhi di sua madre, divenne disgusto puro, tanto che Thea era rimasta senza parole alla reazione della donna.

Vuoi andare all'università?, le aveva riso addosso, con il fiato impuzzolito dalle sigarette e qualunque altra cosa si fosse fumata. Tu?! E che ci andresti a fare, eh? Ti sei diplomata per un soffio, hai sempre odiato passare il tempo col culo attaccato alla sedia e il naso sui libri e adesso vorresti andare all'università a spendere tempo e denaro? Perché non ti trovi un lavoro piuttosto, eh? E non contribuisci a tenerci un tetto sopra la testa, a pagare le bollette, a comprare i vestiti, la benzina per la macchina, il cibo che vi faccio trovare tutti i giorni a tavola?

A quelle parole, Thea non aveva risposto. Ma non perché non avesse nulla da ribattere.

In realtà, metà di ciò che aveva detto sua madre quella volta non era vero.

Thea aveva lavorato part-time come aiuto cameriera nella sala bowling vicino al liceo durante gli ultimi tre anni di scuola. Ci andava solo tre sere a settimana e la paga era misera, ma il figlio del proprietario, Finn, era un suo compagno di classe e aveva messo una buona parola per lei con il padre. In più, tutte le estati, lavorava come bagnina nell'Acquapark più grande della città. E così, tra i compensi vinti alle gare e il piccolo stipendio che racimolava lavorando alla sala bowling e al parco acquatico, sua madre si era ben presto liberata del compito di andare a fare la spesa tutte le settimane, di riempire il serbatoio della macchina e di comprare i libri per Ruby ogni volta che ricominciava l'anno scolastico.

Thea faceva il possibile per resistere, sebbene non si fosse mai lamentata davanti alla sorellina del fatto che di quel piccolo gruzzolo non le rimanesse neanche un centesimo da usare per se stessa, o peggio ancora del fatto che per sua madre quello sforzo - che per inciso le era costato un notevole abbassamento della media scolastica che l'aveva fatta diplomare "per un soffio" - non valesse nulla. Non fosse nulla.

Non le aveva mai detto grazie.

Ok, forse non era tenuta farlo. Forse Thea era una figlia ingrata, forse era egoista, forse si lamentava troppo...

Con Thea si riduceva tutto a un "forse."

Ma con sua madre no. Oh no, Rebecca Hooper era tutto meno che un forse.

Doveva essere un gioco.    [ SPIN-OFF del romanzo "Nome In Codice: H.A.C.K.E.R."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora