S e n z a i d e n t i t à

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Lysborg.

Ore 23:49.

«E adesso cos'hai intenzione di fare?»

«Ruby, sei assilante. Falla finita. Dormi.»

«Ma come faccio a dormire in questa situazione?!» grugnì la ragazzina, arrotolandosi nelle lenzuola come un insetto, tanto che Thea si trovò con le gambe scoperte. Per la quinta volta. «Hai visto o no, le loro espressioni?! Stavo morendo di paura!»

Oh, ma che tenera.

Come se fosse lei ad avere un bersaglio dietro la schiena.

Thea si stropicciò il viso assonnato con le mani, ripensando agli ultimi momenti trascorsi quella notte tra le mura dell'Hellfire Pub. L'atmosfera di ghiaccio aveva reso quello che per la ragazza doveva essere un compito tanto semplice - parlare con Alex, dirgli che voleva ritirarsi e che non gliene importava niente dei 100 punti di bonus, poi andare da Rasmus e ripetergli lo stesso ritornello - una missione impossibile.

Almeno, in quel momento.

«Se hai davvero deciso di rinunciare alla Sfida, quella era l'occasione perfetta per comunicarlo a tutti, non capisco, perché non l'hai fatto? Sei una stupida.»

La maggiore chiuse gli occhi, desiderando di avere un calzino a portata di mano e usarlo per tappare la bocca a Ruby. Anche se avesse provato a spiegarglielo, la sorellina non avrebbe capito. In realtà, rifletté Thea, neanche lei era certa del motivo per cui si fosse tirata indietro.

Dopo aver letto la classifica del punteggio, la ragazza si era guardata attorno sentendosi bruciare addosso spine dolorose di frustrazione, rabbia, delusione, invidia e soprattutto odio. Un mix delle emozioni peggiori, le più letali, che i giocatori e non solo loro le avevano scagliato addosso come pietre, lapidandola e graffiandola fin sotto la pelle, aggredendo la sua mente con oscure minacce nascoste dietro quegli occhi gonfi di rancore.

In quei secondi Thea si era sentita vulnerabile, come se i creatori dell'app avessero deciso di strapparle via l'armatura e di gettarla nel campo di battaglia - eliminare le squadre era stata una mossa particolarmente tempestiva, ma che curiosa coincidenza - in mezzo a un branco di giocatori sì, pronti ad affrontare le prove, ma ancora non abbastanza motivati da esplodere, rendendo il gioco divertente.

Bene, sembrava che avessero appena trovato la valvola di sfogo.

Dire davanti a tutti che la sua intenzione era tirarsi indietro e non giocare più l'avrebbe salvata seduta stante da quella lapidazione mentale e Thea sarebbe stata libera di tornarsene a casa, solo che...

Solo che non l'aveva fatto, perché aveva realizzato una verità ancora più distruttiva del fatto che lei fosse diventata il birillo da abbattere...ovvero che adesso tutti quanti - tutti quanti - avevano paura di lei. L'aveva vista negli occhi di Asger, quella scintilla tremolante, nascosta sotto un cumulo di furore che non si era fatto problemi a riversarle addosso mentre afferrava la stecca di traverso e la usava per colpire le bottiglie di birra appoggiate sul bordo del tavolo da biliardo, frantumandole sul pavimento.

L'aveva vista negli occhi di Signe, la stangona dai capelli biondi che indossava sempre top scollati senza nient'altro sotto; l'aveva vista in Andor, nella coppia di norvegesi ancora in gioco e forse addirittura in Alex.

Non aveva osato voltarsi, anche se avrebbe voluto. Ma davvero, non ci era riuscita. Perché se avesse scorto quella scintilla scarlatta anche nel blu freddo e primordiale degli occhi di Kaj, qualcosa si sarebbe spezzato in lei, e quell'armatura di coraggio che le era stata strappata di dosso e che era riuscita a recuperare proprio all'ultimo secondo, si sarebbe sgretolata come sabbia tra le dita, e questa volta definitivamente.

Doveva essere un gioco.    [ SPIN-OFF del romanzo "Nome In Codice: H.A.C.K.E.R."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora