Andor sibilava a denti stretti, tenendosi il palmo ferito contro il petto nudo. Si era tolto la maglietta per arrotolarla intorno alla mano e ora una grande chiazza rossa macchiava il tessuto chiaro. Incredibile come un'arma tanto piccola potesse provocare un simile danno; il ragazzo aveva provato a muovere le dita, ma l'indice non rispondeva ai suoi comandi, mentre il medio si muoveva a scatti incontrollati.Andor sospirò, abbandonando la nuca contro il sedile. «Cazzo. Brucia da morire.»
«Kaj gira sempre con quel coltello. Poteva andarti peggio.» disse Erken, senza staccare gli occhi dalla strada. Guidava l'Audi nera nuova di zecca del padre di Andor con eleganza disarmante. Le sue dita lunghissime accarezzavano il volante come se fosse rivestito di seta e non aveva distolto lo sguardo dalla strada neanche per un istante.
Sembrava una statua di marmo.
«Si può sapere perché ti sei offerto di accompagnarmi?» Andor si costrinse ad arrendersi alla curiosità; perlomeno lo avrebbe distratto dal dolore.
Il cielo stellato di Lysborg era un panorama mozzafiato, quella notte. Non c'era una nuvola e le stelle luccicavano come uno sciame di lucciole. Erken si prese qualche secondo a fissarlo, prima di rispondere.
«I risultati sono online. Non c'era più niente da dirsi, no?»
Andor lo squadrò con un ghigno. «Di certo non per te. Non sei un giocatore.»
Erken rispose a quel sorriso di scherno con un altro più cordiale, ma di gran lunga più offensivo, nel momento in cui mormorava: «Neanche tu, adesso.»
Andor perse l'aria beffarda e voltò la faccia verso la strada, sibilando furiosamente.
«Fanculo.» sbottò tra sé e sé, prima di sistemarsi meglio sul sedile. «Quanto vorrei una birra...» aggiunse, stringendo le labbra per non ripensare al motivo per cui Erken Wagner stava guidando la sua macchina e lui aveva una mano sanguinante.
«Prendi la mia.» disse il ragazzo dai capelli neri, facendo un cenno con la testa. Andor abbassò lo sguardo sulla bottiglia di vetro quasi piena, incastrata nel portavivande davanti alla leva del cambio, e lanciò al ragazzo un'occhiataccia.
«Ti sei portato della birra nella mia macchina? E se ci fermasse una pattuglia?»
«Tuo padre è il capo della polizia. Hai usato un sacco di volte questa carta a tuo vantaggio e ora fingi di non sapere come comportarti se i suoi scagnozzi ci fermassero?» ribatté Erken, prima di aggiungere: «Dev'essere una bella sensazione, avere un angelo custode sempre pronto a tirarti fuori dai guai.»
«Geloso, Wagner?» lo provocò Andor, un angolo della bocca piegato all'insù.
«Se lo fossi?»
Quella risposta distolse l'attenzione di Andor dal finestrino, che tornò sulla figura alta e composta al suo fianco. Erken era un'ombra elegante e silenziosa, i LED blu dello schermo a cristalli liquidi dell'auto creavano sfumature di luce tra le sue ciocche corvine.
Mi biasimeresti, se lo fossi?
Andor non rispose subito. Lysborg era una piccola città e la maggior parte degli abitanti si conosceva da tempo; eppure, malgrado la famiglia Wagner si fosse sempre tenuta un po' in disparte, tutti erano a conoscenza delle condizioni della madre di Erken, e l'unico a cui veniva voglia di scherzarci su era, naturalmente, Kaj. Perché lui non aveva mai avuto paura di Erken.
Quando Andor ripensò a Kaj, la ferita prese a pulsare più forte e il ragazzo trattenne a fatica un ringhio.
«Non saresti il primo, comunque.» sibilò, sistemandosi meglio sul sedile e afferrando il collo della bottiglia con una manata. «Il mondo funziona così e l'unica differenza tra te e me è che io sono stato fortunato.» concluse, con un sorso.
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Doveva essere un gioco. [ SPIN-OFF del romanzo "Nome In Codice: H.A.C.K.E.R."
RomanceCosa faresti se un'app ti concedesse la possibilità di partecipare a una challenge che potrebbe cambiare per sempre la tua vita? Thea D. Hooper sembra nata per vincere: ha diciannove anni, è bella, è coraggiosa ed è un'atleta. Campionessa di nuoto f...