Capitolo 3

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"Sono davvero dietro alla finestra a guardarlo?"

Scossi il capo prendendomela con me stessa. Perché doveva farmi quell'effetto? Perché ogni volta dovevo provare a mantenere il punto per poi finire ad immaginarmi cosa sarebbe se solo mi fossi fatta avanti?
Mi portai una mano nei capelli cercando di non pensarci, eppure l'immagine di Steve che mi bloccava contro il tavolo e sembrava quasi in procinto di baciarmi non faceva altro che tormentare i miei pensieri.
Perché quel gesto? O forse mi ero solo immaginata tutto?
Conservai il gelato nel freezer e notai che aveva lasciato a casa il suo maglione. Lo fissai ripensando al pomeriggio e poi lo infilai per sentire ancora il suo profumo. Mi sentivo cosi idiota e patetica, sembravo quasi come le ragazze della mia scuola che gli morivano dietro. Cercai più e più volte di non pensare a niente ma poi notai l'ora.

"Cazzo! Undi!!"

Chiusi casa e mi fiondai il più velocemente possibile al rifugio, se c'era una cosa che mi importava più di tutto era quella di non deludere Undici. Da quando la nascondevamo era diventata per me una piccola sorella e tenevo a lei più della mia stessa vita. Arrivai al rifugio con due minuti di ritardo e sperai con tutta me stessa che non fosse arrabbiata, ma dalla velocità in cui aprì la porta, capii che era più che felice di vedermi.

"Hey piccolina!"
"Gli amici non mentono"
"Hai visto? Te l'avevo promesso!"
"Grazie"

Mi corse incontro con i suoi occhioni nocciola pieni di gratitudine e mi strinse forte. Ero felice di non farla stare male, almeno avevo riparato l'ennesimo errore di mio padre di essere in ritardo. La strinsi anche io e le passai una mano tra i capelli chiedendole se voleva darmi una mano a preparare del cibo per Jim e fu felice della richiesta. Durante la preparazione le chiesi, pur di farla parlare, di raccontarmi come aveva fatto ad uscire dal sottosopra. Mi si stringeva il cuore a saperla sola e mi si chiuse lo stomaco quando mi disse di essere andata da Mike ma di dover scappare poco dopo per via dei tizi del laboratorio.

"Sei al sicuro adesso..."
"Al sicuro"

La vidi tornare seria e cercai di smorzare la tensione che si era creata.

"E cosi...sei andata da Mike eh? Da quanto ne parli sembra quasi che...ti piace o sbaglio?"
"Ma che dici..."
"Oh andiamo Undi, puoi dirmi la verità"
"Be, anche tu"
"Io?"
"Non è tuo quel maglione"

Arrossii di botto per via della sua affermazione. Era una ragazzina molto perspicace e non le si poteva tenere nascosto niente. Cercai di sviare il discorso ma era testarda e dovetti cedere.

"È di Steve..."
"Capellone?"

Trattenni a stento una risata e le diedi una spinta affettuosa con il fianco.

"Si lui"
"Ti piace?"
"Be sai...siamo migliori amici"
"Ma ti piace, non è vero?"
"Già...ma sta con la sorella di Mike e non mi guarda nemmeno"
"Questa è una bugia"
"No, è cosi..."
"Io credo che lui ci tenga a te, altrimenti perché correre se stai male?"

Rimasi di stucco per quell'affermazione, cosi tanto da non riuscire più a proferire nemmeno una parola, cercai di spostare il discorso su Mike ma mio padre bussó e cenammo tranquilli.

~•~•~•~

"Fefs, come va la scuola?"
"È ok.."
"Voti brutti?"
"No"

Era da un po che io e mio padre avevamo cominciato a non parlarci tanto. Da quando avevamo deciso di nascondere Undi poi, mi ero chiusa ancora di più in me stessa perché tutte quelle attenzioni che dava a lei, era tempo che non le ricevevo, da quell'avvenimento che aveva distrutto le nostre vite. Stavamo preparando la colazione e sembrava quasi uno di quei giorni di anni e anni prima, quando facevamo tutto insieme, mi si strinse lo stomaco a ripensarci perché in fin dei conti mi mancava mio padre, ma non riuscivo ancora a perdonarlo. Avevamo finito di preparare quando una volta inpiattato il tutto ci girammo trovando undici con un lenzuolo addosso. Io lanciai un urlo e mio padre fece un salto, cercai di non ridere perché avevo paura che potesse pensare che la stessi prendendo in giro, ma sorrisi di cuore, era Halloween.

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