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così, il momento tanto atteso arrivò.

e william non stava solo provando una forte agitazione, ma sentiva tutte le divinità che detenevano il potere dell'ansia e del timore riversare le peggiori maledizioni all'interno delle sue meningi e del suo cuore.

forse era per questo, che quest'ultimo batteva ad una velocità mai sentita prima d'ora.

mentre guardava il suo orologio – abbinato ai jeans corti di color bordeaux, assieme ad un ciondolo poco comune ed una maglietta a righe di una sfumatura simile al cappuccino di prima mattina – con una certa apprensione, stava tenendo un occhio sia a destra che a sinistra della strada.

a dirla tutta, non sapeva ancora come presentarsi a Nico: insomma, cosa avrebbe detto? come avrebbe dovuto comportarsi? doveva essere dolce? maturo?

« ma che cazzo dici, will, non sei un fottuto cesto di frutta— »

e nel momento stesso in cui si diede uno schiaffo sia mentale che fisico per aver dato spazio ad un pensiero tanto stupido, riaprì gli occhi per vederne un altro paio, solo di una colorazione più scura.

e fu così, che l'unica cosa che sperò che accadesse a quel punto era la terra che si aprisse per inghiottirlo vivo.

si schiarì la gola, con le labbra rosse. ora sì, che poteva dirsi maturo. almeno, da fuori.

« io— ciao— erm— » cominciò a balbettare, grattandosi il dietro la nuca nel tentativo di alleggerire la tensione. ma il silenzio del ragazzo dai capelli neri ed il suo sguardo stupito non aiutavano certo in questo suo intento.

il biondo deglutì sonoramente. ecco, il suo incubo si era avverato. aveva rovinato tutto. ora nico avrebbe fatto dietrofront, durante il resto dell'anno si sarebbe dimenticato di tutto questo e lui avrebbe perso l'unica occasione per stare con l'amore della sua vita.

ma, forse per fortuna o per volere degli dei, non sarebbe andata così. o non sarebbe stato william, l'unico in quella situazione imbarazzante.

« ma quanto cazzo sei alto— » quelle parole uscirono dalla bocca del più basso in modo talmente naturale, che sorprese solace e portò la mano dell'italiano sulla sua bocca, come per pentirsi di tale gesto.

come si erano invertiti i ruoli, in così breve tempo.

e così rimasero così, giusto qualche secondo, prima che il più alto scoppiasse a ridere. e, dopo un po', seguì anche l'altro. in quei pochi secondi, in quel modo, l'imbarazzo lasciò il posto alla felicità di essere lì, in quel momento, e poter stare insieme senza nessun ostacolo.

nessuna copertura, nessun ostacolo— solo will e nico. infatti, dopo che le risate divennero solo un bellissimo ricordo, i due si guardarono con un sorriso sui loro volti ed il rossore lasciato dalla contentezza e dal divertimento di prima. una visione semplice, tanto che chiunque avrebbe potuto percepire il sentimento puro e genuino che condividevano.

nessun timore, nessuna paura— solo tanto, tanto amore.

« devo dire, non avevo mai considerato l'altezza, ma— » il biondo diede un occhiata, ed mosse le sopracciglia su e giù, più di una volta. « non è male, così »

questo commento indispettì il moro, che roteò gli occhi e sospirò, divertito. incrociò le braccia, avvicinandosi al viso dell'altro. « resto il più bello tra i due »

e william voleva controbattere, ma non poteva certo dire che aveva torto. andava contro tutte le sue credenze. perciò sorrise, avvicinandosi a sua volta, pochi centimetri a separare i loro nasi.

« e come darti torto, bellissimo »

e cavolo, se non avesse usato quel bellissimo accento italiano, nico avrebbe pure provato a resistere. ma come fare, in quella situazione?

prima che il tutto degenerasse, will si allontanò ed offrì nico di entrare, aprendogli la porta. con le guance ancora più rosse di prima, il meno alto accettò, seguito presto dal biondo.

e se si fosse conclusa così, la storia avrebbe pure avuto un lieto fine.

ed invece, per quanto fosse iniziata bene, l'appuntamento non andò proprio come il futuro dottore si aspettava.

come prima cosa, essendo italiano, nico era chiaramente infastidito da come il cibo della tua terra natale sapeva in quel ristorante – che in tutta onestà, non era esattamente il massimo.

per la passeggiata, la band ingaggiata da william ebbe un imprevisto, e non si presentò, tanto che l'unica presenza in strada assieme a loro erano i piccioni, venuti a beccare le briciole lasciate da qualche anziana persona.

e persino l'aereo che william aveva pagato fece un pessimo lavoro. non entrando nel dettaglio, non fece la scritta correttamente, saltando qualche lettera o scrivendo qualcuna in modo sbagliato. e william avrebbe preferito così tanto non finire di leggere quella roba.

per finire, infatti, si sedettero su una panchina vicino al lago della città, ed il ragazzo più abbronzato non sapeva davvero cosa dire. ma non poteva certo stare in silenzio: lo aveva già fatto, troppe volte. sospirò, guardando l'altro, che aveva lo sguardo puntato verso il riflesso dell'acqua. tanto era l'attenzione che quest'ultimo avevo verso quella superficie, che william si trovò a guardarla, a sua volta.

« nico, io— mi dispiace tantissimo per oggi. doveva essere un giorno speciale, ed invece ho rovinato tutto, e non ti ho dato l'appuntamento che ti avevo promesso, e che meritavi » si fermò un attimo, per voltarsi verso il ragazzo dei suoi sogni. e non l'avesse mai fatto: gli occhi di lui erano confusi, e il suo sguardo traspariva sicuramente qualcosa di negativo. il biondo si morse il labbro, e tornò a guardarsi i piedi. « mi dispiace »

prima di rendersi conto della mano che accarezzò il suo volto, si ritrovò con le labbra attaccate a quelle di nico. e se prima le farfalle nel suo stomaco erano avvilite e tristi, ora avevano ripreso a sbattere le ali con un'energia e una forza mai viste finora.

e come poteva william, non assaporare quel momento? poteva sembrare egoista, dopo quello che aveva combinato, ma non voleva perdersi anche quest'opportunità.

cercò di memorizzare quante più cose possibili: il vento che scuoteva i loro capelli, l'acqua del lago che specchiava la luna e le stelle, le mani delicate del moro sulle sue guance e il sapore delle sue labbra, che non assomigliavano assolutamente a quelle polpette insipide di qualche ora fa.

e quando quel momento magico terminò, e il contatto fu interrotto, william annotò un altro particolare: la luce nelle pupille scure del ragazzo più bello che aveva mai conosciuto. che lo aveva appena baciato.

« ah » esalò, il suo cervello ormai sciolto e stremato da quello sforzo psico-emotivo. e nico? nico lo stava ancora fissando, sempre con quella luce chiara e fulgida. finché anche lui, non parlò.

« non ti permettere di scusarti, intesi? » cominciò, sospirando e mostrando un leggero sorriso. « credimi, william, quando ti dico che questa è stata la serata migliore della mia vita. e lo sai perché? »

dopo che il suo interlocutore ebbe scosso la testa, l'italiano ridacchiò. « perché ho passato la serata con te, scemo »

e fu allora, che william capì.

non c'era bisogno di avere timore di nulla.
non c'era bisogno di avere paura di niente.

perché nico lo amava.
lo amava davvero.

sorrise, prendendo le mani che prima gli avevano preso il volto con tanta dolcezza, con altrettanta delicatezza.

« lo stesso vale per me, raggio di sole »

———

n.b.

eh sì, finalmente pubblico.

ED È PER L'ANNIVERSARIO DI PJ ( m-mnemxsjne sa ).

non ho riletto, quindi per errori vari non fateci caso, e beccatevi sta roba <3

mancano due capitoli alla fine della storia, btw <3

bacioni ★

𝕢ꪊⅈ𝕣𝕜ꪗ → solangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora