Reali timori

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Fu quando trovarono Gustav completamente sbranato che cominciai ad avere di nuovo paura. Lo ricordate quel caso, vero? Lo vedo nei vostri occhi, avete letto il rapporto: lo scempio che trovaste, gli occhi strizzati che pendevano da un cranio spolpato non dev'essere facile da dimenticare... ve lo dico: è stato il tessitore!

Dopo quell'avvenimento, ricevetti una telefonata dopo l'altra nei mesi successivi, persino a Natale. Scoprii che tutti i miei clienti che avevano goduto dei progetti del tessitore avevano fatto la stessa fine di Gustav! Inizialmente, dopo aver accettato la sua morte, pensai fosse stato solamente un caso, ma dopo anche l'ultimo omicidio a Villa Balestra, nei Parioli, capii che anche il mio destino sarebbe stato segnato. Voi... dovete proteggermi da lui... il tessitore. Quel... 'greeh!'. Non posso scappare, so di essere segnato, perché... la villa di Giampiero Balestra fu il mio penultimo progetto! Dovete proteggermi! Sa, ero così esaltato per quella villa che... che l'ultimo incarico che affidai a Erman fu di costruire... la mia nuova e attuale casa! Dedussi che fosse Erman l'omicida quando oramai i lavori erano terminati e ora vedo il nulla nel mio futuro. Non posso tornare... non posso! Quel fetore... quel tocco appiccicaticcio di sangue rappreso sulle sue dita... aiutatemi!"


Il Capitano De Angelis dovette intervenire assieme a due sottoposti per tranquillizzare il sospettato.

«Tenenti Volta e Marchi, scortate l'architetto presso la sua abitazione. Ho sentito assurdità, non posso trarre delle conclusioni affrettate. Scaccia resta un sospettato, questi suoi atteggiamenti sono tutt'altro che consoni a una lucidità mentale. Accompagnatelo e che ci sia sempre una volante a tenerlo sotto osservazione.» Queste furono le ultime parole dette dal Capitano prima che i due agenti scortassero Antonello verso la sua dimora.

Dopo un lungo tragitto dove l'architetto non emesse un fiato, perdendosi con lo sguardo verso il cielo, la volante dei Carabinieri giunse a destinazione: una bizzarra e contorta casa dal tetto piatto e ondulato, che vegliava sopra un porticato, sorretto da colonne nere e tozze.

I due Tenenti accompagnarono Antonello verso la porta d'ingresso, salendo lungo una stradina di ciottoli squadrati. «Signor Scaccia, noi ora daremo un'occhiata all'esterno. La sorveglieremo per i prossimi giorni» disse il Tenente Marchi con sicurezza, congedandosi.

Antonello, tremante, ma rassicurato dalla presenza dei due, entrò in casa, nonostante fosse ritenuto uno dei sospettati degli omicidi. Decise di incamminarsi verso la cucina poco distante dall'ingresso e si avvicinò al frigo, notando sulla maniglia una strana macchia biancastra. Non gli diede molto peso ed aprì il frigo.

«Cosa...?» Antonello si paralizzò: aveva conservato due bistecche di manzo apposta per il pranzo. Erano sparite.

Un brivido lo scosse e subito si guardò attorno con sospetto. Si accorse che vi erano altre piccole macchie bianche a terra: le toccò e capì che si trattava di grasso. Impaurito, si girò in fretta e la sua camicia s'impigliò sull'appendiabiti affianco, facendolo cadere. Si ritrovò con la faccia a terra e fu in quel momento che vide, ai piedi delle scale, le sue due bistecche: erano completamente spolpate, prive del colore acceso del sangue.

«No...» sussurrò.

Ciack ciack.

Una serie di passi sordi e appiccicosi attirò la sua attenzione. Volse lo sguardo verso l'ingresso.

«Greeh...» Il tessitore lo stava osservando. I suoi occhi erano completamente rossi e dai lunghi canini scendevano lentamente piccole gocce di sangue, che cadevano silenziosamente a terra.

La paura tenne Antonello incollato al suolo.

Sperò con tutto sè stesso che la creatura distogliesse il suo sguardo ipnotico dal suo viso: ricordò l'ultimo giorno nella stanza di Erman e ripose una minima fiducia in quella memoria.

Ma fu tutto inutile.

Prima di vedere il tessitorie di case balzare violentemente verso la sua faccia, tra le pareti del corridoio risuonò un unico suono, un grottesco richiamo di rabbia, colmo di nero rancore e di profondo odio: «GREEH!»

Il tessitore di caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora