Il talento

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Nei mesi successivi, Gustav non mi parlò molto di Erman, tranne per alcuni passatempi del bambino: mi raccontò della sua incredibile abilità nella tessitura. Non seppe come, ma il piccolo imparò da alcune riviste a gestire i fili di lana come fossero parte del proprio corpo. Gustav mi portò diverse sue piccole opere: cappellini, tovagliette e persino dei centrotavola che nemmeno mia nonna Isa era stata capace di creare, e tutto ciò a soli cinque anni Capitano!

Anche se la curiosità mi attirava verso la casa di Gustav, evitai di andarci per molto tempo.

Passarono tre anni e, un giorno, Gustav entrò nel cantiere pieno di gioia. Io ero indaffarato coi progetti, ma ricavai del tempo per lui e mi mostrò qualcosa che mi cambiò la vita.

«Guarda cos'è riuscito a fare Erman!» esclamò di fronte ai miei occhi, mostrandomi la cosa più strana che avessi mai visto: la sua stessa casa in miniatura, composta da sottili fili di lana, attorcigliati su piccoli sostegni di legno, probabilmente derivati da stuzzicadenti. Non riuscii a credere a ciò che vidi, poiché la riproduzione era perfetta. Cercai di non mostrare troppo entusiasmo: volevo vedere se fosse stato solamente un caso che Erman avesse fatto un lavoro impeccabile. Restai vigile e domandai spesso a Gustav sulle creazioni del figlio.

Passarono le settimane e un giorno Gustav mi raggiunse in pausa a pranzo. Mangiammo assieme e dopo quattro o cinque bicchieri di buon rosso dei Castelli mi invitò a raggiungerlo a casa sua, per mostrarmi le nuove creazioni di Erman. Colto da una certa curiosità, accompagnata da un fondo di disgusto, accettai, ritrovandomi nella spoglia casupola. 

«Qui sta avvenendo il miracolo!» mi disse Gustav, mostrandomi una piccola stanza di mattoni dal soffitto bassissimo. Dentro vi era Erman, cresciuto: se ne stava rannicchiato sopra una scrivania illuminata da una fioca lampada, circondato da matasse di fili e stuzzicadenti. Mi avvicinai e scoprii con orrore che il bambino si stava scolando un bicchiere dal contenuto rosso. Subito venni scosso dal disgusto, ma mantenni i nervi saldi e lo osservai: la crescita gli aveva causato una deformazione della colonna vertebrale e la scoliosi accentuata si incastrava con il tronco ampio, talmente tanto da fare scricchiolare il tavolo ogni volta che una sua inspirazione portava la cassa toracica al contatto con esso.

«Greeh!» urlò improvvisamente Erman, una volta terminato il suo pasto. Io indietreggiai, osservando le sue gambe muscolose e le sue lunghe braccia, che terminavano con cinque dita finissime e malformate. Cercai di riprendermi dalla visione mentre Gustav afferrava il bicchiere dalle mani del figlio.

«Guarda, Antonello...» mi suggerì, indicando nella penombra, e... signor Capitano, vidi delle creazioni a dir poco magnifiche: sopra gli scaffali vi erano una decina di modelli di case create da Erman. Se fossero state normali la mia avventura sarebbe finita lì, oppure con un buon bicchiere di scotch Irlandese sulla mia poltrona, per dimenticare il viso del mostriciattolo. Ma vidi qualcosa di nuovo e all'avanguardia: la fantasia di Erman aveva dato vita ad abitazioni incredibili, migliori di quelle che costruivo io! Deve comprendere, Capitano, che quando l'arte ti tenta è difficile non cederle l'anima. 

Il tessitore di caseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora