Quando quella sera aveva messo piede dentro casa aveva sperato e pregato che fosse deserta, ma si sa': pregare. non serve. ad un cazzo.
Suo padre le si era fiondato addosso come una furia ed è davvero scontato che Linda,, fosse andata a dormire con le guance rosse dai colpi ricevuti e con un milione di lacrime trattenute negli occhi.
Non ci poteva fare niente perchè da quando sua madre era morta e suo fratello era entrato in marina, suo padre aveva iniziato ad ubriacarsi. Aveva smesso di lavorare, così prendeva quello che Linda ricavava con il lavoro al negozio di dischi e andava a giocare in nero e a bere come uno sfondato.
Linda sarebbe scappata via, letteralmente, se solo avesse potuto. Avrebbe voluto mettere da parte i soldi per proseguire gli studi, ma 1. non sapeva dove andare e 2. se anche avesse solo provato a cercare un appartamento non ce l'avrebbe fatta con tutte le spese. In più non poteva neanche cercare un secondo lavoro perchè le occupava tempo con lo studio.
La mattina dopo si svegliò al solito orario e dopo essersi preparata uscì di casa prima che anche il padre si svegliasse. Un chilometro e mezzo dopo si trovò costretta ad entrare tra quelle quattro mura per poi dirigersi velocemente in classe.
Lighea era malata e aveva visto Silvia solo una volta durante la pausa ma non si erano salutate perchè la bionda era intenta a sostenere una conversazione con una ragazza che Linda aveva classificato come una 'cotonata gallina sculata'.
Non si fece problemi, in fondo l'avrebbe vista quel pomeriggio stesso.
Alle due in punto si trovava nell'aula di chimica circondata da venti banchi rovesciati mentre cercava di scrostare da ognuno di essi ogni gomma da masticare che gli studenti attaccavano. Ma se tipo usavano un fazzoletto era troppo?
"Ma buongiorno." si voltò e vide Silvia appoggiata allo stipite della porta.
"Buono proprio no." e si sorrisero.
"Vuoi una mano?"
"Beh volentieri." così Silvia si era alzata le maniche e le si era seduta accanto. Dopo circa tre ore era tutto completamente lucidato, si diedero il cinque e Linda aveva sentito una scossa partire dalla mano e arrivare alla schiena. "E allora sei pronta?" La giardo accigliata e poi si ricordò di quello che le aveva detto la sera prima davanti casa e sorrise. "Prontissima."
Le era sempre piaciuto il mare. Rendeva alla perfezione l'idea di libertà. Il suo suono, le onde che si infrangevano tra di loro e la tranquillità che donava a chi si sedeva e lo osservava era come una magia. E Silvia l'aveva portata al mare. In quel momento avrebbe voluto davvero piangere dalla gioia.. non ci andava da quando aveva 14 anni.
Si sedettero a riva e si guardarono sorridendosi per un paio di secondi. Era come dirsi silenzosamente 'mi piace questo' dato che tutte e due stavano pensando lo stesso.
"Mi dici qualcosa su di te?" ruppe quel silenzio che di imbarazzante non aveva niente.
Silvia rise leggermente "In che senso?"
"Quello che vuoi. Giusto per conoscerti meglio."
La bionda tornò a guardare l'orizzonte e riflettè un po' su cosa dire "Beh, vivo da sola in un appartamento che tengo facendo due lavori perchè i miei mi hanno cacciata di casa quando hanno scoperto che non andavo per il sesso opposto,- e già qui Linda non respirava più -mi piacerebbe entrare nel corpo di Polizia, adoro il colore rosso e niente, penso di aver detto tutto. Tocca a te."
Linda alzò le spalle "Io adoro il blu."
Da quella semplice affermazione Silvia aveva capito che Linda non voleva parlare di niente che riguardasse la sua famiglia. Sembrava così tranquilla e invece dentro di lei c'erano solo tante tempeste di emozioni. Lo aveva capito dalla prima volta che si erano parlate, perchè quella bocca stava chiusa ma quegli occhi chiedevano aiuto. Era solo un sussurro quella richiesta, ma Silvia l'aveva sentita come se la stesse urlando.
"Anche a me piace tanto.." sorrise appena senza insistere. Se avesse voluto raccontarle, avrebbe dovuto farlo quando lo riteneva giusto.
"Cazzo è tardi" Linda si alzò di scatto "senti non è che puoi accompagnarmi?"
Silvia sorrise annuendo, e Linda rimase quasi incantata per la seconda volta da quel sorriso.
In venti minuti furono davanti alla porta di casa. Si guardarono ancora un po' senza dire niente, poi Linda si avvicinò e diede un bacio sulla guancia alla bionda soffiando un leggero "Grazie." prima di girarsi ed entrare nel portone.
Lo sapeva. Non la stava ringraziando per il passaggio. La stava ringraziando per averla di nuovo fatta sentire libera, anche se per poco.
"Non c'è di che.."
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Just Destiny
FanfictionHo sempre pensato che già dal primo respiro, dal primo pianto, (o forse prima) sia già tutto scritto. Non si ha nè un perchè nè un come per spiegare il motivo per la quale accadono. Semplicemente una mattina ti svegli in un modo e la sera ti addorme...