Spine

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Amare è sanguinare.

Niente ti ferisce in maniera così profonda.

I miei capelli rossi sparsi sul cuscino bianco sembrano volersi ribellare alla vita, una forza di volontà perversa mi spinge contro il letto impedendomi di alzarmi.

Il killer silenzioso. Così definiscono la depressione.
Eppure nella mia testa c'è sempre così tanto rumore.

Allungo un braccio, tocco vari oggetti e finalmente sento la sottile lastra di alluminio tra i polpastrelli.

Infilo le pillole tra le labbra asciutte, attendo prima di mandarle giù, con lo sguardo fisso nel vuoto.

Anti depressivi a colazione, questi anni buttati nel cesso, mi rigiro nel letto cercando di dare un senso a questa giornata e questa vita, ma nel buio non c'è luce.

Disteso sopra un mare di guai, mi arrendo anche oggi.

Chiudo gli occhi.

Le ferite bruciano.

- Non ce la faccio -

Mamma mi guarda apprensiva, quasi rassegnata al mio perenne stato di apatia e chiusura sociale.
So che le sto rovinando la vita.

La osservo mettere delle gocce di un qualsiasi medicinale in un bicchiere.
-Prendi questo, è per la pressione, vedrai che ti sentirai meglio. Sai che la porti sempre bassa. Non è colpa tua se ti senti così. -

Mi sforzo solo per farla contenta.
Tiro su a fatica i miei quattro muscoli indolenziti, bevo, non sa di niente.

Da troppo tempo ormai, tutto non sa di niente.

Ed è strano, sentire un vuoto così enorme.

Osservo il paesaggio dal finestrino, il prato è di un verde così sbiadito da sembrare vomito.

In fondo all'autobus, il solito gruppetto di bulli mette musica di dubbio gusto a tutto volume. Mi viene voglia di spaccargli la faccia.

Stringo il pugno e i denti, cerco di calmarmi.

Non creare problemi già il primo giorno di scuola.
Non vuoi essere espulso anche qui e ricominciare tutto da capo.

Devo tenere a bada la mia aggressività, in qualche modo.

Mi trascino, le gambe trasportano letteralmente il mio corpo inutile per tre piani d'istituto, fino alla mia camera.

Stanza n. 500.
Mi butto sul letto, ho voglia di morire. Che novità.

Esco nel corridoio per fumare una sigaretta e incontro un ragazzo biondo che mi fissa perplesso.

Ricambio con un'occhiataccia e quello arrossisce per poi entrare in una stanza accanto alla mia.

Perfetto, ci mancava il vicino di stanza scemo.

Solo il fumo mi calma e mi fa buttare fuori tutta la rabbia che mi fluisce in corpo, scorre nelle mie vene, come se fossi fatto di sangue e nervi.

Finita la sigaretta mi metto a vagare per i corridoi, guardando male 9 studenti su 10.

Le lezioni cominceranno solo domani per tutti, ma c'è già molta gente in giro.

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