Cenere

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Col cuore in gola apro i messaggi immediatamente.
Forse avrei dovuto aspettare un attimo ma sono totalmente nel panico.

Ehi come stai?
Quanto tempo che non ci si sente -

Rileggo un paio di volte, mi rendo conto che c'è qualcosa che non quadra.

La testa comincia a pulsare.

Apro il profilo e le foto non sono quelle.
No, non sono quelle giuste.

È un altro Josh, un mio vecchio compagno delle scuole medie.



Ma io, alla vita, cosa cazzo le ho fatto esattamente?
Cosa?
Perché?

Non è giusto, non è giusto.
È un continua tortura di illusione - delusione.

Porto le dita alle tempie, eccolo qui, il mio migliore amico mal di testa.

Vorrei farmi del male, ma davvero, non riesco a non dare la colpa di tutto sempre e solo a me.

- Eccoti, si stava facendo tardi -
La voce di Juliet mi giunge lontana, ovattata, non riesce a oltrepassare i vari strati del mio dolore psicofisico.

- Ero passato a prendere la cena - risponde Jordan, anche lui distante mille miglia - Ehi favola, come stai oggi? - dice dopo che la porta si richiude.

Non lo guardo, ma con la coda dell'occhio lo vedo sedersi accanto a me.

Tengo ancora la testa tra le mani.
- la solita emicrania? Stai rovinato eh - commenta.

Gli salgo addosso.
Metto le braccia intorno al suo collo e appoggio il viso sulla sua spalla.

Per qualche attimo rimane sorpreso, poi sento le sue braccia che mi stringono, le sue mani all'altezza delle mie costole.

- Che succede? ..sei triste? - indaga, la sua voce è diversa dal solito, dolce.

Voglio solo l'affetto, solo per un po'.
Sto così male.

Mi manca Josh e non c'è niente che possa rimpiazzarlo.
Ma posso accontentarmi di due spalle grandi per avere un po' di conforto.

Mi stringo di più a lui, senza parlare.
- Vuoi i bacini?

Annuisco, sento le sue labbra appoggiarsi sulla mia guancia, chiudo gli occhi e isolo il momento.
L'obbiettivo è riuscire a svuotare la mente da qualsiasi pensiero.
Sia positivo che negativo.

Conto.
..cinque, sei, sette.
Ne voglio di più.

Le sue mani scendono sui miei fianchi.
Inarco leggermente la schiena, un movimento che mi sembra impercettibile e invece no.
- Aspetta, prima mangiamo -

Prima di che?

Mi scosto offeso, lui recupera il piatto dal comodino e con le mani prende una pallina di mozzarella, la avvicina alla mia bocca.
- Apri -

Mi volto dall'altro lato.

- Solo un pochino. Poi se vuoi ti faccio le coccole -

Apro pochissimo e le sue dita sfiorano le mie labbra.
Chiudo e lascio che la mozzarella si sciolga sulla lingua.

Dopo mi porge un würstel.
Lo guardo ostile.

- Dai - mi sollecita.
Apro di nuovo e lo spinge fino a metà dentro la mia bocca.

Resto in quel modo, immobile.

SanguinareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora