18. Così non vale, è troppo facile così

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Ricordi il gioco dentro la nebbia
Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là
Ma stai barando, tu stai gridando
Così non vale è troppo facile così
Trovarti, amarti, giocare il tempo

(R. Vecchioni, Luci a San Siro, 1974)

Avviso importante: la versione che state per leggere di questo capitolo è stata pesantemente editata per non violare le regole di Wattpad. Ho tagliato alcune parti e riscritto altre, cercando di non cambiare il senso di ciò che accade. Per leggere la versione completa del capitolo trovate un link a un PDF pubblico qui a destra. Vi prego di leggere quella versione perché più completa, autentica e aderente alle mie intenzioni narrative e psicologiche.

Per questo capitolo è particolarmente importante perché ho dovuto tagliare veramente tanto, se leggete la versione di Wattpad la portata drammatica degli eventi è pesantemente ridotta e non succede quasi niente.

«Cosa?» Nico fissò Leo attonito.

«La vendo. Domani. Ho messo un annuncio sul Mercatino. Il tipo mi da tre milioni, mi avanzano anche un po' di soldi.» 

«Ma... ma io pensavo che fossi venuto a vivere da tuo nonno per non doverla vendere!»

Leo scosse la testa. «La multa devo pagarla ancora e i soldi non li ho.»

«Ma non hai detto che lunedì cominci a lavorare?»

«Sì, ma il primo stipendio mi arriva tra un mese ed è quattrocentosessantamila lire. Sai quanti me ne vogliono, di stipendi, per pagare la multa? I soldi devo darglieli subito a quelli della sagra.»

«Ma io...» Nico guardò a terra, strappò un filo d'erba. La sua erba, della sua collina. «E io che faccio lo splendido che possiedo questa collina. Te li do io i soldi, devo solo...»

«No!» sbottò Leo. «Io non chiedo la carità a nessuno. Ho fatto una cazzata e adesso mi tocca pagare. Perché sono un mona.» La sua voce si incrinò appena. «Un mona che credevo di fare soldi facili col liscio, che sognavo che diventavo famoso con le mie canzoni che in realtà non piacciono a nessuno.»

«Ne ho sentite due e sono belle tutte e due. No. Anzi.»

«Hai già cambiato idea?»

«Fammi finire, mona. Volevo specificare. Quel valzer scemo, il valzer di campagna. Quella è carina. Simpatica. Allegra. Però si sente che non è niente di eccezionale. Ma non è vero che è brutta, la Federica è una coiona e l'altra sera parlava solo perché era incazzata. Però questa.» Nico si avvicinò e toccò la fisarmonica con un dito. «Questa che mi hai appena cantato si sente che... non so come dire...» 

Nico avrebbe dovuto parlare di emozioni, e non gli piaceva parlare di emozioni. Ma Leo, in fondo, facendogli sentire quel pezzo aveva parlato di emozioni, aveva espresso le sue emozioni attraverso la musica, con una musica semplice e dal sapore popolare, come era lui. Senza sofisticazioni o intellettualismi. Era lui.

«Sei tu questa canzone! Tu! C'è dentro... una tua emozione, ecco!» Nico avrebbe voluto sprofondare dall'imbarazzo. 

C'è dentro il tuo cuore... no, non posso dire c'è dentro il tuo cuore, è una frase fatta!

Ma era una frase che Leo avrebbe capito, quindi la disse. «C'è dentro il tuo cuore.»

Leo sorrise appena. Sembrava di nuovo felice,  ma Nico non riusciva a esserlo. Leo avrebbe perso l'unica cosa al mondo che Nico gli aveva visto fare con passione e intelligenza.

REWIND - Amore è una parola proibita (BoyxBoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora