Avanti Ai, basta poco. Che ci vuole a rituffarti nel limbo? Tanto, troppo.
Restare a dormire? Scontato.
Tirai un colpo secco sulla parte superiore della mia sveglia, facendola quasi rimbalzare per la botta; quest'ultima smise immediatamente di suonare ad un volume tanto alto da essere totalmente inaccettabile alle sei del mattino.
Strizzai le palpebre più volte, a intervalli irregolari. Mi liberai dal caldo piumino celeste che mi tentava e, quando lo feci, una piacevole brezza fresca mi diede il buongiorno sfiorandomi la pelle, per poi scomparire in un battito di ciglia. Un bellissimo silenzio, che sapeva di caffè e tranquillità accompagnava la scena. A fatica, accompagnata dalle proteste della mia colonna vertebrale, mi sedetti sul bordo del letto e poggiai un piede sulla moquette color grigio chiaro, scoprendola fredda. Alzai gli occhi: una leggera oscurità, interrotta solo dai raggi solari che filtravano dalle tapparelle semi aperte, aleggiava nella camera.
Seguii con lo sguardo il corso dell'unica fonte di luce, che pareva fermarsi disegnando piccole ellissi sul letto della mia compagna di squadra Clara, posizionato a contatto con la parete di fronte al mio giaciglio. Le coperte irradiate dal sole parevano non ricoprire alcuna sagoma umana; sembravano solo un'accozzaglia di tessuto turchino accatastato in malo modo.
"Clara!"
Chiamai, guardandomi intorno; sapevo delle sue manie di cacciarsi sempre nei luoghi più bui, ma della blu non vi era traccia.
Mi lanciai dietro le spalle la chioma spettinata ed appesantita, tirando indietro anche le ciocche color ametista che mi ricadevano disordinate davanti al viso. Le radici dei capelli erano piacevolmente calde, e mi divertii a sfiorarle con le dita. Poi lentamente, sperando che le mie ginocchia reggessero, non facendomi cadere a terra come un sacco di patate, mi alzai in piedi subendo con un espressione disgustata sul viso i vari e sonori "crack" prodotti dalla mia schiena e in parte dalle caviglie ancora doloranti a causa dell'allenamento intensivo del giorno prima. Mossi qualche passo incerto, barcollando paurosamente verso un qualsiasi luogo stabile cercando di riacquistare l'equilibrio: purtroppo tutto ciò durò poco perchè, in una frazione di secondo, mi ritrovai in ginocchio sul pavimento, aggrappata alla testiera del letto della mia compagna di stanza Rhionne. Quest'ultima dormiva beatamente con la faccia sprofondata nel cuscino ed emettendo profondi respiri, neanche con la minima consapevolezza del teatrino che stavo mettendo in piedi.
Così non andava per niente bene.
Mi rialzai pressando sui ginocchi e mi diressi verso l'altro capo della stanza dove avevo lasciato a caricare il palmare, per controllare la data. Giusto per non perdere la cognizione del tempo che, lì dentro, sembrava non scorrere mai. Lo afferrai e lo accesi: la luminosità messa al massimo quasi mi accecò, ma non fu questo ad infastidirmi. Mi sbattei una mano contro la fronte, ed espirai seccata.
Mercoledì. Era mercoledì. Perchè il giorno della settimana che più detestavo insieme al lunedì, doveva essere proprio in questo tanto lieto momento? Mi appoggiai contro il muro dietro di me. L'unica aspettativa che mi si prospetta per quel giorno era quella di passare alla storia per il penoso spettacolo che avrei dato durante la valutazione.
Un rumore di acqua corrente mi destò dai miei pensieri: proviene dal bagno.
Posai il palmare sullo scaffale in mogano da cui l'avevo preso e mi diressi verso la porta scorrevole di carta bianca che separava la camera da letto dal bagno. La luce irradiata dal materiale con cui era costruito il varco era con tutta probabilità proveniente dalla finestrella all'interno della stanza dietro di esso. Mi avvicinai.
"Clara?"
Domandai al di là della porta con voce assonnata.
"Entra."
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Inazuma Eleven - Dogville
FanficL'Aliea Gakuen: una strana accademia, se così si può chiamare, tagliata fuori dal mondo. Un luogo ignoto di misteri ed intrighi, la cui gran parte non è mai venuta alla luce. Ne conosciamo a grandi linee la storia, ma alla fine cos'è un racconto se...