Capitolo due

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"A un certo punto devi prendere una decisione: i confini non tengono fuori gli altri, servono solo a soffocarti. La vita è un problema e noi siamo fatti così. Quindi puoi sprecare la tua vita a tracciare confini. Oppure puoi decidere di vivere superandoli. Ma ci sono dei confini che sono decisamente troppo pericolosi da varcare. Però una cosa la so: se sei pronto a correre il rischio, la vita dall'altra parte è spettacolare."

《 Scusami, cerchi qualcuno? 》Chiese Amanda al ragazzo sconosciuto. Quando quest'ultimo alzò lo sguardo e incrociò due occhioni blu rimase colpito e non fu l'unico. Amanda sentì qualcosa nel suo stomaco. Quello sguardo lei l'aveva già incontrato.

《 Sì 》 Rispose il biondo alzandosi dal gradino su cui era seduto poco prima e cominciò a fare dei passi verso la ragazza che invece era ancora immobile e incapace di muoversi o formulare una frase di senso compiuto.《 La proprietaria di questa collana, suppongo si chiami Sam 》 Concluse in fine il ragazzo arrivando a qualche passo da Amanda che finalmente si riprese a sentir pronunciare il nome di quella che per un tempo lungo, ma parso così breve, fu la sua migliore amica.
《 No... Cioè la collana è mia. 》Il ragazzo gli porse la piccola catenina. Ad Amanda restava solo quel ciondolo della brunetta che aveva cambiato la sua vita. La strinse tra le dita chiudendo per un attimo gli occhi, si sentiva una stupida per non essersi accorta di aver perso un oggetto così importante per lei.《 Grazie per avermerla riportata. 》 Le sorrise lei gentile, era davvero grata a quel ragazzo per quello che aveva fatto. Amanda pensò di averla perso la sera in cui fu aggredita quindi quello che era a pochi passi da lei doveva essere colui che l'aveva salvata quella sera, doveva in qualche modo ringraziarlo anche se era in imbarazzo cercò di cacciare qualche parola che avesse un senso. 《 E grazie anche per l'altra sera, se non fossi arrivato tu... 》 Si bloccò un istante degludendo quando vide il biondo avanzare di qualche altro passo verso di lei.
《 Era il minimo che potessi fare, non potevo lasciare di certo che venissi aggredita. 》 Sorrise lui gentilmente. Si prese qualche minuto per ammirarla mentre si aggiustava una ciocca di capelli sfuggita dalla coda portandola dietro un orecchio, i suoi occhi erano di un azzurro intenso che non potevi fare a meno di guardare e perderti, li avrebbe guardati per ore intere senza mai stancarsi. La sua carnagione così chiara, di un bianco quasi come il latte e, le sue labbra rosee erano un richiamo per il biondino dagli occhi color caramello.
《 Come sapevi il mio indirizzo? 》
Chiese lei curiosa iniziando a camminare per il vialetto della casa indirizzata all'entrata della sua umile dimora. 《 Ti va di entrare? 》Domandò poi cercando di essere il più gentile possibile, nulla da fare era proprio una frana nell'approccio con le persone. Era orribile la sensazione che sentiva quando cercava di parlare con qualcuno, chiunque fosse stato non avrebbe mai cambiato la situazione, una strana ansia la divorava e aveva una gran paura, magari di sbagliare qualche vocabolo o di fare qualche brutta figura, era sempre nervosa, uomo o donna che fosse lei era sempre nervosa.
《 Io in realtà dovrei andare Samantha. 》 Le venne un colpo, anzi due. Si sentiva una sciocca per averlo invitato ad entrare in fondo lui era solo stato gentile a portarle la collana non voleva di certo fare amicizia o cazzate così. Poi il cuore prese a batterle forte quando si sentì chiamare in quel modo. Incapace di dire qualunque cose si girò verso il ragazzo ed annuì. Poi di corsa percorse le scale di case ed aprì la porta chiudendola subito dopo e appoggiandosi contro essa, chiuse gli occhi mentre sospirò. Alcune lacrime iniziarono a bagnarle il volto, scivolò con la schiena contro la porta fino ad incontrare il suolo, portò le ginocchia al petto e poggiò la testa su di esse. Il petto le si alzava e abbassava velocemente, strinse in un pugno il ciondolo e lo portò poi al cuore.
Si sentiva così vuota, aveva come un dolore al petto ma non era fisico, le partiva dalla testa, quella testa incasinata da troppi pensieri e paranoie. Sperava con tutto il cuore che Samantha sbucasse magari dalla porta della cucina e le dicesse che quello in realtà era solo un incubo e che la sua vita era quella che lei aveva sempre sognato, ma era seduta lì da più di mezz'ora e non accadde nulla. Strinse gli occhi e lasciò un bacio al piccolo ciondolo che aveva ancora tra le mani poi si lasciò cullare da quelle che erano le sue braccia strette intorno al suo corpo fingendo che per una volta, quando piangeva, ci fosse qualcuno a consolarla.

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