Capitolo 2

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I suoi occhi si aprirono di scatto, la fronte era imperlata di sudore, le mani tremavano. Non c'era nemmeno un filo di luce, tutto era avvolto nell'oscurità. Era sul letto, non sa se era del tutto giusto chiamarlo suo ma era familiare. 

Sentiva il suo respiro accelerato, i battiti correvano impazziti. Si passò una mano sul petto sentendo ogni cicatrice sulla pelle nuda, il cuore sembrava voler uscire dal petto. L'altra mano corse tra i capelli tirandoli indietro. Si mise seduto sul letto appoggiandosi al baldacchino e si tirò le ginocchia al petto.

"Era solo un incubo..." sussurrò a se stesso, "Non è reale... non è più reale". 

Continuava a ripete queste parole cercando di convincersi. Cercò a tentoni la lampada vicino al letto e la accese. Odiava il buio, ne aveva paura ma non lo disse mai a nessuno. 

Quando la stanza si illuminò guardò l'ora, era presto, come sospettava. Non aveva nessuna intenzione di tornare a dormire, i ricordi dell'incubo era troppo vividi, se avesse chiuso gli occhi avrebbe rivisto tutto di nuovo. 

Si tirò su massaggiandosi la spalla e sbuffando. Decise che era il caso di fare una doccia, nessuno era sveglio quindi nessuno lo avrebbe disturbato. Quando entrò in bagno vide il suo riflesso, stanco, esausto. 

I capelli biondo-bianchi gli cadevano sugli occhi ma ci vedeva attraverso. Non si guardò a lungo, si tolse la tuta che aveva addosso ed entrò subito in nella doccia sentendo il calore dell'acqua invaderlo, si appoggiò al muro facendo dei respiri profondi. Le ginocchia cedettero e cadde pesantemente atterra facendo scendere le prime lacrime, disperato. La testa cadde tra le ginocchia, strinse gli occhi sperando che prima o poi avrebbe smesso di piangere.

Sentiva tutto quel dolore esplodere, ogni incubo era un terrore, ogni notte una scena diversa. Sentiva i lamenti, le urla, i pianti; non ne poteva più. Non era il tipo da pianti facili ma accadeva in queste situazioni. 

Pianse fino quando si decise ad uscire dalla doccia, prese un asciugamano e lo avvolse in vita e si appoggio al lavandino. Guardò le cicatrici, non erano belle da guardare ma erano un promemoria per le cose che aveva fatto perché in fondo se le meritava e lo sapeva. 

Si chiese perché lo avessero ammesso di nuovo a Hogwarts, non voleva stare li ma era meglio che stare al Manor con sua madre.  

Con l'asciugamano si asciugò il corpo, scompigliando i capelli, asciugandosi il petto. Almeno una cosa positiva c'era, aveva messo su un fisico a dir poco invidiabile. Quando uscì dal  bagno si vestì velocemente, non avrebbero avuto lezioni quindi lasciò la divisa da parte, non aveva nemmeno voglia di vestirti bene come la solito, non gli importava davvero essere l'esempio dei Malfoy.

Optò per un semplice maglione verde scuro, adorava quel maglione. Si sistemò in fretta, l'orologio segnava le sette e quindici quindi non c'era nessuno in giro. Prese un libro dal suo baule e uscì e percorse i sotterranei lentamente, non faceva molto freddo per sua fortuna. Si diresse nelle cucine per un tè caldo, sapevo che questo lo aiutava a calmarsi dopo gli incubi. 

Quando arrivò in cucina ignorò gli elfi che lo guardavano incuriositi e straniti. Si preparò il tè da solo, un miscela che aveva creato lui stesso. C'erano pochi ingredienti e uno non era assolutamente da tè ma il profumo del gelsomino lo calmava e aveva trovato un modo per renderlo gradevole al gusto.  

Versò l'infuso in una tazza e si diresse verso la biblioteca, voleva vedere se qualcosa era cambiato dopo la ristrutturazione o se era rimasta uguale. Sospettava la seconda opzione dato che era la McGrannit la preside. 

Quado arrivò li gli sembro presso che uguale, cammino tra i vari scaffali finche arrivò alla fine della biblioteca dove c'erano... poltrone?  Questa era una novità ma era un'idea carina. Si sistemò su una poltrona che dava sul Lago Nero, aprì il suo nuovo libro babbano e cominciò a leggere la prima pagina. 

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