Tú Y Yo.

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Una delle cose preferite di Mattia era cimentarsi in balli di gruppo latinoamericani, mentre cantava a squarciagola. Il corvino lo aveva scoperto un pomeriggio per caso: i due amici erano al bar a bere qualcosa, prima di tornare a tuffarsi in mare aperto, quando all'improvviso parti uno di quei famosi ballo di gruppo...

—Noooo! - esclamò con espressione mista tra la sorpresa e la contentezza Mattia.

—Cosa?

—Dobbiamo andare a ballare!

—Ma stai scherzando, spero!?

—No, assolutamente. - disse alzandosi, tirando l'altro da un braccio. —Ti pregoooo!

—Se credi che riuscirai a convincermi con quel musetto tenero, sei fuori strada... - accennò, prima di cedere e ritrovarsi un minuto dopo a ridere di come muoveva i fianchi il biondo.

—Dai! Un palo della luce si muove meglio di te! - cercava di spronarlo Mattia.

—Non fanno per me ste cose. - fece spallucce.

—Ma provaci almeno! - esclamò, afferrandolo per i fianchi. —Guarda te! Un impedito! Un tronco di legno!

—Oh! Senza insultare eh!

—Imita me, guarda. - disse, prima di iniziare a muoversi a tempo.

—Devo riconoscere che sei bravo.

—Un complimento da Christian Stefanelli! Una cosa più unica che rara! - esclamò teatralmente.

—Segnatelo perché sarà l'ultimo che sentirai uscire dalla mia bocca. - incrociò le braccia sul petto.

—Dai! Su! - disse, continuando a muoversi.

—Va bene... - sospirò, prima di provarci senza molto successo.





Quasi 40 minuti dopo si trovavano seduti allo stesso bar di prima, uno stanco morto, sudato e sfinito, mentre l'altro raggiante e pimpante canticchiava la musichetta che sentiva in lontananza. Avevano ordinato due estathe al limone e un aperitivo per Christian, perché a detta sua "aveva bisogno di recuperare le forze".



—Sei una specie di grillo salterino aggraziato o cosa? - chiese con il fiatone, mentre si stravaccava sulle poltroncine del bar.

—Non lo prendo come un insulto solo per il "aggraziato", ma sì, amo i balli di gruppo.

—Amarli è dire poco. Sembravi un esperto! - esclamò.

—Beh io... - Mattia valutò attentamente se confessare all'altro che sì, in realtà era un esperto. —Io studio danza, latinoamericano per la precisione.

—Mi prendi in giro? - spalancò gli occhi l'altro.

—No... - sussurrò, abbassando la testa e rigirandosi le dita.

—Per questo sei così bravo! - esclamò il corvino con un sorriso.

—Sai, di solito evito di dirlo... - disse timido. —Perché quasi sempre mi prendono in giro, ma con te è diverso.

—Non ti prenderei mai in giro per qualcosa che ami.

—Ti ringrazio... Sei l'unico, apparte Sergio.

—Davvero? Non avrei mai detto fosse un ballerino. - rispose sarcastico.

—Come mai? - chiese incuriosito.

—Perché è così rigido, sembra abbia un palo conficcato nel cul-

—Shhh!! Ihihihi! - gli intimò di fare silenzio il più piccolo, mentre rideva a crepapelle.

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