Epilogo.

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21 Agosto 2010.
Il piccolo Christian aveva un'ultima settimana da passare con il suo nuovo amichetto estivo. Aveva sentito i suoi genitori parlare della partenza e c'era rimasto molto male, non importa quanto suo padre abbia provato a consolarlo chiedendogli "non vuoi tornare a casa?", "non vuoi tornare nella squadra di calcetto?", "non vuoi rivedere il tuo migliore amico, Lorenzo?". Certo che voleva tutte quelle cose, ma voleva anche restare lì con Mattia.





E, nella sua ingenuità di bambino, aveva chiesto a suo padre se poteva portarsi il piccolo angelo dai riccioli biondi e gli occhi blu con sé a Bergamo...


—Non possiamo portarci Mattia con noi a casa? - chiese con gli occhi pieni di speranza, prima di sentire la risata di suo padre.

—Ivan! - lo rimproverò la donna bionda.

—Scusa scusa. - disse, cercando di trattenere le risate.

—Amore, non possiamo portare Mattia con noi. - cercò di spiegargli Anna, mentre accarezzava la guancia del figlio.

—Perché no?

—Perché se lo portiamo con noi, i suoi genitori saranno molto tristi senza di lui.

—E perché... E perché non vengono anche loro?

—Perché la loro vita è qua, lavorano qui e hanno casa qui, non possono lasciare tutto. E poi chi guarderebbe la nonna di Mattia? - chiese la donna, sapendo quanto il corvino tenesse a quell'anziana signora.

—... - il bambino rimase in silenzio per un po', prima di tendere le braccia verso sua madre in una tacita richiesta per essere preso in braccio. Anna lo prese e si sedette sulla poltrona, sentendo come il piccolo appoggiava la testa sul suo petto, prima di sussurrare: —Hai ragione, mamma.

—Sai che facciamo, nano? - se ne uscì Ivan, passandogli una mano fra i capelli. —Che ne dici se chiediamo il permesso ai genitori di Mattia e andiamo a farci un giro sui gonfiabili, eh?

—Sì! - si rallegrò, saltando giù dal grembo materno. —Andiamo! Andiamo! Ciao mamma!






Quella mattina era stata grandiosa, si erano divertiti a saltare sui gonfiabili fino a rimanere senza fiato e dalle risate Christian aveva rischiato di farsi la pipì addosso ben due volte, ma alla fine era riuscito a trattenerla con successo. Poi suo padre li aveva portati a pranzare al McDonald's, con la promessa di non dire niente ad Alexia, altrimenti si sarebbe presa di gelosia.




Più tardi quel pomeriggio accompagnarono a casa il piccolo biondino che, quando vide sua nonna in giardino, corse da lei tirando la mano di Christian in una tacita richiesta di seguirlo. Il corvino salutò con un gesto della mano suo padre, mentre veniva trascinato dal più basso. La donna non li vide arrivare, poiché era di spalle per prendersi cura delle sue amate rose.





—Abu! ABU! - urlò il più piccolo, arrivando giusto alle spalle della donna.

—Oh? Cariño! - lo accolse sua nonna con le braccia tese verso di lui. —Ciao, piccolo Christian.

—Ciao nonna di Mattia. - la salutò anche lui con un abbraccio.

—Come state, bambini miei?

—Bene! - esclamarono i due all'unisono.

—Non vi sporcate eh. - raccomandò, vedendo i due piccoli sedersi sull'erba.

—Nonna, nonna, che stai facendo?

—Sto curando le rose. - disse con le mani anziane piene di terra. —Hanno bisogno di molto amore e attenzioni.

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