capitolo 2

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Erano oramai minuti, no ore? E chi lo sa.
Era ormai un sacco di tempo che quel mostro continuava a farmi del male, continuava a rompermi le ossa, e questa era la situazione.
La mano destra: senza dita utilizzabili
Il braccio sinistro: rotto in più punti
La gabbia toracica: almeno due costole rotte
Per non parlare della gamba destra che ormai non mi reggevo più in piedi, sentivo anche quel lancinante dolore allo stomaco che non cessava.
Ma non era ancora arrivata la parte più brutta.
Ad un tratto quel verme mi disse << Beh schiavetto come potrei divertirmi ancora un po' con te?.......Ah sì dai allora facciamo lezione di scienze che ne dici? Allora argomento di oggi.........la sessualità>>
Non ci voleva un genio per capire quello che sarebbe successo a breve, volevo scappare fuggire il più lontano possibile.
Volevo urlare, volevo chiamare aiuto, volevo piangere, volevo ucciderlo, volevo picchiarlo, volevo io fargli quello che stava lui facendo a me, ma non potevo fare nulla potevo solo piangere in silenzio e subire.
Era ormai un po' che sentivo silenzio in casa, probabilmente mia madre e quello stronzo erano usciti.
Ed io ero solo, con quel pazzo malato psicopatico.
Lui che fino a quel momento mi aveva picchiato, mi alzò da terra e mi lanciò sul letto, e iniziò ad aprirsi la zip del pantalone, e senza neanche lasciarmi ribattere abbassò i miei e con uno scatto fulmineo mi girò e mi penetrò con un solo colpo, non aspettó nulla nei suoi movimenti c'era solo cattiveria pura.
Io riuscivo solo a comportarmi da puttanella quale ero ormai diventato, avevo capito che sarebbe stata la prima di tante volte, nel momento in cui mi aveva letteralmente abusato, continuava a dare dei colpi sempre più forti e sempre più velocemente fino a quando non venne dentro di me , e crollò sfinito.
Si addormentò in un solo colpo, io non persi tempo e nonostante il dolore che provavo per tutto il corpo mi cambiai in fretta e corsi fuori da quella casa un tempo piena di bei ricordi, ora divenuta un luogo d'inferno.
Correvo e l'aria mi accarezzava il viso.
Non sapevo dove, ma stavo scappando, chi mi avrebbe accolto con il carattere che mi ritrovo?
La mia mente vedeva solo il volto di Deku, ma dopo tutto quello che gli avevo fatto non ne avevo il diritto.
Continuai a correre fino a quando sfinito mi ritrovai in un parco, quando finalmente mi siesi sulla panchina tentai di respirare, sentivo i polmoni che bruciavano.
Prima di svenire sentii una voce familiare , e dei capelli lunghi verdi che si avvicinavano a me.
L'unica cosa che dissi fu "n-non dirlo a Izuku"e poi svenni per ritrovarmi poi la mattina dopo in camera mia con mia madre , e le due comparse chini su di me.

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