Le origini

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Bellamente solitaria, appare all'improvviso nel paesaggio rurale della campagna trevigiana. Umile costruzione poggiata su fondamenta inesistenti, costruita con mattoni realizzati da mani rozze, ruvide, abituate a ogni sorta di lavoro. 

Anselmo, con le mani intrecciate dietro la nuca fissa le travi tarlate che da decenni sostengono il soffitto.

In quella camera, in quello stesso letto in ferro battuto, erano nati suo padre, suo fratello Alessandro, la sorella Maria e lui, el bocia di casa Carniato.

Il giovane non riesce a dormire: geme, suda. È agitato.

Un groviglio di stati d'animo affliggono le sue giornate e le sue notti, tormentando la mente di semplice contadino. Nei suoi primi ventidue anni di vita pochi fatti lo avevano messo in quella situazione. Nemmeno il giorno in cui si era unito in matrimonio con Agnese aveva provato sensazioni così contrastanti. Opprimenti.

Avverte il respiro regolare della sua sposa che gli dorme accanto. Quando si gira sul fianco, però, la trova sveglia. Nella tenue luce della candela scorge il volto addolcito dalla recente maternità; osserva le labbra carnose, piene di giovane vita.

Agnese lo sta fissando con i suoi grandi occhi chiari affondati nel mare agitato dell'inquietudine. Si puntella con un gomito sul cuscino, le dita sulla bocca a nascondere uno sbadiglio. Scosta con un gesto veloce della mano una ciocca di capelli dalla fronte. Da giorni percepisce il turbamento di Anselmo che sembra non trovare pace. 

Si rivolge al marito con la voce impastata dal sonno.

– Si può sapere perché continui a dimenarti? Statu mal?

– Ho mal di pancia. Rimettiti a dormire, passerà...

L'ansia gli ha bloccato l'intestino. Sente le budella attorcigliarsi nel ventre come bisce fameliche.

– Mi dici come posso dormire se sento il letto muoversi come ci fosse il terremoto?

Sbuffa la ragazza, lasciandosi sfuggire un lamento.

Ormai sveglia decide di sgusciare fuori dalle coperte. Si accosta alla culla. Un delicato sorriso si mostra mentre avvicina il volto a quello del bambino. Con dolcezza materna rimbocca la copertina, sistema il sacco di piume adagiato su quella tenera montagnola di sei mesi. Un ciuffo di capelli scuri sbuca dalla cuffietta di lana, odora di latte e, nella serenità del sonno, sembra un angelo paffuto e sazio. Agnese ha il seno gonfio, a volte le fa male e diventa pesante e grosso come quello della Nerina.

La giovane mamma contempla per un momento le guance piene e rosee di Antonio, da tutti chiamato Tonino. Meno male, almeno lui dorme, pensa Agnese mentre infila pesanti calze di lana.

Anselmo torna a guardare il soffitto rigirandosi nella pozza di sudore prodotta dal suo corpo snello e ben proporzionato. Prova a mettersi a pancia in giù ma non trova sollievo in nessun modo e in nessuna posizione. Con uno scatto rabbioso sposta le pesanti coltri, si mette seduto con la schiena poggiata alla testiera portando le ginocchia alla bocca; il letto cigola sotto i continui movimenti.

– E smettila di agitarti. Stai facendo un sacco di rumore!

Sibila Agnese tra i denti.

Il ragazzo sembra non sentire le lamentele della consorte. Sempre più in preda all'ansia si accovaccia sul bordo del letto, infila le dita tra i morbidi ricci. Con la mente offuscata da un sonno inconsistente ripercorre ogni singola parola della lettera occultata nella stalla.

Deve prendere al più presto una decisione. Ed è in questo snervante stillicidio emotivo, in questa incapacità decisionale che si annidano le più angosciose paure, causandogli malesseri vari, e un senso di rabbia.

LA MATRIARCA Sul Filo di LanaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora