Nel clima di una Nazione in subbuglio nasceva Benito. L'Italia aveva raggiunto l'unità politica da poco più di un ventennio e Roma era diventata capitale del nuovo Stato appena da tredici anni.
Per il settanta per cento la popolazione, che non superava i ventotto milioni di abitanti, era costituita da analfabeti.
Aspro era il contrasto fa Stato e Chiesa. Soprattutto in Romagna, terra di mangiapreti, la lotta per la supremazia volgeva in rissa.
In politica estera l'Italia si era affiancata all'Austria e alla Germania, dando vita alla famosa alleanza che prese l nome di Triplice.
Benito nacque il 29 luglio 1883 alle due pomeridiane di una domenica di asfissiante calura. L'evento si verificò a Dovia, una frazione di Predappio, in provincia di Forlì.
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Poco più di cento persone di varia ispirazione si ritrovarono con Mussolini la mattina del 23 marzo 1919 in un locale di piazza San Sepolcro a Milano, fra manganelli, pugnali, scudisci e drappi neri. Il nero era il colore del nuovo movimento cui si diede un nome già nell'aria, quello di "Fasci italiani di combattimento".
Il nero, il colore della morte, era il nuovo simbolo di protesta e di rivolta delle uniformi degli arditi.
Il rosso, il colore della vita, che per anni aveva affascinato Mussolini, diventava ora l'emblema del nemico.
Più floride si erano fatte le condizioni economiche della famiglia Mussolini. Lui aveva acquistato la sua prima automobile, una "Bianchina Torpedo", un po' arrangiata con i sedili di un vecchio aereo. Presto la cambiò con una "Alfa Romeo" sportiva.
IL 1922 si apriva con una crisi bancaria che incuteva paura nella difficile fase di passaggio da un'economia bellica a un'economia di pace. In quell'anno moriva papa Benedetto XV. Pur senza dimenticare che Benedetto XV aveva parlato della grande guerra come di una "inutile strage", disse che la scomparsa di un papa permetteva di constatare come "gli elementi religiosi della vita stessero risorgendo nell'anima umana".
Ogni spedizione squadrista lasciava sul terreno morti e feriti. Tra la primavera e l'estate dell'infuocato '22, le squadre fasciste spadroneggiavano intensamente in tutta l'Italia, disperdendo i comizi dei socialisti e ostacolandone gli scioperi.
Mussolini riconosceva l'importanza della violenza come una insostituibile carta nel tragico gioco dei fascisti per la conquista del potere, ma proprio mirando all'obiettivo da raggiungere, cercava di contenerla perché non gli si ritorcesse contro.
Salvo lo smacco subito a Parma, le occupazioni delle città erano pienamente riuscite. Mussolini ne era soddisfatto e, sebbene continuasse a parlare dell'esigenza di nuove elezioni per equilibrare la rappresentanza parlamentare del fascismo alla sua reale farsa nel paese, pensava sempre più seriamente alla conquista del potere mediante un colpo di mano.
Nel marzo del 1923, Mussolini scrisse per la prima volta su un registro, le parole che segnarono l'inizio dell'epoca fascista: "Anno primo della nuova era". Cominciavano allora anche le metamorfosi mussoliniane. In aprile si fece vedere nelle/ vesti di muratore. Agitando nell'aria una cazzuola, pose la prima pietra di una Casa del fascio a Crescenzago. Via via sarà minatore, trebbiatore, aviatore, cavallerizzo, tennista, uomo di mondo, con la versatilità teatrale di un gran generico capace di mille reincarnazioni.
Sebbene fosse trascorso poco più di un anno dall'ascesa al governo, Mussolini si sentiva fortissimo. Arringando le masse in ascolto e imitando d'Annunzio che a Fiume parlava dalla ringhiera, chiese con irruenza: "Pensate voi che il nostro potere durerà dodici anni moltiplicati per cinque?". Tonante fu l'urlo di risposta della folla: "Sì, sì".
Il personaggio appariva eccezionale, e Benedetto Croce ravvisava in lui "una straordinaria, quasi misteriosa potenza di intuizione politica che si connetteva alla singolare capacità di dominio sugli uomini".
Era chiaro a tutti che il fascismo, dopo la marcia su Roma, aveva cominciato la marcia verso la formazione di uno stato totalitario. Non aveva più ostacoli sul suo cammino.
Mussolini in quei difficili mesi non godeva di buona salute. Era tormentato da un'ulcera duodenale che talvolta lo costringeva a rimanersene dolorante in casa. Un attacco d'ulcera fu particolarmente doloroso e si pensava di sottoporre l'ammalato a un intervento chirurgico, ma poi l'idea fu abbandonata. C'era chi sperava che quell'ulcera potesse liberare per vie naturali il paese dal fascismo con la morte del duce, e ottenere il risultato che le forze di opposizione avevano mancato.
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NOTE DELL' AUTRICE
Ho voluto inglobare un elemento politico di quegli anni 1922/23, tratto dalla biografia "MUSSOLINI" di Antonio Spinosa, per l'importanza che il personaggio ha avuto in quel periodo storico in cui il mio romanzo è ambientato, in questi capitoli centrali, all'interno di una narrazione romanzata.
Mi sembrava un elemento di complemento da non poter essere ignorato.
Per il momento gli estratti del testo sopra citato si fermano a questo periodo. Ponendomi, in ogni caso, di ritornare in altra epoca, di pari passo con l'evoluzione del romanzo.
Grazie per l'attenzione.
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LA MATRIARCA
Historical FictionNella pianura veneta, dal 1911 al 1960, una saga familiare si intreccia con le vicende dell'Italia rurale, tra amori passionali, dolori strazianti e l'ombra di due guerre mondiali. L'esodo verso il Nord America segna la vita di generazioni, mentre...