Luglio 1941

141 12 65
                                    


Nell'estate del 1941 l'Italia inviò un corpo di spedizione in supporto dell'attacco tedesco all'Unione Sovietica: quello che era stato pensato come l'atto finale della guerra, che avrebbe dovuto portare alla vittoria delle forze dell'Asse, si trasformò in una disfatta che causò la morte di oltre 80mila soldati italiani.

︵‿︵‿︵‿︵

Leone si osserva nella specchiera dorata, un bel pezzo del XVII secolo, posta sopra alla maestosa cassettiera in stile barocco. 
Il suo riflesso pallido e stanco lo fissa con uno sguardo estraneo. Si passa una mano sul petto, sentendo ancora un leggero fastidio. Si aggiusta la cravatta a righe blu e rossa, un tocco di colore nell'austero completo grigio scuro.

Con gesti lenti e precisi, si spalma l'olio di Macassar sulle mani, poi le passa sui capelli radi, tirandoli all'indietro con il pettine. Immediatamente, l'aroma di cocco inebria la stanza, mescolandosi al suo profumo all'acqua di colonia. È ancora un po' debole ma deve riprendere il lavoro. Le parole del medico risuonano ancora nelle sue orecchie: 'Almeno due settimane di riposo assoluto'. Ma domenica c'è un matrimonio importante, è necessaria una lucidata alla corrozzeria della Lancia Aprilia, un gioiello dell'automobilismo italiano che si affianca alla scuderia di auto parcheggiate nella sua autorimessa in Piazza Pio X: una fiammante Fiat 1500 e una vecchia Bianchi.

Il successo della sua attività dipende da eventi come questo matrimonio. La reputazione di noleggiatore affidabile è il suo capitale più prezioso. Non può deludere i suoi facoltosi clienti. L'attività va molto bene, le automobili sono ancora un lusso per molti, soprattutto certi modelli come la Lancia, molto richiesta per riti religiosi e occasioni speciali. Anche se la sua forma fisica non è delle migliori, dopo il grave malore che lo aveva colpito una settimana prima. Non può permettersi di alungare quel periodo di forzato riposo.

– Papà, dove vai così elegante? – lo interrompe Luciano, osservandolo con curiosità e ammirazione. 

Ogni occasione è importante per stare vicino a suo padre, gli era mancato durante il periodo trascorso in Africa e ne cerca continuamente la sua figura rassicurante in una ricerca d'affetto costante.

 Era troppo piccolo per comprendere a fondo la natura della sua tristezza, ma il vuoto che avvertiva era nitido, pulsava forte come il suo piccolo cuore. Poi era nata Giuliana, la mamma era stata molto male, aveva udito le sue urla di dolore, i volti tetri di Virginia e Giuseppina. Si era sentito ancora più solo. Di notte si svegliava con gli occhi bagnati, i capelli attaccati alla fronte dal sudore. E quell'odore che ancora gli sembra di sentire, odore acre di sudore mescolato a quello di sua madre, del suo latte, della pelle di Giuliana. Non capiva perché erano rimasti soli, abbandonati nelle difficoltà della vita. L'ombra di suo padre aleggiava nella casa come un fantasma.
La tristezza è un macigno che gli pesa ancora sul cuore, un peso che sembra destinato ad accompagnarlo per sempre.

– Mi sto preparando per andare al lavoro, dimmi, che ne pensi di questa cravatta, ti piace? – Leone sorride debolmente al bambino.

Luciano inarca le sopracciglia. Scruta il padre con attenzione.

– Sì, abbastanza ma... 

 Con fare sicuro, apre un cassetto del comò. Le piccole mani afferrano una cravatta rosso rubino.

– Questa è più bella, papà! – la porge con orgoglio, il viso illuminato da un sorriso.

Leone se la appoggia al petto.

– Hai ragione Lucianino, questa è perfetta. – dice compiaciuto. – Cosa vuoi fare da grande, il sarto? – aggiunge, divertito dal gesto del figlio che ha preso tutte le sue cravatte dal casseto e le ha gettate sul letto.

LA MATRIARCADove le storie prendono vita. Scoprilo ora