Ovviamente non c'era traffico, andai tranquillo. Le macchine in giro come me in quel momento, erano poche, solo una qua e là. Questo solo per il quartiere dove abitavano i miei genitori. Quando andai nel mio, invece, cominciai ad imprecare ogni due per tre, a causa del grande casino che c'era al centro. Non avevo mai avuto della grande pazienza.
Ma almeno, superato il centro, arrivai a casa mia, poco più lontana da lì.Parcheggiai la macchina davanti a casa mia, precisamente davanti al cancello. Ma non scesi subito, rimasi qualche minuto a fissare le gocce di pioggia che cominciavano a scendere, quindi a strisciare sul vetro della mia macchina. Ma non era quello il punto, non mi importava, io stavo solamente pensando a Carly, a ciò che mi aveva detto su Charlotte. Dov'era, ora? Dubitavo fosse in un hotel, se era ancora in fuga, però forse era uscita dal guaio e si trovava in giro per Londra, come una normale diciannovenne.
O magari l'avevano beccata.
Dubitavo anche di questo, però: non si sarebbe mai fatta prendere, era troppo intelligente.
Dopo aver cacciato via quei pensieri dalla mia mente, sospirai e uscii dall'auto, dirigendomi verso la mia casa. Girai la chiave nella serratura e entrai.
Poi, per qualche minuto, vidi la mia vita scorrermi davanti. Cioè, la mia vita era davanti a me. Era così? Stava davvero succedendo?
"Cazzo, hai perso la capacità di parlare?" Mi disse muovendo la chioma castana.
Non riuscivo a parlare, davvero, ero muto e la voce sembrava non volesse uscire.
Così, dopo che lei noto il mio stato di crisi, si avvicinò e buttò le sue braccia intorno al mio collo, abbracciandomi forte, troppo forte. Quando realizzai la cosa, strinsi le mie braccia attorno alla sua schiena, sentendola scoppiare in lacrime, cosa che feci io subito dopo. Affondai la mia testa nell'incavo del suo collo, mentre ridevo e piangevo allo stesso tempo. Ero felice, tanto felice.Rimanemmo avvinghiati per qualche minuto, poi si staccò e si asciugò le frequenti lacrime. Però, le tolsi la mano dal volto, posandoci le mie, una su ogni guancia.
"Perché sei tornata?" Chiesi sorridendo.
"Non ti voglio mentire, ti devo parlare." Disse togliendo le mie mani dal suo volto, e voltandomi le spalle, per poi dirigersi verso il divano bianco, che conosceva bene, lo aveva scelto lei. Prima che lei se ne andasse, vivevamo lì, insieme.
"Non sei tornata per restare?" Le domandai, immaginando già la risposta che mi avrebbe dato.
"Sto ancora scappando, Harry. Però, d'ora in poi, resterò qua, che tu lo voglia o no." Mi rispose fredda, secca e decisa.
"Ho iniziato a spacciare droga per mantenermi." Continuò sedendosi sul divano, seguita dal sottoscritto, che aspettava solo che continuasse a parlare.
La guardai mentre si torturava le mani, era nervosa."Ma io non ne faccio uso, nel caso ti interessi." Aggiunse ancora più fredda.
Alzò lo sguardo verso il soffitto, per poi continuare a guardarmi con uno sguardo acido."Mi hanno ingannato, Harry. Shannon, quella mia vecchia amica, ha ammazzato quell'uomo, io ero lì solo perché mi aveva costretta a farle compagnia in quella serata. Io, quell'uomo, manco l'ho toccato, credimi. Sono quasi tre anni che scappo, da tre anni che non posso fare nient'altro se non scappare. Sai dove sono stata, in questi mesi? Ho viaggiato dappertutto, ho toccato ogni singolo continente e c'era sempre qualcuno che mi cercava. Non so cosa vogliono da me, non mi cercano soltanto per questa questione. Fortunatamente non ero sola, sai? Tu non c'eri, non mi hai cercato, i miei genitori neanche. Così, sai che ho fatto? Ho trovato un ragazzo, più grande di me, che mi ha accompagnato in questa fuga. Perlomeno lui c'è stato, non mi ha mai lasciato in questi mesi. E se ci allontanavamo, mi cercava. Tu l'hai fatto, Harry? Avanti. So che sono stata io ad andarmene, ma voglio sapere perché non mi hai cercato in otto mesi, cosa avevi da fare? Tu lavori e basta, nient'altro."
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On the horizon with me.
FanfictionLa cravatta disfatta, la giacca nera strappata, e il cuore in mille pezzi. Nonostante io sia un uomo d'affari, penso tutto tranne ai documenti che devo firmare ogni dannato giorno. Io penso a lei, penso alle sue ultime parole sussurrate sulle mie...