Capitolo uno.

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Sbuffando in continuazione, cercavo di mettere a posto i numerosi pezzi di carta presenti sulla mia scrivania, ricoperta di libri, post-it, foto e robe varie. Ero disordinato, e parecchio, ma quello che vagava nella mia mente non era nulla, in confronto.
Erano le sei e mezza di sera, non vedevo l'ora di tornarmene a casa mia e sdraiarmi sul letto, cominciando a sognarla. A sognare i suoi cambiamenti; chissà come è diventata.
Otto mesi non sono tantissimi, però, dato che li ho passati senza avere sue notizie, sono sembrati lunghi e faticosi, forse più di quanto potessi pensare quando mi disse addio. Veramente, non me lo disse mai, ma l'ho intuito da solo.
Non sono arrabbiata con lei, solo un po' deluso per avermi lasciato qui, nella grande Londra, da solo, circondato solo dai miei amici, nonostante siano pochi. Almeno loro non mi hanno mai lasciato.

Mi ritrovai a pensare ancora una volta a lei, per l'ennesima volta, quando ogni volta mi promettevo di provare a dimenticarla. Dovevo finirla di pensare a lei, però il fatto che mi abbia lasciato da solo, mi torturava dentro, mi mangiava l'anima.

Il telefono vibra nella tasca della mia giacca nera, facendomi sobbalzare leggermente.
"Carly, Dio, cosa vuoi?" Chiesi poco rispettoso, quando feci partire la chiamata con mia sorella. Era insopportabile. Però era utile, fortunatamente.

Pochi giorni dopo la scomparsa di Charlotte, la mia Charlotte, le chiesi di indagare su dove potesse trovarsi, essendo abbastanza esperta al riguardo. Ma da otto mesi gira nel vuoto, non ha mai trovato nulla, nessuna traccia. Dunque, odiavo risponderle al cellulare, dato che non aveva mai buone notizie. Le sue classiche frasi erano "È scomparsa, non si trova da nessuna parte." Oppure "Forse è meglio lasciar perdere, Harry."

Nonostante io cominci a perdere le speranze, non voglio che lei termini le sue ricerche. Carly è molto brava nel risolvere certe cose, l'opposto di me, quindi senza di lei probabilmente non avrei fatto nulla. Lei mi vuole bene, dopo tutto. Anche se io le rispondo male e la considero poco importante nella mia vita. In fondo, anche lei ha capito che sono ridotto così a causa di Charlotte. Lei sa, come tutti sanno.

"Ho una domanda." Mi rispose mia sorella, sospirando e facendomi notare il suo tono, un po' diverso da lei.
Annuii per farla continuare a parlare.
Odiavo le conversazioni lunghe.

"Charlotte..."
Era la prima volta che aveva nominato il suo nome.
"Carly, fammi la fottuta domanda." Mi innervosii al momento, ma poi mi resi conto che forse mi stavo solo illudendo.

"Devi dirmi se c'è una possibilità che sia qui, a Londra." Mi disse con una voce sottile, sembrava avesse paura di me. Almeno, quella era una mia impressione.

"Charlotte è imprevedibile, sai. Potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo." Mi misi una mano sulla fronte e il gomito sul braccio della poltrona su cui ero seduto.
Spesso, lei, aveva dei comportamenti inattesi agli occhi drgli altro. Non ci pensava su molto, se voleva fare qualcosa. La faceva e basta, giusta o sbagliata che fosse.

"Beh, ascolta, ti dico io che c'è una possibilità." Mi disse Carly dall'altro lato del telefono. Sentii che stava sorridendo, la voce era più contenta.
Ma io non lo ero.

La sua affermazione aveva fatto solo crescere molte domande in me. Se era davvero a Londra, perché non era venuta a cercarmi?
Però, speravo comunque che fosse in quella città. Volevo riabbracciarla una volta per tutte. Dio, mi mancava.
Senza rispondere a Carly, ma continuando a tenere il cellulare all'orecchio, mi affacciai alla finestra del mio ufficio, e guardai il grande parco che si presentava davanti a me. Era tutto così bello, eppure non mi andava di vedere il sole che stava illuminando quella giornata di primavera. Non ero dell'umore, come del resto, da tanto tempo.

"Harry?" Sentii Carly e la sua voce acuta, che spesso mi irritava proprio per quel motivo.
"Harry?" Ancora una volta mi diede sui nervi.

"Perché credi che sia qui?" Le chiesi, spostandomi il ciuffo che cadeva sui miei occhi verdi, e per poi spostare la poltrona dietro di me, la quale era abbastanza invadente.

"L'hanno intravista, forse. All'aereoporto, ieri sera. Nulla di sicuro purtroppo, ma le telecamere alla dogana sembrano averla inquadrata." Mi rispose tutto d'un fiato.
E se fosse veramente tornata?

"Harry, il capo ha detto di andare a casa!" La voce squillante del mio collega, nonchè uno dei miei migliori amici, Louis, mi rese abbastanza contento: sarei tornato a casa e mi sarei goduto la serata.
Misi in vivavoce il cellulare e presi il mio borsone, mettendoci dentro documenti, il mio computer e altro genere di cose, sempre da usare per il lavoro. Odiavo quel lavoro, ma mi pagavano bene, e io avevo bisogno di vivere. Insomma, lavoravo per aiutare la gente con i loro posti di lavoro. Dovevo dar lo stipendio e altre cazzate.
Feci tutto di fretta e uscii da quella stanza, chiudendo a chiave la porta e scendendo le numerose scale, per arrivare al portone principale.
"Signor Styles." Si chinò leggermente Hannah, la receptionist.
Sorrisi e uscii da quel grande palazzo.

Nel frattempo, la chiamata con Carly non era ancora finita.

Stava durando troppo.

"La cercano ancora, quindi." Sussurrai al telefono.

"La polizia l'ha sempre cercata, Harry. E ora che probabilmente sanno dov'è, la cercheranno ancora di più. È in un brutto giro." Disse cercando di non ferirmi. Fallì.
Charlotte è cercata dalla polizia da circa due anni, forse un po' di più, e mi chiedo come non l'hanno ancora trovata. Ovviamente spero che non la trovino, però il che è strano.
Era sempre stata astuta, furba.

Ero fottutamente innamorato di una ragazza sagace e maliziosa, con le idee ben chiare e con un piano sulla sua vita ben preciso. Spesso sorridevo al pensare a quanto fosse tosta, quella ragazza, ma allo stesso tempo mi punivo mentalmente, perché era sola contro il mondo, e io avrei dovuto proteggerla. Ma non sapevo come fare. Si faceva tanto forte e sicura di sè, ma in fondo era sensibile e dolce, aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, che avrebbe tirato fuori la parte migliore di lei. E non la Charlotte ricercata dalla polizia. Lei non era veramente una delinquente, io sapevo tutta la storia ed era semplicemente una diciannovenne che si era messa nei guai, in grandi guai. Io conoscevo la vera Charlotte Murray.

E ora, chissà in quale altro giro si era messa. Chissà da cos'altro stava scappando.

"Sentiamo, in che giro?" Chiesi a Carly, già preoccupato per la risposta che ancora non mi aveva dato. Avevo davvero paura che Charlotte fosse messa peggio di quanto già lo era, avevo paura che fosse ancora più in pericolo.

"Droga, Harry. Droga." Sospirò delicatamente mia sorella.

La sua affermazione fece sì che i miei piedi si fermassero esattamente sul posto, a pochi metri prima della mia auto. Non avevo neanche la forza di raggiungerla.
La sua frase mi aveva completamente distrutto.

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