ATTO PRIMO - Capitolo 1 - p.3

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Una volta finito di compilare il modulo l'infermiera premette invio, si alzò e andò a prendere un caffè con le colleghe.

Nel mentre le informazioni che aveva appena inserito nel computer vennero convalidate, immagazzinate nel database dell'ospedale e quindi trasmesse attraverso cavi rosicchiati all'antenna posta sul tetto dell'edificio; da lì vennero disperse nell'aria umida di Delhi. A qualche chilometro di distanza un'antenna idendica posta sopra il Ministero della Sanità Indiana captò il segnale e, attraverso dei cavi un po' meno rosicchiati, lo trasmise a un computer che, automaticamente, ne inviò una copia al database locale. Un'altra copia dei dati fu invece destinata a un progetto più ambizioso.

Fu infatti convertita in impulsi di luce dalla durata di millesimi di secondo che furono inviati in un cavo a fibra ottica. A bordo di questo attraversarono l'India fino a Mumbai e da lì tutte le coste del Pakistan, Iran, Iraq, Siria, Israele poi Egitto, Libia, Tunisia, Italia e infine Svizzera. In totale il debole fascio di luce percorse più di diecimila chilometri, un viaggio che, per un essere umano avrebbe richiesto mesi, venne percorso in meno di un secondo. Il suo viaggio terminò a Ginevra, nella sede dell'Organizzazione Mondiale di Sanità.

Qui il fascio venne rilevato da un sensore e riconvertito in serie di 1 e 0. Questa serie venne letta da un algoritmo e inviata a un database dove venne immagazzinata. Lo stesso algoritmo però, interpretati i dati ricevuti, elaborò un codice che trasmise a un contatore posto al centro della Hall dell'edificio. Tale codice diceva «+1 » e il contatore a cui era stato destinato al display per il conteggio della popolazione mondiale.

Tale contatore mostrava ogni secondo numeri diversi, complessivamente, aumentava di dieci unità ogni tre secondi. Era però da decenni che dieci cifre erano accese. Quel giorno se ne accese un'altra. Un'undicesima cifra. Per una frazione di secondo il display mostrò un numero: 10'000'000'000. Dieci miliardi.

In poco meno di duecento anni la popolazione mondiale era passata da meno di un miliardo a dieci. L'esempio perfetto di una crescita esponenziale. Una crescita incontrollata.

In quello stesso istante un altro algoritmo si attivò. Era stato dormiente per decenni, in attesa della sua occasione che, quel giorno, era arrivata.

L'algoritmo bypassò facilmente i sistemi di sicurezza dei server locali e trasmise un codice criptato a un'antenna satellitare che a sua volta rimbalzò il segnale in una località seperduta e disabitata nell'Indre Wijdefjorden National Park, nelle Isole Svalbard.

Qui, tra le aspre montagne spigolose e frastagliate che costituivano il paesaggio secco e selvaggio dell'artico, si ergeva orgogliosa e solitaria un'antenna satellitare, unico elemento artificiale nel raggio di decine di chilometri. L'antenna captò il segnale.

A Ginevra il primo ad accorgersi che il contatore per la popolazione aveva superato i dieci miliardi fu un climatologo francese sessantenne, Gerard Dumont, il quale, appena notato il display fu colto da un'infarto. Sfortunatamente non ci fu nulla da fare. Al funerale, due giorni dopo, parteciparono in molti, conoscenti e colleghi.

Dumont era stato un climatologo di fama mondiale i cui studi e previsioni erano utilizzati in tutto il mondo dagli enti per la previsione meteo e dai governi per varare programmi per la riduzione delle emissioni. Ciò che però rendeva questo avvenimento veramente drammatico è però il fatto che Dumont fosse in realtà una delle ultime persone rimaste a sapere cosa quell'undicesima cifra sul display effettivamente comportasse.

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