ATTO PRIMO - Capitolo 2 - p.2

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Entrò nell'edificio, varcando la porta di metallo malconcia e dalla vernice scrostata, ritrovandosi in uno spazio ampio e poco illuminato. Nel lato opposto di fronte all'ingresso stava una scrivania dietro la quale erano seduti due soldati ricurvi sui pc. Al suo ingresso alzarono lo sguardo per poi scattare subito sull'attenti. «Riposo» mormorò Karl. Svoltò a sinistra e salì le scale che si trovò davanti; era già stato nell'ufficio di Milanesi in occasione di una parata militare e perciò sapeva la strada.

Al secondo piano, corridoio C, seconda porta sulla sinistra, attaccata alla parete stava una targa in ottone su cui era inciso «Gen. Milanesi L.». Karl bussò tre volte alla porta. «Chi è?» chiese una voce proveniente dall'interno della stanza. «Matinelli, signore.» «Entri , entri.». Karl aprì la porta, entrando nell'ufficio.

Era una stanza ben curata, dominata al centro da una grande scrivania in mogano disposta orizzontalmente; due pareti, ripettivamente quelle parallele ai lati lunghi della scrivania ospitavano delle librerie, anch'esse in mogano, che dal pavimento arrivavano al soffitto e che erano, con ogni probabilità, piene di libri sulla guerra e le tattiche più o meno lecite di combattimento. Le restanti due parete erano occupate una da una grande vetrata che la percorreva per tutta la lunghezza, l'altra da delle cornici contenenti diplomi, attestati, meriti e foto del Generale al fronte, probabilmente in Ucraina. Dietro la scrivania, seduto su una poltrona stava un uomo, sulla cinquantina, alto, dalle spalle grosse e squadrate, capelli cortissimi e sguardo gelido. Sulla giacca verde aveva appuntate numerose medaglie, tutte pienamente guadagnate: il Generale Leonardo Milanesi s'era distinto per la sua abilità nella strategia in Ucraina, per atti eroici durante la Guerra Civile e per aver sventato un attentato al Senato nel 2038.

«Prego s'accomodi» gli fece l'uomo, indicandogli una sedia in legno di fronte alla scrivania. Si sedette. «Dunque, Martinelli, andrò subito al sodo: andrà in missione. Partenza domani mattina all'alba, si faccia trovare all'hangar 3H, verrà trasferito ad Aviano dove incontrerà il resto del team. Da lì poi in Cina.» Karl strabuzzò gli occhi «In Cina?» «Vorrei poterle dire altro ma ne so quanto lei: la missione è strettamente riservata. Le spiegheranno lungo la strada.» sistemò qualche foglio sulla scrivania «Sinceramente non sapevo avessimo qualche operazione prevista in territorio ostile. Però, d'altro canto, se lo sapessi non sarebbe segreta... Cercate di non scatenare innavveritamente la Terza Guerra Mondiale, ecco.» commentò accigliato il Generale.

Dopo qualche convenevole Martinetti si congedò, tornando al suo alloggio: doveva preparare il bagaglio. In verità doveva solo raggruppare solo gli oggetti personali, l'equipaggiamento gli sarebbe stato fornito solo una volta arrivato. Sul suo comodino prese la foto con la sua famiglia, quella con i suoi amici e quella della sua ragazza; gli auticolai bluetooth, quelli col filo, un power bank e la presa per il cellulare. Mise tutto in un sacchetto di velluto sintetico ed uscì di nuovo.

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